E tu di che opposizione sei?
Caduta di Prodi (2008). Deputati An, festeggiano, non proprio in stile Westminster. Mal gliene incolse. Dove sono finiti? |
Abbiamo,
finalmente un governo. Anche in senso formale, perché dopo il
Senato, anche la Camera ha votato
la fiducia alla coalizione giallo-verde. E l’opposizione? Una parola, definirla tale…
Come in tutti i
sistemi proporzionali, le opposizioni si riuniscono solo per distruggere il comune nemico: la maggioranza di governo. Per poi dividersi di nuovo. Per una esempio
storico, nella Germania di Weimar, proporzionalista, comunisti e nazisti, fecero
tutto quel che era possibile per abbattere il governo socialdemocratico. Alla fine, riuscirono, e bene. Ma solo Hitler passò all’incasso. Dopo di che avviò i comunisti (salvo quei
sindacalisti pronti a passare, armi e bagagli, ai sindacati nazisti) verso i campi
di concentramento. Dove ad attenderli c’erano i socialdemocratici e oppositori vari.
In
Spagna, per contro - notizia di questi
giorni - dove si applica il proporzionale
( che però, per struttura ridotta dei collegi, privilegia i partiti maggiori), esiste il meccanismo della sfiducia
costruttiva, che impone,
automaticamente un nuovo Premier, in
sostituzione di quello sfiduciato. Tuttavia, che poi si riesca, a governare, con maggioranze
di fortuna, è altra cosa. L’istituto esiste anche in Germania, Belgio,
Israele e in alcuni paesi dell’Est. Di regola, esso serve per accompagnare i partiti (tutti) alle elezioni. Diciamo in modo indolore, o quasi.
Pertanto,
il proporzionale (con correttivo o meno), non solo può determinare maggioranze,
politicamente anomale (prima e dopo le elezioni), come è accaduto in Italia, ma anche
opposizioni incapaci, ripetiamo, di
trasformarsi (sfiducia costruttiva o meno) in maggioranze parlamentari
politicamente coese ed efficaci. Di conseguenza, il ricorso alle urne sembra l’unica medicina, neppure risolutiva, in grado di curare i mali del proporzionalismo.
Questo
sul piano formale. Su quello
sostanziale, le cose vanno addirittura peggio.
Ci spieghiamo subito.
Le
opposizioni, proprio perché consapevoli della loro totale irresponsabilità
politica ( poiché sono certe di non essere chiamate a governare, dunque di dover rendere conto, eccetera), devono però al tempo
stesso: uno, differenziarsi dai programmi delle maggioranze (spesso coalizionali,
quindi già contraddittori di proprio); due, diversificare le proprie idee da quelle delle opposizioni
concorrenti. Insomma, non dovendo rispondere di nulla, e costrette a dire sempre qualcosa che colpisca l'attenzione dell'elettore, giocano a spararle, e di grosse.
Sicché
al ciclo elettorale delle promesse
programmatiche, che non devono essere mantenute, perché si sono perdute le
elezioni, va a sommarsi il ciclo
post-elettorale dell’irresponsabilità sistematica. Le varie
opposizioni si confrontano in Parlamento all’insegna del tutti contro tutti, puntando
su un opportunistico, quanto
irrealistico, gioco al ribasso o al rialzo, contro il governo, in base alle circostanze.
A
ciò si aggiunga il fattore CN. Che sta per Carattere Nazionale. Ossia l’inevitabile tendenza, che accomuna quasi tutti i partiti italiani (e gli italiani stessi), al demagogico culto comune dell’assistenzialismo: una
specie di poker d’assi, tipicamente italiano, da
calare ogni volta (dalle pensioni di invalidità a tappeto di democristiana memoria
al reddito di cittadinanza pentastellato), che fa
vincere le elezioni e lievitare il
deficit pubblico, condannando al fallimento governi via via sottoposti a una crescente e insostenibile pressione economica e sociale, da parte di un cittadino (parola grossa...) che desidera egoisticamente socializzare perdite e privatizzare i profitti.
Come risulta evidente, tutti
questi fattori negativi ( dal sistema proporzionale al gioco al rialzo di tutto i partiti, di
governo come di opposizione, prima, durante e dopo le elezioni) finiscono per rendere l'Italia ingovernabile.
Di
regola, invece, il maggioritario è più
affidabile. Nell’ esperienza italiana non ha funzionato, perché innestato su
coalizioni e non su partiti unici, programmaticamente forti e politicamente coesi.
Negli anni del bipolarismo imperfetto
tra Dc e Pci, il proporzionalismo in
qualche modo invece funzionò, perché basato su due forze principali, abbastanza
coese, e comunque inchiodate, a causa della Guerra fredda, nei
rispettivi ruoli di maggioranza e opposizione, salvo però accordarsi o
dividersi su alcune questione specifiche. Ma questa è un'altra storia.
Ora
invece siamo al tutti contro tutti. Ad esempio, i giornali di oggi evidenziano i nodi critici,
interni alla maggioranza giallo-verde, come d'altro canto, enfatizzano le inevitabili divisioni tra variopinte opposizioni, unite solo dal desiderio di far esplodere ogni possibile contraddizione, interna ed esterna alla maggioranza. Per andare dove? Bella domanda. Nessuno dice.
Per
colmo dell’ironia, su questi basi,
elettorali, governative e politiche, ci
si vorrebbe “far rispettare in Europa”.
Sarà
dura. Anzi durissima.
Carlo Gambescia