Fasti e nefasti della destra
post-fascista
No, ora ci si mette pure Luigi Iannone…
Stimo Luigi Iannone al punto di citarlo in
un mio volume (1) come esempio di intellettuale di destra, capace di
riflessione, studio, e soprattutto in grado di evitare quei luoghi comuni della destra postfascista , che, in realtà, tanto postfascista non sembra essere…
Però,
però però… In un pezzo apparso sui blog del “Giornale”, Iannone, riprende un'idea di Vittorio Sgarbi, un tempo erotomane, qualunquista rapsodico, storico dell'arte d’ingegno. A quale "pensata" Iannone si riallaccia? Diciamo a qualcosa di non proprio originale: far
ospitare i Rom a casa (o nei pressi) dei
ricchi e famosi. Gli stessi personaggi, insomma, che tuonano, un giorno sì l’altro pure, contro Salvini, contro i razzisti, eccetera,
eccetera. Il tono dell’articolo però è sarcastico, schernisce e umilia. Non solo la
cosiddetta sinistra al caviale (2).
Certo, so benissimo, scrivevo corsivi sulla prima del "Secolo d'Italia", che i giornalisti tendono sempre ad attagliare la penna al contesto (e sede) di pubblicazione, per ragioni di cortesia, convenienza, eccetera. Chiamala se vuoi, autocensura. Non faccio la morale a nessuno. C'è però un limite a tutto. Io non gradivo suonare il piffero per Gianfranco Fini, così me ne andai (3).
Ora,
si possono scrivere libri, non sempre condivisibili, ma comunque densi (dietro
i quali ci sono molti altri libri letti e studiati) come
per l’appunto fa Iannone, e poi uscirsene con tirate del genere? Per
me è un mistero. Qualcosa però che mi addolora, sconcerta, inquieta.
Perché
- penso - se uno come Iannone,
che studia, se ne esce con pericolose scempiaggini di tal fatta, gli altri
intellettuali postfascisti (per così dire), che non sono degni neppure di attraversargli la strada, non
potranno non andare a ruota libera. E in effetti, basta farsi un giro tra i Social, per mettersi le mani nei capelli: sono "ricicciati" (pardon) tutti, ma proprio tutti, al canto delle sirene salvinian-stellate. E quel che infastidisce è l'aggressività, per ora verbale, e il tono saccente di quelli che rivendicano il copyright, anche apertamente, della "tentazione fascista".
Iannone ha in uscita un volume, da lui curato, su Nolte (Solfanelli). In passato
addirittura, egli intervistò - mostrando grande cultura, quindi
non sfigurando, anzi… - il grande storico
tedesco. Perciò, si tratta sicuramente di lavoro pregevole. Lo dico, di stima: leggetelo.
Però
mi chiedo, e chiedo a Iannone: Nolte, in quello che resta il suo capolavoro, non
mette in guardia dall’usare - siamo negli anni che precedono l’avvento di Hitler - il crudo linguaggio da “guerra civile”?
Ma
lasciamo la parola a Nolte.
“
La guerra civile, per quanto limitata, non si svolgeva solo negli scontri sulle
strade, ma si esprimeva anche e specialmente in saggi teorici, in opuscoli
polemici e in bellicosi articoli di giornale. Come guerra civile intellettuale
essa non cominciò con il governo Brüning, ma si accese piuttosto fin dagli
inizi della repubblica, lontano dai normali contrasti fra i partito che reggevano lo stato, come
reciproca negazione del diritto all’esistenza fra comunisti e anticomunisti
militanti” (4).
E
di esempi, di un linguaggio, da “guerra civile” virtuale, sarcastico, crudo, che
rischia di spalancare le porte alla violenza vera, fisica, Nolte ne offre in abbondanza. E proprio nei termini di una escalation, per così dire, dalle parole ai fatti, processo che, ovviamente, riguardava, con
pari responsabilità, i comunisti e gli anticomunisti. I due estremi, nemici dell'ordine liberale weimariano.
Ora, ripeto, come è possibile, che un intellettuale,
colto e civile, come Iannone, che, tra
l’altro, dovrebbe conoscere il libro di
Nolte a memoria, sposi una causa del genere?
Carlo Gambescia
(1)
Carlo Gambescia, Passeggiata tra le
rovine. Sociologia della decadenza, Edizioni Il Foglio, Piombino (LI) 2016, p. 151.
(3)Carlo Gambescia (con Nicola Vacca) , A destra per caso. Conversazioni su un viaggio, Ediziono Il Foglio, Piombino (LI) 2010 .
(4)
Ernst Nolte, Nazionalsocialismo e
bolscevismo. La Guerra
civile europea 1917-1945, Bur, Milano 1996, p. 143.