venerdì 8 giugno 2018

Un popolo "sovrano"  di  tifosi
“Anvedi,  che alleato ci siamo scelti”



A un  "popolo sovrano"  - il termine sembra tornato di moda -   che sogna di andare in pensione a cinquant’anni,  che vuoi che gliene freghi  dell’Europa, dell’Atlantismo, della crescita economica e, alla fin fine, della libertà.  Si fa tifo per l’Italia, come per la  nazionale, solo quando vince. E Salvini e Di Maio (Conte non Conta) hanno  promesso  di vincere la Coppa del  Mondo. E gli italiani dietro festanti,  perché,  sperano di poter coniugare dolce far niente e spirito di nazione.  Paraculaggine (pardon) e frasi altisonanti. Una specie di secondo Risorgimento del nullafacente.  Un vita in vacanza con i soldi dello stato. Il sogno di Pulcinella.
Non è la prima sbornia storica.
Diciamo che la prima,  in assoluto, fu con Mussolini, che però, quando dalla teoria volle  passare  alla pratica,   sostituendo ai fucili di legno quelli veri, "il popolo sovrano" senza pensarci troppo,  scelse, per dirla in sociologhese,  il riflusso nel privato.  E il Duce venne pensionato  in  anticipo e, diciamo,  per le spicce. Sicché  fu  esodato, appendendolo a un palo della benzina,  ancora prima della legge Fornero.
La seconda sbornia storica rinvia agli anni Novanta. E sull’etichetta, oltre alle istruzioni per il lavaggio (dei capitali), porta il nome di Berlusconi. Anche qui fu amore a prima vista. Il “popolo sovrano” pensò subito che finalmente  era arrivato  uno che avrebbe lavorato per tutti. Il Cavaliere da solo avrebbe mantenuto sessanta  milioni di italiani. Non poteva essere. E anche Berlusconi venne esodato. Non dalla legge Fornero. Ma da chi riteneva, giustamente,  in Europa, che la matematica non fosse  un’opinione.
La terza sbornia è di questi giorni. E ne abbiamo già parlato. Salvini e Di Maio, che però si sono fatti furbi,  per evitare di essere a loro volta esodati (“non si mai”),  hanno annunciato che abrogheranno la legge  Fornero. Chi pagherà le  pensioni degli italiani?   Visto che si vogliono chiudere le frontiere. Putin? Con il gas (si spera non nervino).  Sembra  che oggi  gli italiani, nella loro faciloneria,  siano entusiasti del piccolo Zar.  
Ettore Scola, scomparso due anni fa,  non era il nostro regista preferito, però sapeva, magistralmente, cogliere e sintetizzare uno stato d'animo collettivo,  trasformandolo in immagini icastiche.  In quello che resta  forse il suo film migliore, “Una giornata particolare”, mette  in bocca a un fascistone,  di ritorno, tronfio, dalla  parata per la visita romana di Hitler,  la seguente frase: “Anvedi,  che alleato ci siamo scelti”. Furono le ultime parole famose.
Hitler, allora piaceva, al “popolo sovrano”. Proprio come oggi piace Putin. E come piacciono Salvini e Di Maio,  Che dio (va bene pure quello "delle città", dei Pooh),  ci aiuti.  

Carlo Gambescia