Un popolo "sovrano" di tifosi
“Anvedi, che alleato ci siamo scelti”
A
un "popolo sovrano" - il termine sembra tornato di moda - che sogna di andare in pensione a cinquant’anni, che vuoi che gliene
freghi dell’Europa, dell’Atlantismo,
della crescita economica e, alla fin fine, della libertà. Si fa tifo per l’Italia, come per la nazionale, solo quando vince. E Salvini e Di
Maio (Conte non Conta) hanno promesso
di vincere la Coppa
del Mondo. E gli italiani dietro
festanti, perché, sperano di poter coniugare dolce far niente
e spirito di nazione. Paraculaggine (pardon) e frasi altisonanti. Una specie di secondo Risorgimento del nullafacente. Un vita in vacanza con i soldi dello stato. Il
sogno di Pulcinella.
Non
è la prima sbornia storica.
Diciamo
che la prima, in assoluto, fu con
Mussolini, che però, quando dalla teoria volle
passare alla pratica, sostituendo ai fucili di legno quelli veri, "il popolo sovrano" senza pensarci troppo, scelse, per dirla in sociologhese, il riflusso nel privato. E il Duce
venne pensionato in anticipo e, diciamo, per le spicce. Sicché fu esodato, appendendolo a un palo della benzina, ancora prima della legge Fornero.
La
seconda sbornia storica rinvia agli anni Novanta. E sull’etichetta, oltre alle
istruzioni per il lavaggio (dei capitali), porta il nome di Berlusconi. Anche qui fu amore a
prima vista. Il “popolo sovrano” pensò subito che finalmente era arrivato
uno che avrebbe lavorato per tutti. Il Cavaliere da solo avrebbe
mantenuto sessanta milioni di italiani. Non poteva essere. E anche Berlusconi venne
esodato. Non dalla legge Fornero. Ma da chi riteneva, giustamente, in Europa, che la matematica non fosse un’opinione.
La
terza sbornia è di questi giorni. E ne abbiamo già parlato. Salvini e Di Maio,
che però si sono fatti furbi, per evitare di essere a loro volta esodati (“non
si mai”), hanno annunciato che
abrogheranno la legge Fornero. Chi pagherà le pensioni degli italiani? Visto che si vogliono chiudere le frontiere. Putin? Con il gas (si spera non nervino). Sembra che
oggi gli italiani, nella loro
faciloneria, siano entusiasti del piccolo Zar.
Ettore Scola, scomparso due anni fa, non era il nostro regista preferito, però sapeva, magistralmente, cogliere e sintetizzare uno stato d'animo collettivo, trasformandolo in immagini icastiche. In quello che resta forse il
suo film migliore, “Una giornata particolare”, mette in bocca a un fascistone, di ritorno, tronfio, dalla parata per la visita romana di Hitler, la seguente frase: “Anvedi, che alleato
ci siamo scelti”. Furono le ultime parole famose.
Hitler,
allora piaceva, al “popolo sovrano”. Proprio come oggi piace Putin. E come piacciono Salvini e Di Maio, Che dio (va bene pure quello "delle città", dei Pooh), ci aiuti.
Carlo Gambescia