Il salario minimo, concettualmente parlando, già esiste perché è previsto nei contratti collettivi di categoria. Oltre un certo minimo non si può scendere.
Ma oggi non desideriamo entrare nel balletto delle cifre, né discutere di romanticismo politico, vogliamo solo fare solo un ragionamento economico. Di logica economica di copertura dei costi. Cose da primo anno di economia.
Si dice che il salario minimo debba consentire al lavoratore di vivere con dignità.
Magnifico. Ciò però significa che al calcolo economico deve sostituirsi il giudizio morale. E qui ci si inerpica per una strada pericolosa.
Per fare un esempio: se il calcolo economico dice che un salario deve essere pari a dieci, altrimenti un’impresa fallisce, il giudizio morale dice che deve essere pari a quindici per ragioni morali.
Però chi pagherà la differenza tra dieci e quindici? Chi pagherà quelle cinque unità di salario in più?
Può pagarle l’impresa. Ma come? Alzando il prezzo del bene prodotto, per recuperare quelle cinque unità. Ma in questo modo, il prezzo del bene prodotto, non solo non sarà competitivo ma andrà a incidere sul livello dei prezzi. Il che significa crescita dei prezzi, eccetera,eccetera. Quindi stagnazione + inflazione. Altro che sviluppo…
Può pagarle lo stato. Ma come? Usando la leva fiscale, ad esempio tagliando le imposte dell’imprese di cinque unità. Dove troverà i soldi usati per il taglio delle imposte? O finanziando in deficit (emettendo titoli del debito pubblico), o elevando la pressione fiscale (diretta o indiretta) sui normali contribuenti, per recuperare con la mano destra quello che ha concesso con la sinistra. Tuttavia il mix tra finanziamento in deficit e crescita della pressione fiscale provoca inevitabilmente l’innalzamento dei prezzi, al quale va ad aggiungersi, sempre in modo inevitabile, la stagnazione produttiva di cui sopra.
Pertanto la logica economica imporrebbe di lasciare le cose come stanno. Si dirà, ma come la questione morale, la dignità del lavoratore, eccetera, eccetera… Allora si proceda pure. Ma tenendo presente quanto abbiamo fin qui detto. Quindi non raccontando favole sulle cure miracolose.
A tale proposito c’è una scuola di pensiero che sostiene che con quelle cinque unità di stipendio in più il lavoratore, consumerà di più, rimettendo in moto la macchina produttiva, eccetera, eccetera.
Dubitiamo fortemente. Quelle cinque unità – ammesso e non concesso che il cavallo beva… – saranno risucchiate dall’inflazione dei prezzi. Dando il via a una rincorsa tra salari e livello dei prezzi che andrà a tradursi nello spostamento di giorno in giorno del traguardo verso la normalità. Cioè in direzione di un’ economia capace di stabilire, via offerta e domanda, profitti e salari reali, perché non decurtati dall’ inflazione del prezzi.
Ripetiamo, quel che abbiamo detto è pura logica economica, di tipo elementare. Roba da primo anno di economia. Eppure…
Carlo Gambescia
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