domenica 17 giugno 2018

La copertina de "L’Espresso"
Tra i due litiganti,  la democrazia non gode



Diciamo subito che la copertina de  “L’Espresso”  non ci piace. Avremmo preferito  le foto di Salvini, Di Maio e Conte, con  un strillo, che invece,  più o meno,  poteva  essere questo: “Il partito  dei mediocri. Come si affonda l’Italia”. 
Insomma, una copertina,  forse  di impatto minore, ma incentrata sull’invito al ragionamento. Per contro, la scelta fatta non invita all’argomentazione  bensì  alla pura e semplice contrapposizione tra coloro, in particolare certa sinistra,  che vogliono aprire le porte a tutti,  e  chi, la destraccia razzista, vuole chiudersi dentro casa.
Un copertina come quella de “L’Espresso”  fa un favore a Salvini e accoliti: cade  prigioniera  del gioco dell’avversario.  Che così potrà  atteggiarsi a vittima.  E, di riflesso,  aizzare il “popolo” dei suoi  elettori contro gli immigrati, clandestini e non, difesi dalla sinistra, dei “signori”.
Nell’ ultimo anno, con Minniti, al Ministero degli Interni, prima dell'avvento dei "la pacchia è finita" (che finezza, eh...),  i barconi  erano spariti dalle prime pagine, un atteggiamento mediatico confermato dagli eccellenti dati forniti dal Ministero: gli sbarchi ridotti del novanta per cento. Quella è la politica che funziona, senza proclami, eccetera, eccetera. 
Purtroppo gli elettori, non hanno capito, e hanno mandato il Partito Democratico a casa, facilitandone l’involuzione, per così dire,  castrista,  estesasi  a quasi  tutta la sinistra,   che ha portato a copertine come quella de "L'Espresso".
Salvini, come ogni populista sta imbrogliando i suoi elettori,  amplificando la paura, screditando gli avversari, giocando sul muro contro muro.    Si dirà è la democrazia bellezza.  Salvini è stato votato dal "popolo sovrano". I Cinque Stelle, ormai in balia del leghista, sono stati anch'essi votati  dal "popolo sovrano".  
Diciamo che  invece è la probabile fine della democrazia.  Perché Salvini non potendo mantenere le fantasiose  promesse economiche e sociali  pigerà sull’acceleratore del capro espiatorio, accentuando gli attacchi razzisti.  La sinistra, che invece vuole dimenticare (come per uno stramaledetto spiritaccio da cupio dissolvi)  ciò che di buono, non poco, ha fatto il governo Renzi, a cominciare dalle politiche di  Minniti, si prepara, come prova la copertina de “L’Espresso”, a ribattere colpo su colpo: irrazionalità a irrazionalità: pallottole retoriche contro pallottole retoriche. Per ora.
Insomma,  per dirla alla buona, tra i due litiganti, la democrazia non gode. Soprattutto perché  il dibattito pubblico rischia di essere confiscato da  due questioni immaginarie: aprire a tutti, chiudere a tutti. Con contraccolpi per la democrazia - ripetiamo -  che potrebbero essere devastanti.  Tra i quali, non possiamo non ricordare  quel diffuso  senso di isolamento politico, ma persino psicologico, interiore addirittura,  che sta pervadendo l’elettorato moderato, liberale e  riformista, il "sale sociologico" della democrazia rappresentativa: elettori che non si riconoscono  nel populismo, a sfondo razzista di Salvini, né nella retorica sbrodolona che trasuda dalla copertina de “l’Espresso”. 
Elettori  che vagano  in cerca di rappresentanza politica.  Ma questa è un’altra storia.   


Carlo Gambescia

                        

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