venerdì 31 marzo 2006


                                             La morte di Angelo D'Arrigo

Riflessioni sullo sport dei moderni




Angelo D'Arrigo non è più tra noi. Con lui scompare un personaggio straordinario. Un uomo antico con ali modernissime. Un vero atleta e "sportivo", e non un "funambolo", come è stato scritto.
E' perciò bello dedicargli queste riflessioni sullo sport degli antichi e dei moderni.
La parola sport è moderna e, come è noto, di origine ingelse. Risale al XV secolo e indica divertimento. svago e passatempo. Mentre per gli antichi, e in particolare greci e romani, lo "sport" come attività fisica e ludica era soprattutto un fatto religioso e di perfezionamento fisico e interiore. Si gareggiava per gli dei della città ma anche per migliorarsi spiritualmente: la sfida riguardava se stessi e non doveva suscitare l'invidia degli dei.
Oggi invece lo sport significa svago per gli spettatori e denaro per chi lo svolge a livello professionstico. Permane l'elemento ludico, ma quel che conta è vincere per gratificare economicamente, non gli dei ma lo sponsor, e così guadagnare favolosi compensi.
Comunque sia, non bisogna idealizzare troppo lo sport degli antichi, né disprezzare quello dei moderni, o sottovalutare la possibilità di riscoprire valori antichi in un contesto moderno. Ad esempio i cosiddetti "sport estremi" sono un ottimo esempio di fusione tra valori antichi e moderni. Si pensi a discipline come il surf, il free climbing, il rafting, lo sci estremo, il parapendio, il paracadutismo a caduta libera. In queste nuove pratiche sportive, si recupera l'elemento della crescita, non solo fisica ma anche interiore: la competizione più che altro è con se stessi. Quanto al pubblico, si tratta quasi sempre di gente che ha praticato in precedenza lo sport che segue: non è mai completamente "passiva".
Quel che insomma distingue queste attività, e ne rappresenta l'aspetto antico, è il principio che la pratica sportiva deve puntare all' "autoperfezionamento interiore": il bisogno (moderno) di superare i propri limiti viene così conciliato con un ideale (antico) di perfezione corporea che ha nell'integrità fisica e nella pace con se stessi, gli strumenti per giungere alla conoscenza del proprio io.
Va però detto che per praticare questi sport ad alti livelli, occorre essere ben allenati. Di qui la necessità di addestrarsi in spazi artificiali e anche di ricorrere agli ultimi ritrovati della tecnica moderna. Tutto questo fa crescere i costi e rende più difficile sottrarsi agli sponsor e alla commercializzazione.
Non è perciò difficile ipotizzare che gli sport estremi rischiano di essere trasformati in potenti veicoli pubblicitari, puntati come cannoni verso una platea di di spettatori-consumatori passivi.
Una passività molto ambita proprio da sponsor commerciali e media. Tutti mossi da un'avidità di profitti che potrebbe finire per favorire il costante impiego di atleti professionisti, richiamati appunto dagli alti compensi, fissati dagli sponsor. Come del resto sta già accadendo...
Angelo D'Arrigo, era cosciente di questi pericoli, e si muoveva su un piano totalmente diverso.

Era antico e moderno al tempo stesso. Peccato, non ci sia più.

Carlo Gambescia

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