José Ortega y Gasset e Julien Freund
Buone
notizie dalla Spagna? Di sicuro, non
quella di un socialista a scartamento
ridotto, Sanchez, che grazie alla lotteria democratica è riuscito a diventare Premier… Sfascerà tutto, alleandosi con Podemos e Indipendentisti,
delle varie tribù, mare e montagna, che già ballano sotto la Luna, evocando i cattivi spiriti del tutto e del contrario di tutto.
No, la
buona notizia non è questa. Allora quali sono?
La
prima è personale, in una mia (rara, credetemi) scorreria libraria nel centro
storico di Roma, ho trovato, e subito acquistato, a un prezzo più che onesto,
direi, veramente, d’occasione, le Obras Completas di José Ortega y Gasset, nove volumi, editi dalla Revista de
Occidente, Madrid. Si tratta di una seconda edizione, 1963-1965. Stato di conservazione, ottimo. Ma il punto non è solo bibliografico o da monomaniaco del libro di
antiquariato (forse, nel caso, modernariato).
Per me i libri sono strumenti di lavoro,
non reliquie da conservare ad uso e consumo di onanismi estetizzanti.
Leggo
Ortega, da più di quarant’anni, prima in italiano, poi in castigliano. Potrei
dire, parafrasandolo, che Ortega è la mia “circunstancia" esistenziale. Il che può apparire
banale… Però è così. Mi ha
accompagnato tutta la vita. Non gli ho
dedicato monografie, però è presente nei miei libri. In uno di questi l’ho definito un “liberale triste”. Ortega: filosoficamente liberale (per un periodo, anche un tantino socialista), politicamente
realista. Il liberalismo è la dottrina dell’ottimismo, il realismo politico rinvia invece al sano vigilare sui fatti. Di qui, certa maliconia sulla natura degli uomini e
della cose sociali. Una malinconica consapevolezza che affiora in tutta
l’opera orteghiana. Intellettuale, però effervescente, dalle molte idee. In
questo senso, saggista per eccellenza.
Ortega non è pensatore da un solo libro. Il
lettore prenda nota del punto.
La
seconda buona notizia è la pubblicazione del magnum opus di Julien Freund, L’essence du politique in lingua
castigliana. In realtà, si tratta di una seconda edizione (la prima risale al
1968) de La esencia de lo político (Centro de Estudios Políticos y Constituticionales, Madrid
2018), magnficamente curata, anche per la traduzione (rivista) da Jerónimo
Molina Cano - massimo studioso europeo del grande sociologo francese - autore di un portentoso studioso
introduttivo, che opportunamente modificato, vedrà luce in edizione italiana.
Dicevamo
di Ortega, uomo dalle molte idee. Julien
Freund, (scomparso nel 1993, Ortega nel 1955), pur essendo, non solo come uomo ma come intellettuale ricco di interessi, i più vari, autore di numerosi e importanti studi, di regola è ricordato per un solo e grandissimo libro. L’essenza
del politico (anche materialmente: siamo davanti a un volume di quasi
novecento pagine). E, di riflesso, per una sola, altrettanto maestosa idea: semplificando (forse troppo), quella che il politico resta, la politica passa. La forma della politica, pur incarnando, di volta in volta, contenuti storici differenti, resta sempre uguale a se stessa, prescindendo quindi dalle tipologie di regime politico (democratiche o meno).
Per quale ragione il politico resta fedele a se stesso? Come roccia solitaria sulla quale si abbattono le onde della storia? Perché si nutre di costanti, o “presupposti” come quelli tra comando e obbedienza, pubblico e
privato, amico e nemico. Le eterne regolarità del politico.
Forzando
il pensiero di Ortega e unendolo alle intuizioni di Freund,
si potrebbe dire, con uno spostamento di piano (dalla vita individuale,
storica a quella collettiva), che il politico è la "circostanza" che avvolge l’uomo
trans-storico. Ciò significa, che
anche Freund è un liberale triste.
Perché egli ritiene, come Ortega, che esistono vincoli e limiti all’agire
umano. Limitazioni che si manifestano come veri e propri fatti. A guardia dei quali è compito degli studiosi restare, sotto ogni clima politico: sole o pioggia, vento, neve e ghiaccio. Senza mai deflettere. Certo, come è noto, al soldato, per così dire, della scienza e della filosofia sociali piace combattere più che fare la guardia. Ma qualcuno deve pur farla.
Ecco l'importanza della lezione di Ortega e Freund, attentissime sentinelle. Della verità dei fatti.
Carlo Gambescia