Zelenzky ha perfettamente ragione. Si legga qui:
“È senza precedenti e assurdo che non sia fissato il calendario né per l’invito né per l’adesione dell’Ucraina. Mentre allo stesso tempo viene aggiunta una formulazione vaga sulle ‘condizioni’ persino per l’invito. Sembra che non ci sia disponibilità ne’ a invitare l’Ucraina alla Nato ne’ a renderla membro dell’Alleanza. Ciò significa che viene lasciata una finestra di opportunità per negoziare l’adesione alla Nato nei colloqui con la Russia. E per la Russia, questo significa motivazione per continuare il suo terrore. L’incertezza è debolezza”.
Purtroppo, da che mondo è mondo, nelle alleanze il nemico viene sempre indicato dall’alleato più forte: in questo caso “gli alleati” statunitensi ed europei.
Gli Stati Uniti, in particolare, pur scorgendo nella Russia, un nemico, non vogliono forzare la mano. Per fare questo devono cercare di evitare tutto ciò che per i russi possa rappresentare una provocazione, come, per l’appunto, l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Le anime candide scorgono in questa scelta, che ovviamente irrita Zelensky perché rischia di tornare a mani vuote in patria, una benemerita volontà di pace dell’Occidente euro-americano. Per inciso, la comunicazione di una data precisa circa l’ingresso dell’Ucraina nella Nato avrebbe galvanizzato gli ucraini e favorito la buona riuscita di una controffensiva che sta mettendo in difficoltà i russi.
Perciò, di fatto, non si è voluto dare qualcosa di molto vicino al colpo di grazia alle romantiche ma bestiali fantasie geopolitiche russe.
Purtroppo, ripetiamo, l’Ucraina, come anello debole, dipende dalle scelte dell’alleato più forte, che invece latita. E, come giustamente asserisce Zelensky, “l’incertezza è debolezza”.
Quali possono essere le conseguenze di questa scelta? Lasciamo da parte la “fregnaccia” (pardon) della “pace per i nostri tempi” (per riandare alla sciagurata espressione di Neville Chamberlaine al ritorno da Monaco nel 1938). La vera conseguenza è quella della prosecuzione della guerra fino a quando la Russia non si stancherà, o comunque per ragioni interne (così si auspica), farà un passo indietro.
Quindi a Oriente niente di nuovo. I morti e i mutilati continueranno a parlare ucraino, come tra l’altro ha notato malinconicamente Zelensky. L’Occidente è alle prese con i mutamenti climatici, le automobili elettriche, e sotto sotto pure vacanze e turismo. Si nota in giro una specie di assenteimo politico-morale diffuso. Che non riguarda solo le classi dirigenti. Al momento sono questi i nostri massimi problemi: “Quando ti fai l’automobile nuova?”. “Dove vai in vacanza?”.
Kiev ormai è routine, stanziamenti di bilancio alla voce “guerra in Ucraina” con schiamazzi pacifisti a corredo fotografico.
Si badi, non ne facciamo una questione romantica, o comunque non solo di ideali, dal momento che riteniamo sia interesse dell’Occidente dare una lezione alla Russia.
Non la si vuole dare? Perché si teme una guerra con Mosca, come nel 1938, si temeva la guerra con Hitler? Che poi vi fu lo stesso? O peggio ancora, perché, come ripetono i pacifisti, quinte colonne di Mosca, si teme la guerra atomica?
In realtà non si vuole capire che l’idea di guerra atomica è un altro favore fatto ai russi, che lucrano tempo evocando un Armageddon che, stante le condizioni delle forze armate di Mosca, ricorda il “raggio della morte” di Marconi.
Comunque sia, si faccia pure. Ma resti chiaro che a Vilnius si è perduta un’altra occasione per mettere fine all’invasione russa dell’Ucraina.
Sì, “l’incertezza è debolezza”.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/ucraina-nato-frena-su-adesione-unanimita-e-condizioni-per-kiev_3irhIFgyJOPxtTb7WlkcvD .
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