La copertina de "L’Espresso"
Tra i due litiganti, la democrazia non gode
Diciamo
subito che la copertina de “L’Espresso” non ci piace. Avremmo preferito le foto di Salvini, Di Maio e Conte, con un strillo, che invece, più o meno, poteva essere questo: “Il partito dei mediocri.
Come si affonda l’Italia”.
Insomma, una
copertina, forse di impatto minore, ma incentrata sull’invito
al ragionamento. Per contro, la scelta fatta non invita all’argomentazione bensì alla pura e semplice contrapposizione tra coloro, in particolare certa
sinistra, che vogliono aprire le porte a
tutti, e chi, la destraccia razzista, vuole chiudersi dentro casa.
Un
copertina come quella de “L’Espresso” fa un favore a Salvini e accoliti:
cade prigioniera del gioco dell’avversario. Che così potrà
atteggiarsi a vittima. E, di riflesso, aizzare il “popolo” dei suoi elettori contro gli immigrati, clandestini e
non, difesi dalla sinistra, dei “signori”.
Nell’
ultimo anno, con Minniti, al Ministero degli Interni, prima dell'avvento dei "la pacchia è finita" (che finezza, eh...), i barconi erano spariti
dalle prime pagine, un atteggiamento mediatico confermato dagli eccellenti dati
forniti dal Ministero: gli sbarchi ridotti del novanta per cento.
Quella è la politica che funziona, senza proclami, eccetera, eccetera.
Purtroppo
gli elettori, non hanno capito, e hanno mandato il Partito Democratico a casa,
facilitandone l’involuzione, per così dire,
castrista, estesasi a quasi tutta la sinistra, che ha portato a copertine come quella
de "L'Espresso".
Salvini,
come ogni populista sta imbrogliando i suoi elettori, amplificando la paura, screditando gli
avversari, giocando sul muro contro muro.
Si dirà è la democrazia bellezza. Salvini è stato votato dal "popolo sovrano". I
Cinque Stelle, ormai in balia del leghista, sono stati anch'essi votati dal "popolo sovrano".
Diciamo
che invece è la probabile fine della
democrazia. Perché Salvini non potendo
mantenere le fantasiose promesse
economiche e sociali pigerà sull’acceleratore del capro espiatorio, accentuando gli attacchi razzisti. La
sinistra, che invece vuole dimenticare (come per uno stramaledetto spiritaccio da
cupio dissolvi) ciò che di buono, non poco, ha fatto il governo Renzi, a cominciare dalle politiche di Minniti, si prepara, come prova la copertina
de “L’Espresso”, a ribattere colpo su colpo: irrazionalità a irrazionalità: pallottole retoriche contro pallottole retoriche. Per ora.
Insomma, per dirla alla buona, tra i due litiganti, la democrazia non gode. Soprattutto perché il dibattito pubblico rischia di essere
confiscato da due questioni immaginarie:
aprire a tutti, chiudere a tutti. Con contraccolpi per la democrazia - ripetiamo - che
potrebbero essere devastanti. Tra i
quali, non possiamo non ricordare quel diffuso senso di isolamento politico, ma persino psicologico, interiore addirittura, che sta pervadendo l’elettorato
moderato, liberale e riformista, il "sale sociologico" della democrazia rappresentativa: elettori che non
si riconoscono nel populismo, a sfondo razzista di Salvini, né nella retorica sbrodolona che trasuda dalla copertina de “l’Espresso”.
Elettori che vagano in cerca di rappresentanza politica. Ma
questa è un’altra storia.
Carlo Gambescia
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