lunedì 2 gennaio 2006

La tesi di Galli della Loggia sui "poteri forti"
Sociologia  o "complottologia" 



Secondo Ernesto Galli della Loggia (Corriere della Sera del 31-12-05) chiunque sostenga la tesi dell'esistenza di "poteri forti" capaci di influenzare la politica è un "primitivo" , un "illiberale", un "panpoliticista" (nel senso che antepone la politica a tutto), e infine un seguace delle più assurde e stupide teorie "complottiste"
Ora, quel che veramente stupisce è l'incapacità di Galli della Loggia di fare i conti con la realtà, in particolare con la sociologia, che insegna che le società moderne, sono società complesse, fondate sull'interazione tra numerosi gruppi sociali, tra i quali ci sono anche quelli che invece Galli dell Loggia riconduce all'interno del ben educato quanto mitizzato concetto di "società civile": magistratura, alta dirigenza statale, grande industria, alta finanza, editori. Quei gruppi insomma che altri, erroneamente, secondo lo storico, ricondurrebbero nell'alveo del concetto di "poteri forti".
Il vero punto della questione, sia che si tratti di "società civile" o di altro ideologismo liberale, è che i vari gruppi sociali (tra i quali ne vanno inclusi molti altri: sindacati, associazioni, partiti, eccetera), acquisiscono potere sulla base della propria forza politica ed economica. E non è detto che i più forti siano sempre i migliori sul piano morale. Del resto ogni società, per sussistere nel tempo (per autoperpetuarsi), ha necessità di istituzioni stabili, e anche in questo caso, visto che le istituzioni sono il prolungamento sociologico dei gruppi più forti, non è detto che siano anch'esse, dal punto di vista morale le migliori. Esistono, sono lì da tempo, e la maggior parte della gente comune ubbidisce perché le ritiene "eterne" (anche se ovviamente non lo sono). E' anche scontato, sociologicamente parlando, il fatto che di regola i gruppi e le istituzioni al comando, soprattutto in campo economico, difficilmente cedono, o condividono, il potere con altri, benché qualche volta si decidano a cooptare gli elementi avversari più malleabili Di qui tuttavia resistenze e conflitti con quelle forze che sul piano politico rifiutino la cooptazione.
Pertanto i cosiddetti "complottisti", che non sono esenti ovviamente da esagerazioni spesso ridicole, hanno una visione molto più realistica, e sociologicamente fondata, di Galli della Loggia.
Il quale, confondendo, l'ideale con il reale: la mitizzata "società civile" della scuola liberale con la società capitalistica concreta,dimentica come insegnava Hegel che la "società civile" è il luogo degli interessi economici. E dove ci sono interessi economici, come sottolineava Marx ci sono conflitti. E dove ci sono conflitti, come notava Pareto, un pensatore liberale che Galli della Loggia dovrebbe conoscere, ci sono vinti e vincitori: poteri forti e poteri deboli. 

Carlo Gambescia

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