Si legga qui:
«Angelo Bonelli, dell’Alleanza Verdi e Sinistra, propone di introdurre il reato di negazionismo climatico, “perché chi mistifica, specialmente se ha ruoli istituzionali, fa più danni di grandine, alluvione, caldo e siccità”. E ha annunciato che presenterà una proposta di legge a proposito. Parlando dell’ondata di caldo estremo che sta portando temperature torride nella nostra penisola e del maltempo che ha colpito il Nord Est , tra grandinate e trombe d’aria, Bonelli ha scritto in una nota: “L’Italia è diventato un hotspot climatico, con una crescente serie di eventi meteorologici estremi che hanno causato danni ingenti in tutto il Paese. Nel Veneto e in Trentino, violenti temporali con grandinate grandi come palle da tennis hanno distrutto case, auto e coltivazioni, provocando 110 feriti, mentre nel sud e nel centro, si sono raggiunte temperature record di 40 gradi. Tuttavia, per questo governo negazionista e climafreghista, il nemico su cui concentrarsi sono gli ecologisti e la transizione ecologica, continuando con la retorica degli ‘ultrà del fanatismo ecologista”» (*)
Così parlò Zarathustra-Bonelli.
Un passo indietro. Che il governo di destra, presieduto da Giorgia Meloni sia un governo statalista, come un qualsiasi governo di sinistra, è un dato di fatto. Diamo pure per vicino alla verità il fatto che sia una governo “climafreghista”.
Ma, in realtà, un governo “climafreghista” è così lontano da un governo “climaossessista”? Non crediamo. Perché? Il lettore segua – pazientemente – il nostro ragionamento
Il vero problema quando si parla di transizione climatica è rappresentato da due domande di fondo.
La prima. Si può controllare il clima? Una parte della pubblica opinione, quella statalista (“lo stato può tutto”), non importa se di destra o di sinistra, sostiene di sì. Per contro un’altra parte, largamente minoritaria, della pubblica opinione, meno rappresentata, attenta alle grandi questioni della libertà individuale, sostiene due cose: la prima che non si può controllare il clima, e che comunque non è cosa per domani; la seconda, che invece l’introduzione di controlli limiterebbe, e da subito, la libertà individuale.
La seconda domanda è ancora più seria della prima. C’è accordo tra scienziati sul cambiamento climatico ed eventualmente sulla cause del cambiamento climatico? No.
Pertanto, le politiche “dure” sulla transizione ecologica e sulla repressione penale, se attuate, sarebbero fondate su rilevamenti scientifici non condivisi.
Ammesso e non concesso che sia valida l’idea che si possa mettere ai voti un concetto scientifico. Perché una cosa è la discussione tra scienziati, in ambito accademico, dove ci si può dividere, sulle ipotesi di lavoro, discussione fondata sul principio di falsificabilità delle ipotesi di lavoro. Un’altra cosa trasporre in ambito politico pure ipotesi di lavoro, con la conseguente pretesa decisionale di imporre gigantesche trasformazioni dai costi sociali ed economici imprevedibili, o addirittura di introdurre nuovi reati come quello di “negazionismo climatico”. Cioè, per farla breve, si vuole accusare una persona di negare una pura e semplice ipotesi di lavoro...
Si badi, dal punto di vista scientifico, quel che dice Bonelli sul caldo estremo e sul maltempo, ha lo stesso valore di certe espressioni popolari contraddittorie, come “chi si ferma e perduto”, “prima di parlare si conti fino a dieci”, “chi la fa l’aspetti”, “perdona al tuo nemico” eccetera, eccetera. Dal momento che sulle cause del caldo estremo e del maltempo, non c’è accordo tra scienziati, di qui il ricorso ai luoghi comuni, da una parte del “caldo estremo”, dall’altra, “è il tempo suo”. Per capirsi, in una situazione di incertezza scientifica, e di travisamento politico, il “climafreghismo” è la controparte naturale del “climaossessismo”. Si litiga, ci si insulta, non si ragiona. Altro che dibattito liberale.
Questo perché sia la destra che la sinistra, al di là delle chiacchiere, non tengono in alcuna considerazione la scienza, cioè la considerano, uno strumento di consenso politico. A questo si aggiunga lo statalismo condiviso della destra come della sinistra. Cioè la comune scelta di cooptare gli scienziati all’interno di istituzioni di ricerca statale o parastatale, anche sul piano, si badi, di un presunto stato mondiale, che non sarebbe che il doppione degli stati nazionali.
Si immagini – cosa orribile per la libertà – uno stato mondiale capace di cooptare tutti gli scienziati purché difendano le tesi di un governo mondiale come oggi difendono le tesi dei governi nazionali, non importa se di destra o di sinistra.
Può sembrare un paradosso, ma la scienza è a rischio di inquinamento politico, perciò, ripetiamo, i politici climafreghisti e climaossesisti pari sono. Perché non rispettano i tempi del dibattito scientifico, che sono sempre molto lunghi, o ne strumentalizzano le ipotesi di lavoro – cioè parliamo di dati provvisori – in un senso come nell’altro, pur di godere del consenso degli elettori di destra come di sinistra. Per “acchiappare” voti. E se questo è lo scopo, più si rende la democrazia emotiva, meno si ragiona, più si grida, insulta, eccetera, eccetera.
Coloro che ci seguono sanno che abbiamo più volte usato un’ espressione abbastanza evocativa: l’ecologismo come continuazione del comunismo con altri mezzi. In realtà, è lo statalismo che, risucchiando l'ecologismo, rappresenta la prosecuzione del comunismo con gli stessi mezzi: quelli dello stato. Degli ordini dall’alto: “si faccia questo, si faccia quello”. Si tratta di uno statalismo condiviso dalla destra e dalla sinistra, che porta alla strumentalizzazione della scienza per scopi politici.
Come uscirne? Liberalismo in quantità industriali. Lasciare che gli scienziati lavorino liberamente. Il liberalismo ottocentesco si batteva per la separazione dello stato dalla chiesa. Ecco, oggi, ogni vero politico liberale dovrebbe battersi per la separazione dello stato dalla scienza. Il che non è facile, perché la gente comune, di destra o di sinistra, quella che vota, vuole più stato, più riposte, più decisioni, più sicurezza e non importa a che prezzo. Non si capisce che la vera scienza produce dubbi non certezze.
La scienza non è climafreghista né climaossesista. Con buona pace dei fans di Angelo Bonelli e di Giorgia Meloni.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.