Lo ammettiamo. Pur amando la musica classica, non sapevamo chi fosse Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra. Ci documenteremo su YouTube.
Come siamo venuti a conoscenza della sua esistenza? Dal rifiuto di un collettivo antifascista di Nizza – “Tous Citoyens!” – a un suo concerto in quella città. Non la si vuole perché vicina al governo italiano di estrema destra. Vicina in che senso? Il Ministro Sangiuliano – “pozzo di scienza” – ha di recente nominato la Venezi “Consigliere per la Musica”. E lei ha accettato. Per dirla con Manzoni: “E la sventurata rispose” (*).
Walter Maturi, un grande storico italiano (tuttora le sue Interpretazioni del Risorgimento ci tengono gradita compagnia), proprio nel testo citato, fece un’osservazione su Alessandro Luzio, storico fascista del Risorgimento, che ci colpì. Tratteggiandone la figura scrisse: “A parte l’adesione piena a regimi illiberali, antipatica da parte d’un intellettuale, vi erano nel Luzio doti di studioso di razza, dinanzi alle quali si sono inchinati perfino i più acri dei suoi avversari»(**).
Giusto. Un intellettuale, soprattutto se bravo, non deve schierarsi. E poi, come dice Maturi, è “antipatico” aderire (tuttora) a un partito che i conti con il fascismo non li ha mai fatti sul serio.
Va però detto che se la Venezi fosse stata di sinistra, “Tous Citoyens!” non avrebbe fiatato. Qui la coda di paglia.
In realtà i veri problemi sono due: 1) Come si possa politicamente stare dalla parte dei reazionari; 2) Quale meccanismo mentale si nasconde dietro la necessità di non pochi intellettuali di schierarsi a destra e a sinistra.
Il padre della Venezi, Gabriele, viene da Forza Nuova. Quindi tradizioni familiari. Fascismo o “reazionarismo” mentale e generazionale. Però il vero punto è quello che un intellettuale non dovrebbe mai schierarsi. Proprio per evitare di farsi coinvolgere in questioni di militanza politica. Diciamo per igiene comportamentale. E per conservare ciò che deve essere più sacro per un intellettuale: la libertà di esprimere le proprie idee. Libertà che ogni forma di militanza politica uccide, a destra come a sinistra.
La Venezi viene da destra, diciamo per famiglia, quindi per lei è naturale schierarsi. Il problema pero è che la libertà non è quella di scegliere con quale parte stare, ma di scegliere di non scegliere con quale parte stare.
La Venezi ha scelto di fare l’eroina politica. E allora, per dirla banalmente, si deve prendere tutto il pacchetto. Anche quello delle contestazioni.
La vera libertà è la libertà di non schierarsi. Non quella di schierarsi per tirare palle di merda (pardon) all’avversario. Per poi interrogarsi su chi abbia tirato per primo la palla di merda (aripardon). E giù con le polemiche, eccetera, eccetera.
Il che non significa che i contestatori siano migliori della Venezi solo perché difendono idee progressiste, più "simpatiche", per dirla ancora con Maturi. Le idee progressiste, si possono difendere, anche senza schierarsi pubblicamente: con il voto, nel segreto dell’urna, con le letture, con una vita esemplare e coerente. Senza agitarsi e senza assumere atteggiamenti da Catone il Censore.
Atteggiamenti, non lo si dimentichi mai, che sono sempre il velenoso portato, a destra e sinistra, della sottomissione della cultura alla politica.
Il male è nella pericolosa commistione tra politica e cultura. Chi dirige un’orchestra deve dirigere un’orchestra, chi scrive libri deve scrivere libri, e così via. Non deve diventare consulente di nessun ministro, di destra, di sinistra, eccetera, eccetera. Tutto qui.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://touscitoyens06.blogspot.com/2023/07/non-la-venue-nice-de-beatrice-venezi.html . E qui: https://www.lefigaro.fr/musique/l-invitation-d-une-cheffe-d-orchestre-proche-de-meloni-a-l-opera-de-nice-cree-la-polemique-20230710 .
(**) W. Maturi, Interpretazioni del Risorgimento. Lezioni di storia della storiografia, Einaudi, Torino 1962, p. 432.
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