venerdì 28 luglio 2023

“Repubblica”: orgoglio e pregiudizio

 


Oggi “Repubblica”, diretta da un liberale, Maurizio Molinari, figura di giornalista apprezzabile, pubblica un’ intervista di due pagine a Toni Negri, con richiamo in prima pagina.

Cosa pensare? Che contro il governo di Giorgia Meloni tutto fa brodo. Persino un cattivo maestro condannato a dodici anni per associazione sovversiva e reati vari che professa tuttora la violenza di classe.

Il pensiero di Negri, una rimasticatura filosofica dell’estremismo politico marxista, che mette sullo stesso piano la violenza borghese e quella proletaria, è qualcosa che in una vera democrazia liberale nessuno dovrebbe prendere in considerazione, politicamente parlando.

E invece “Repubblica”, proprietà di una famiglia ultraborghese, gli Agnelli, che fa? Dà spazio a una vecchia controfigura di Lenin, che ha perduto – e per fortuna – la sua occasione. Un “professore” che se avesse vinto avrebbe impiccato i borghesi con le loro budella.

Perché la borghesia, soprattutto la grande borghesia, tradisce la sua classe? Esistono varie teorie. Senso di colpa degli eredi, convenienze politiche e professionali. Nonché, in Italia, l’antifascismo. Quest’ultima motivazione ha una sua ragion d’essere. Ma perde ogni valore politico, quando si vanno a cercare alleati tra gli estremisti, come nel caso di Toni Negri.

Molinari ci risponderebbe che tutti, soprattutto un professore come Negri, hanno diritto a esprimere le proprie idee. Anche chi scrive è un liberale, che però, se avesse diretto “Repubblica”, mai avrebbe intervistato un personaggio del genere e soprattutto in un momento come questo, proprio per evitare pericolose derive weimariane degli estremismi concorrenti e autodistruttivi.

La regola, valida per ogni vero liberale è che non può essere tollerante con l’ intollerante. Vanno fissati dei paletti. Se lo si fosse fatto con Hitler da subito, eccetera, eccetera.

Si dirà che Negri ormai è un trombone sfiatato e che quindi furbamente lo si può usare come una specie di innocua coccardina. Non sapremmo. Però sappiamo che la segretaria del Pd a proposito di “salario minimo negato” ha detto che la destra vuole “trasformare in schiavi” i lavoratori. Tesi subito rilanciata da “Repubblica”. È un linguaggio liberale? Si affianchino a questa dichiarazione di Elly Schlein quelle di un Toni Negri al riguardo e il (cattivo) gioco è fatto.

In questi giorni si è polemizzato sui Social per un articolo su “Repubblica” in cui Alain Elkann ha giustamente criticato la “cafonaggine” di alcuni giovani italiani in treno. Lo si è definito uno snob che si è sfogato su un giornale di proprietà del figlio. Cosa non a tutti possibile, eccetera, eccetera.

Ecco che cos’è “Repubblica”: orgoglio e pregiudizio.

L' orgoglio di potersi permettere  cose che altri giornali, soprattutto di destra, non potrebbero mai fare, come ad esempio intervistare qualche loro intellettuale ex galeotto, pronto a rivendicare il modello economico nazifascista, come Negri rivendica quello comunista.

Ma anche pregiudizio.  Nel senso di dare sfogo ai pregiudizi di famiglia. Nel caso al pregiudizio verso la gente "normale", che a dire il vero, oggi come oggi, è proprio così: maleducata e urlante,  come i giovani “lanzichenecchi” in treno. 

Gente del resto cresciuta nell’Italia delle piazze televisive e delle gogne mediatiche, le stesse alimentate da decenni di campagne politiche urlate di “Repubblica”.

Carlo Gambescia

Nessun commento: