venerdì 7 luglio 2023

Grazie Forlani

 


Con la morte di Arnaldo Forlani, simbolicamente, se ne va, e per sempre, la Democrazia cristiana dei moderati. Che ha governato, insieme al fronte laico, e sul serio, l’ Italia fino all’inizio degli anni Sessanta.

Un periodo, quello successivo, che inizia con un’ apertura a destra fortunatamente fallita (governo Tambroni) e un’apertura sinistra, altrettanto inopportuna (primo governo Moro). Un grave errore, perché sposterà progressivamente l’equilibrio politico italiano a sinistra. Grosso modo, fino alla discesa in campo di Berlusconi e dei populismi scellerati.

Forlani (classe 1925) animerà il campo moderato, centrista. Tenterà di evitare slittamenti a destra e soprattutto a sinistra verso il partito comunista. Forlani pagherà la sua vicinanza tattica a Craxi – l’antiBerlinguer – finendo come capro espiatorio sul banco degli imputati di Tangentopoli, salivando sotto i colpi di un pubblico ministero laureatosi alle scuole serali, disposto a tutto pur di diventare ministro. Un caso di mobilità sociale all’italiana. Ma questa è un’altra storia.

Dopo Forlani, che era pesarese, vennero Bossi, Berlusconi, Fini, Grillo, Conte, Meloni. Sempre peggio.

Della sua terra, le Marche, Forlani aveva riportato lo stile sobrio, la previdente intelligenza, il senso di concretezza. Non fu facile – qui il suo grande merito – tenere in piedi la Democrazia cristiana, anche restando tra le quinte, fino a quando Ciriaco de Mita e la sinistra democristiana e i giudici “spiaggiarono”, e per sempre, la grande balena bianca.

Questa mattina su “Domani” Piero Ignazi, rimpiange la civiltà delle buone maniere politiche. Ecco, che si studi Forlani.

Si dovrebbero rileggere i suoi scritti. In particolare, un suo intervento parlamentare del 1970 su blocco d’ordine e frontismo, in cui rivendicava la vocazione centrista e moderata, in qualche misura liberale, della Democrazia Cristiana, lontana da ogni forma di estremismo. Come pure le notevoli memorie politiche: Potere discreto. Cinquant’anni con la Democrazia cristiana (Marsilio). Un giornalista lo definì, sulla scia del Bacchelli del Mulino del Po, “coniglio mannaro”. In realtà, ogni vero moderato non può non esserlo in un mondo politico di lupi mannari autentici. Se vuole sopravvivere…

Forlani apparteneva a quella categoria di politici sottili che capiscono perfettamente quando la decadenza di una civiltà, di un’epoca, di un partito (nel suo caso) è imminente, e nonostante ciò, si impegnano, cercando in qualche modo di ritardarne gli effetti. Il mitico CAF (il presunto patto Craxi-Andreotti-Forlani) e il reale pentapartito che ne seguì (si dice) furono proprio questo: un tentativo centrista (ovviamente dopo il centrosinistra, quindi recependone in parte lo spirito) capace di dare rappresentanza politica a un elettorato moderato che non aveva alcuna fiducia nei missini come nei comunisti.

L’idea era buona, ma gli uomini politici e il contesto (soprattutto quello internazionale) non erano gli  stessi degli anni Cinquanta. La resistenza durò poco più di dieci anni. Poi venne giù il diluvio universale. Ma gli anni Ottanta furono belli. Vedere i comunisti annaspare e i neofascisti ridotti al cinque per cento non ha tuttora prezzo.

Grazie Forlani.

Carlo Gambescia

Nessun commento: