sabato 1 luglio 2023

Il veto di Polonia e Ungheria e l’ignoranza metapolitica di Giorgia Meloni

 


Perché meravigliarsi del veto di Polonia e Ungheria. Nazionalismo e processo di unificazione europea sono fattori non possono andare d’accordo.

Polonia e Ungheria, per chi conosca un poco la storia di quei paesi, sono mine vaganti. L’Ungheria fu la spina nel fianco degli Asburgo, proprio per il suo accesso nazionalismo, che faceva pagare, vendicandosi, alle altre minoranze sottoposte al governo ungherese. E che paradossalmente Vienna difendeva. La Polonia, fatta a pezzi più volte (l’ultima nel 1939, a poco più di vent’anni dall’ unificazione) si aggrappò, anch’essa al nazionalismo, in chiave antirussa e antitedesca.

Polonia e Ungheria, paesi dove comandava la grande proprietà terriera (proprietà immense, uno stato nello stato), su contadini legati alla terra (molto peggio del Mezzogiorno italiano), non hanno mai avuto borghesi colti e civili, quindi un moderno ceto imprenditoriale e progressista. Parliamo invece di un classe dirigente ultraconservatrice e ultranazionalista.

Inciso, per la serie “corsi e corsi”, a proposito della richiesta del voto all’unanimità: gli aristocratici polacchi, per le stesse ragioni (il famoso Liberum veto), consegnarono alla fine del Settecento il paese, retto da un sovrano burattino, a prussiani, austriaci e russi. Un suicidio politico, in nome dell’unanimità e della libertà e della “Szlachta”, la retriva, sfruttatrice, anarchica, aristocrazia polacca.

La dittatura comunista, durata fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, fece il resto, distruggendo ogni parvenza di spirito liberale. Il cattolicesimo polacco è quanto di più reazionario vi sia tuttora in circolazione.

L’Ungheria, più laica, non ha mai conosciuto la democrazia parlamentare, se non in forma limitata sotto la monarchia asburgica dualista. Lo stesso per i polacchi.

Diciamo perciò che dal punto di vista della cultura politica e della pratica liberale – non militare-strategico – Polonia e Ungheria non erano pronte – e chissà se mai lo saranno – per entrare nell' Unione europea. Purtroppo un discorso che riguardi quasi tutti i paesi dell’Europa orientale. Paesi che però sotto il profilo strategico, restano un’importante scudo politico che difende l’Europa occidentale dall’impatto diretto con la Russia, che, a dire il vero, resta il paese più arretrato di tutti gli altri, anzi diciamo pure retrogrado.

Di qui la contraddizione tra assenza di cultura politica liberale, che avrebbe dovuto sospingere l’Unione europea verso il rifiuto dell’ ammissione, che dipendeva però da un’ attenta conoscenza della metapolitica ( e non da parametri economici privi di reale rispondenza culturale), e  necessità geopolitica di isolare la Russia, che spingeva per la cooptazione europea. Un bel dilemma, ancora in svolgimento, come pare.

Perciò, quando Giorgia Meloni dichiara, come ieri, che “non resta mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali”, prova di soffrire dello stesso deficit culturale che attanaglia i cervelli dei leader polacchi e ungheresi.

Con una differenza, che l’Italia ha tradizioni liberali, ignote a polacche e ungheresi. Si dirà che le parole della Meloni sono un  contentino, eccetera, eccetera. E sia.

Però resta il fatto che Giorgia Meloni e larga parte dei suoi “confratelli” provengono da un partito, il Movimento Sociale Italiano, nemico da sempre del liberalismo e delle istituzioni parlamentari. Inoltre – e sul punto il lettore faccia attenzione – una cosa è sentire pronunciare da Henry Kissinger il termine interesse nazionale, che con la famiglia scappò dalla Germania nazista, un altro  sulle labbra di Giorgia Meloni, che proviene da un partito, sempre il Movimento Sociale, i cui fondatori erano alleati dei nazisti.

Ma va segnalato un fatto ancora più grave: l’ignoranza metapolitica di Giorgia Meloni. Che non conosce assolutamente la storia e la sociologia dell’Ungheria e della Polonia. Di conseguenza naviga a vista e dice stupidaggini.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.agi.it/politica/news/2023-06-30/migranti-meloni-ue-stallo-migranti-22060830/ .

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