Ieri sera da Vespa, solito copione della Meloni. Ora, “Kirkeggia” pure, evocando minacce di morte a gogò. Insomma, vittimismo politico a livelli industriali.
A Napoli c’è un detto: “chiagni e fotti”. A Roma si dice: “er pianto renne”. E così via. Giorgia Meloni è abilissima nel gettare il sasso e nascondere la mano. E poi dire che hanno cominciato gli altri.
Esaurita la lista dei proverbi dialettali, ci si deve interrogare sulla questione politica: il vittimismo politico di Fratelli d’Italia. Che ha un solo scopo. Quale? Quello di portare dalla propria parte, impietosendo, l’elettore incerto sul chi votare, che magari proprio per questo si astiene o che vota centro e addirittura sinistra per abitudine, anzi stancamente.
La pietà, modernamente intesa, è il sentimento che ci fa riconoscere l’altro come degno di rispetto, anche nella caduta, anche nella colpa. Lo si sente degno a maggior ragione se incolpevole, accusato di qualcosa che non ha commesso. Ed è proprio in questo che consiste la strategia – in fondo elementare, anzi immobiliare Watson – di Giorgia Meloni: cancellare, puntando sulla pietà politica, le colpe ideologiche che si porta dietro a causa dell’ innegabile eredità fascista, a cominciare dal mantra dio, patria e famiglia.
Chi ricorda l’inchiesta di Fanpage dello scorso anno sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia (*)? C’era molto materiale per far cadere il governo. Trapelava, fin troppo chiaramente, tra i ragazzi di “Gioventù Nazionale” (la futura classe dirigente) un diffuso nazifascismo. Nonché, evidentemente frutto di ordini superiori, la tendenza a tenere nascoste queste propensioni per “Baffetto”, come si chiama amichevolmente Hitler negli ambienti di estrema destra. A che scopo? Presentarsi, si sente dire nel video, come vittime della sinistra o comunque di chiunque si dichiari antifascista.
E invece non è accaduto nulla. Perché la strategia ha funzionato.
Diciamo la verità. Giorgia Meloni in questo è bravissima: sa dosare la retorica del vittimismo in modo chirurgico. Lancia accuse, insinua minacce, suggerisce ingiustizie subite e contemporaneamente si presenta come la persona “che resiste”, quella che, nonostante tutto, ha il diritto di governare. Ottenuto dopo regolari elezioni. Se ricordiamo bene, anche “Baffetto”, vinse le elezioni…
La retorica è semplice, diretta e, soprattutto, emotivamente persuasiva. Non importa quanto siano documentati i fatti: l’impressione che conta è quella che resta nella mente dell’elettore incerto. Secondo sondaggi Ipsos e Demos, circa il 25-30% degli elettori indecisi tende a farsi influenzare da narrazioni emotive e di vittimismo, e qui Fratelli d’Italia ha dimostrato grande efficacia.
La pietà politica, così come la usa Meloni, diventa uno strumento di depistaggio morale. Invece di discutere di programmi o di responsabilità storiche, si sposta il focus su un piano emotivo: “Guardate come ci trattano”, “Guardate come ci ostacolano”, “Guardate come ci incolpano ingiustamente”, “Guardate come incendiano il clima politico”. L’elettore indeciso, messo davanti a questa retorica, tende a schierarsi con chi sembra subire un torto, piuttosto che con chi denuncia un pericolo ideologico. La pietà, anche se non sempre, fa rima con stupidità.
In fondo, come dicevamo, il gioco è semplice e in realtà spietato: far leva sulla pietà dell’elettore per cancellare le proprie responsabilità ideologiche. Fratelli d’Italia non punta solo a conquistare voti, ma a trasformare la propria eredità politica in una sorta di martirio mediatico.
Così, mentre la memoria storica e le indagini sul terreno rischioso delle idee estreme restano inascoltate, l’immagine pubblica si costruisce sulla vittima, e non sul contenuto.
È questa forse la lezione più amara della politica contemporanea: a volte, chi sa piangere meglio, vince.
Carlo Gambescia
(*) Per una rinfrescatina, qui: https://www.youtube.com/watch?v=tNQIwJZCoi4&t=538s ; https://www.youtube.com/watch?v=h1X-g7YbJzQ&t=273s .




Nessun commento:
Posta un commento