mercoledì 26 luglio 2023

L'ignoranza al potere

 


Un consiglio ai lettori. Seguano con attenzione quel che sta accadendo al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Perché? Con un emendamento al disegno di legge sul Giubileo (che si sperava passasse sottotraccia), il Centro è finito sotto gli artigli del governo Meloni: si prevedono modifiche sostanziali al suo statuto con l’abolizione del direttore generale e la nomina un nuovo comitato scientifico (che si occupa di designare la didattica e i docenti del Centro) con 6 componenti (tre espressi dal ministero della Cultura, uno dal ministero dell’Istruzione e del merito, uno del ministero dell’Università e uno del ministero dell’Economia e delle finanze). Come usavano dire i  nonni: “Pancia mia fatti capanna”…

Ora che in Italia il cinema sia di sinistra è un fatto. Il che però non significa che registi come Virzì, per fare un esempio, non siano all’altezza. Virzì, può piacere o meno, ma il cinema lo sa fare. E così tanti altri suoi colleghi di idee, a cominciare da un Martone. La tesi può essere estesa agli attori, agli sceneggiatori, eccetera. E la destra? L’ultimo regista decente fu Blasetti. Pupi Avati è tutto eccetto che di destra o peggio ancora fascista. E comunque sia è una mosca bianca. Tra gli attori si può ricordare il bravo, ma in fondo limitato espressivamente, Lando Buzzanca, oggi scomparso. Si potrebbe fare anche il nome, sempre come regista, di Gualtiero Jacopetti, ma se lo si paragona a un Giuliano Montalto, un regista di sinistra nella media ma molto alta, Jacopetti sparisce. Ma diciamola tutta: esiste almeno una  Francesca Archibugi di destra? Una Cristina Comencini? Inutile parlare ovviamente della generazione  dei Monicelli, dei Risi, degli Scola, eccetera.

Il cinema di destra non funzionò neppure durante il fascismo: “Camicia nera” e “Vecchia Guardia” non piacquero neppure al duce. Per dirla altrimenti, in Italia non esiste un cinema di destra ( il ciclo dei “telefoni bianchi” fu una ripresa italiana della commedia sofisticata americana allora gli albori). Diremo di più: uno dei canti più belli (da loro punto di vista, ovviamente), “Il domani appartiene a noi” è opera di Bob Fosse, regista e produttore di “Cabaret”, film antifascistissimo. Che per rimbalzo l’estrema destra, sospendendo il giudizio sulla Hollywood Ebraica, fece proprio (si faccia pure un giro su YouTube). Questa è la destra “cinefila”: capace, al massimo, di copiare. Di regola,  anche male.

Ora, questa gente, ignorante e priva di immaginazione (detto tra noi: ma, pardon, dove cazzo si va con il “Dio, Patria e Famiglia…), ha riagguantato il  potere. La Rai è caduta, neppure dignitosamente, Fazio e compagnia bella sono stati allontanati (vendetta compiuta) e adesso tocca al Centro di Cinematografia.

Si dirà che anche la sinistra lottizzava. Giustissimo. Ma almeno c’era la qualità La destra lottizza, ma non ha le idee, non ha gli uomini, non ha nulla a che vedere con la settima arte. È capace solo di mostrare un’arroganza pari alla sua incultura.

Sì, questa volta, è andata al potere non l’immaginazione ma l’ignoranza.

Carlo Gambescia

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