Il nostro titolo è frutto di esagerazione? No. Sicché rilanciamo. L’ arcaica antipatia, se non odio, di Heidegger, filosofo che ammirava Hitler, verso ogni forma di tecnologia vive e lotta insieme a noi. Quantomeno come mentalità. Purtroppo. E Marx? Idem, ma in versione statalista-collettivista.
Da questo mese di ottobre, ogni professionista italiano – dal notaio all’architetto, fino ai consulenti di qualsiasi tipo, anche in assenza di albi professionali – dovrà dichiarare ai propri clienti se, come e quanto si avvale dell’intelligenza artificiale.
È l’effetto della Legge 132/2025, che nel suo articolo 13 introduce un obbligo heideggeriano. Quale? Informare, con linguaggio chiaro e semplice, dell’eventuale uso di sistemi di IA “a supporto” della prestazione professionale (*).
Dietro la cortina della trasparenza si intravede un riflesso più profondo e inquietante.
Perché lo Stato che chiede al professionista di giustificare l’uso
dell’IA non sta difendendo il cittadino, ma affermando un principio: la
tecnologia è pericolosa. E, comunque sia, il suo uso va regolamentato.
Si rifletta: se Watt, Kay o Hargreaves fossero stati costretti a rispettare obblighi di trasparenza, informative preventive e regole per ogni microinvenzione, come accade oggi con l’uso dell’intelligenza artificiale, probabilmente la rivoluzione industriale non sarebbe mai nata.
Quelle piccole modifiche quotidiane, quei perfezionamenti empirici nei motori, nei telai o nelle filatrici — come dicevamo le microinvenzioni — erano il vero motore dell’innovazione: si provava, si sbagliava, si correggeva, si accumulava esperienza pratica. La libertà di sperimentare senza barriere normative ha permesso di trasformare idee isolate in sistemi produttivi funzionanti.
Oggi, invece, ogni piccolo progresso rischia di essere soffocato da moduli, obblighi di dichiarazione e autocertificazioni, come se la creatività potesse essere ingabbiata prima ancora di esprimersi. E questo è l’aspetto heideggeriano della misura.
Il secondo aspetto rinvia alle professioni un tempo chiamate liberali, richiamando l’idea liberale del libero esercizio di un lavoro e della responsabilità attiva. In realtà, questa legge sembra giudicare la competenza professionale — se si lavora in proprio — come sospetta quando mediata da strumenti tecnologici.
Come se l’algoritmo contaminasse la libertà di fruire del sapere, e l’unico modo per redimersi fosse la confessione preventiva.
Siamo davanti a una forma di burocrazia etica, diffidente nei riguardi della tecnologia e della libertà individuale. Una burocrazia basata sull’idea collettivista che il pubblico sappia meglio del privato ciò che sia bene per ogni singolo individuo. Dopo Heidegger, Marx. Una miscela esplosiva, tra un filosofo nazista e un filosofo comunista.
Un pubblico che non sa regolare il potere reale dell’IA – quello delle grandi piattaforme, dei data center e soprattutto dei monopoli informativi – e che ripiega sui micro-poteri privati, per giunta quotidiani: avvocati, ingegneri, docenti, consulenti.
Non potendo controllare le Big Tech, controlla i professionisti. Ripetiamo. Heidegger e Marx vivono e lottano insieme a noi. Purtroppo.
Va anche detto che l’Italia arriva dopo l’Europa, e male. Perché fa di più. E peggio.
Il Regolamento UE 2024/1689 (“AI Act”), approvato a Bruxelles la scorsa primavera, già prevede obblighi di trasparenza e tracciabilità per i sistemi di intelligenza artificiale, ma li rivolge ai produttori e agli utilizzatori industriali — non ai singoli professionisti. L’obiettivo europeo è regolare il rischio dei sistemi, non moralizzare l’uso che ne fa un avvocato o un architetto (**).
L’Italia, come spesso accade, ha tradotto una norma di principio in un adempimento cartaceo. Dove Bruxelles chiede trasparenza tecnologica, Roma impone trasparenza notarile…
Risultato: un’ulteriore sovrapposizione di carte, moduli e dichiarazioni preventive, come se la fiducia si costruisse a colpi di autocertificazioni.
Si dirà: è solo un obbligo di informazione, nulla di più. Ma anche i moduli in Italia fanno cultura. Cultura statalista e illiberale.
Concludendo: Heidegger, Marx e Meloni. Perché non va dimenticato che questo è un regalino del governo di destra. Anzi, per meglio dire, fasciocomunista.
Carlo Gambescia
(*) Normativa italiana qui: https://www.uilpa.it/wordpress/wp-content/uploads/2025/09/Legge-132-2025-intelligenza-artificiale.pdf?utm_source=chatgpt.com
(**) Normativa europea qui: https://eur-lex.europa.eu/eli/reg/2024/1689/oj/eng?utm_source=chatgpt.com;



Nessun commento:
Posta un commento