domenica 9 luglio 2023

Il piccolo zio

 


Nel lontano 1948 un bambino di undici anni, che non sarebbe mai diventato mio zio, giocando su un prato con altri coetanei, raccolse e tentò di  forzare  una bomba a mano, di quelle con il manico, di fabbricazione tedesca, ci fu un esplosione, che lasciò sul terreno, inanimati, tre bambini, tra i quali il piccolo zio.

Con chi prendersela? All’epoca i miei nonni, precipitati nella più cupa disperazione, se la presero con le autorità italiane, che a tre anni dalla fine della  guerra, anzi quattro nella Capitale, non avevano bonificato un bel nulla.

Non solo.  Mio nonno incolpò chi aveva fomentato la guerra: tedeschi e fascisti. Una guerra tremenda, scatenata -sia detto per inciso – con le stesse motivazioni nazionalistiche, oggi evocate da una destra, erede del fascismo, tornata al potere.

Mio nonno, distrutto dal dolore, però capiva che quella guerra, per essere vinta, imponeva la dura regola del brigante e mezzo a brigante. Alla quale non poteva non seguire, anche se quella era una bomba tedesca, la strage degli innocenti. Era proprio questa l’espressione che usava. Non perdonava tedeschi e fascisti, piangeva un bambino di undici anni, eppure capiva il senso della guerra. Mai più fascismo mi disse una volta.

A questo pensavo a proposito del no italiano alla decisione americana di cedere bombe a grappolo, vietate da una convenzione, agli ucraini.

Gli eredi dei fascisti, sotto la maschera pacifista, nascondono l’antico livore verso i “vincitori”. Tra i quali, come noto, erano schierati anche i russi. Che però la destra, amante del tradizionalismo e dei regimi forti, soprattutto dopo la caduta del comunismo, continua a sentire molto più vicini degli americani.

Il problema principale per la destra neofascista resta quello della cultura della libertà. Giorgia Meloni non aspettava altro per opporsi a una guerra di liberazione, quella dell’Ucraina, invasa dalla Russia, mai digerita come l’altra che portò alla vittoria alleata nel 1945.

Nello Musumeci, già missino, attuale ministro, ha pubblicato di recente un libro, molto critico,  sui bombardamenti americani in Sicilia. Capito?

Sull’invasione russa dell’ Ucraina, quando si sfoglia la stampa neofascista, ma anche quella a grande tiratura vicina al governo, si tende a privilegiare le versione del pari sono, o peggio ancora delle provocazioni ucraine. Una vergogna. Soprattutto per l’Italia che grazie alla vittoria americana si liberò di Hitler e Mussolini.

So benissimo, che quando si fa analisi politica, anzi metapolitica, debba essere evitato qualsiasi riferimento personale. Però continuo a pensare al piccolo zio mai stato zio come a un combattente della Resistenza. Un resistente per caso, come potrebbe essere il piccolo russo o il piccolo ucraino che prima o poi, inevitabilmente, raccoglierà qualche pericoloso residuato bellico.

Al momento – cosa che i fascisti non capiranno mai – l’unica cosa importante è battere i russi.

Dove sono finiti gli italiani del 1917?  Quelli del  "Tutti eroi. O il Piave o tutti accoppati!".

Carlo Gambescia

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