lunedì 10 luglio 2023

Questioni morali: Petacci, Brunialti e i postmissini

 


Villa Petacci, costruita nel 1938, rimane  il simbolo di un’ Italia che sembra non cambiare mai. Dell’amante del duce che si fa costruire una casa con i soldi dello stato. Esiste, e forse esisterà sempre, gente, che a prescindere dal regime, vuole vivere bene e non si cura di altro.

Si pensi a un’altra villa, quella Brunialti, sempre a Roma in Prati. Appare come una metafora della stessa Italia, ma monarchica e liberale. Brunialti, un burocrate di lusso, anche studioso, se la fece costruire a inizio Novecento come tangente per il Palazzo di Giustizia. Fu costretto a dimettersi ma morì nel suo letto, la Petacci fu fucilata e da cadavere oltraggiata. Due pesi due misure? Il regime liberale ebbe tratti di corruzione ma non fu violento. Il fascismo sì. Tragga il lettore da solo le conclusioni.

A questo pensavamo a proposito degli scandali emersi in questi giorni: dalla Santanchè al figlio di La Russa. Dopo il liberalismo e il fascismo, qual è la cifra morale del regime repubblicano? Sono le istituzioni che guariscono le malattie morali degli uomini? O sono gli uomini che, moralmente parlando, non guariscono mai ? Una repubblica democratica è migliore della monarchia liberale e della dittatura monopartitica? Oppure è solo una questione di uomini che non mutano mai e che commettono sempre gli stessi errori sotto ogni tipo di regime politico?

Se la colpa fosse degli uomini il nostro articolo potrebbe finire qui.

In realtà, le istituzioni giocano un ruolo morale. Attenzione però: nel bene come nel male. Gli uomini inventano e reinventano. Ad esempio, il fascista che non ha mai accettato la monarchia liberale e neppure la repubblica democratica continuerà a sostenere che si tratta di regimi corrotti alla radice. A differenza del fascismo che invece, come si sente tuttora ripetere, cercò di porre rimedio… Certo,  come si è appena visto a proposito di villa Petacci…

Pertanto il fascista, seppure per le alterne fortune della politica fattosi postfascista, resta più pericoloso del liberale e del repubblicano democratico. Oggettivamente, perché continua a ritenersi moralmente superiore nonostante tutto. A questo si unisca la componente di violenza che sempre ha caratterizzato il fascismo.

Evitiamo di aprire il discorso sulla violenza antifascista. Va però detto che il comunismo, come il fascismo, non la disdegnò mai. Esemplare, quanto accadde negli anni bui di Tangentopoli: i missini giunsero a mescolarsi con i comunisti in occasione delle famose monetine lanciate contro Craxi. I due estremi si toccavano.

Ora, però i postmissini sono sulla graticola. Tuttavia non rischiano di essere fucilati o giustiziati. C’è uno stato di diritto. Ecco forse, in ultima istanza, la cifra morale dei regimi liberali e democratici: a parità di «tasso» di corruzione, il diritto che si sostituisce alla violenza fisica. Inoltre, cosa fondamentale rispetto “all’altra volta”, i postfascisti non sono andati al potere con la violenza ma con i voti degli italiani.

Il che dovrebbe favorire la riflessione morale e invitare alle dimissioni. Proprio per provare di aver capito alla lezione. Cioè di essere cambiati.

Ne dubitiamo.

Carlo Gambescia

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