Il cretinismo populista, nuova lebbra di massa
Macron ha sempre (più) ragione
I
lettori più eruditi, quelli che apprezzano, quando scriviamo di argomenti alti (teoria politica e
sociologica), devono avere
pazienza. Rischiamo di essere ripetitivi. Però non possiamo esimerci dal criticare, quasi
quotidianamente, le pericolose
stupidaggini a gogò di un governo che
rischia di rovinare l’Italia. È un
dovere civile. Alcuni si sottraggono, per andare a caccia di farfalle. Altri invece hanno perso addirittura la testa per i populisti. Infine, ci sono quelli, in cerca di rivincite, che credono di scorgere nel governo giallo-verde una testa di ponte verso una specie di fascismo del XXI secolo. Noi invece stiamo con Macron. Parigi o cara. Consapevoli del fatto che non siamo i primi né saremo gli ultimi a guardare verso la Francia come faro di libertà. Quest'ultima frase un tempo ci appariva retorica. Ora non più. Comprendiamo perfettamente il tormento degli antifascisti, un tempo, costretti a emigrare. Purtroppo.
Pertanto
non possiamo non apprezzare l’atteggiamento del Premier francese. Macron sta alzando, giustamente, i toni, perché ha intuito tutto.
In particolare, non è sfuggita alla sua già notevole attenzione per le questioni europee, il profilarsi di certa acquiescenza politica alle grossolane minacce
del governo giallo-verde italiano. Sì, concordiamo: il populismo è una lebbra che si chiama stupidità di massa.
In
Italia, come dicevamo, molti hanno perso la testa. Del resto del fascismo che cosa si
ricorda? Non la mancanza di libertà
(roba da “signori”, per gli “anti-casta” e i "forconi" nostrani), ma la cassa mutua e le altre misure sociali. E quali sono piatti forti del governo in
carica? Reddito di cittadinanza, servizi sociali a gogò, ma “solo per gli
italiani”, interventi pubblici a pioggia, posto fisso, chiusura domenicale
degli esercizi commerciali, e via folleggiando. Chi pagherà? Boh... Tra l’altro si
vogliono pure ridurre i tributi.
Patetica,
inoltre, l’evocazione delle “povertà”
italiane del Vicepresidente del
Consiglio Luigi Di Maio al suo primo appuntamento sociale in Europa. Siamo tra le
nazioni più ricche del mondo è parlare della povertà italiana è semplicemente ridicolo. Se esiste, è un fenomeno sotto controllo. E, tutto sommato, fisiologico: la curva di Pareto docet .
Stupido
invece, l’atteggiamento dell’altro Vicepresidente del Consiglio, Matteo
Salvini. A parte il clima di conflittualità permanente da lui inaugurato, si pensi al suo atteggiamento da guappo - non troviamo altro termine - sulla questione scorte. Ora, Saviano potrà anche essere antipatico, potrà anche essere mediocre scrittore, potrà essere, di negativo, tutto quel si desideri. Ma, ecco il punto, è noto in tutto il
mondo. L’Italia, piaccia o meno, mediaticamente, esporta due cose: la Mafia e il dottor Saviano. Giocare perfidamente, a colpi di twett, sulla possibilità
di ritirargli la scorta, non aiuta a far
bella figura all’estero. E favorisce l'idea che al governo ci sia la Piovra che vuole liberarsi di uno scrittore scomodo, mondialmente scomodo. Ma così sono fatti i nazionalisti, pardon i
sovranisti. Se ne fregano. Come i guappi. Fino a quando qualcuno non presenti loro il
conto. Talvolta, salatissimo, come nel 1945.
Pertanto
i nostri populisti sono patetici,
stupidi e per questo pericolosi. Perché imprevedibili. Di qui, quel timore, che facciano altri danni, soprattutto
all’ idea europea. Che ha favorito, come deve aver intuito Macron, un atteggiamento
di acquiescenza - da ultima la Merkel , per non parlare di politici minori - alle “sparate” di Matteo Salvini
e alle melensaggini di Luigi Di Maio. Quindi,
ben fa, ripetiamo, Macron, a parlare di lebbra e contagio. Lebbra della
stupidità politica. Il caso è grave, epocale, inusitato, altro che quote, Ventimiglia, redistribuzione degli immigrati. E spieghiamo
perché.
Per la prima volta dal 1945, con
l’ascesa al potere dei giallo-verdi, è entrato nelle stanze di Palazzo Chigi il cretino di massa. Non parliamo dell' "uomo dimenticato" ( "forgotten man") che ha portato al potere Trump. Negli Stati Uniti, "uomini dimenticati" e "uomini non dimenticati" sono in perfetto accordo sui
principi del capitalismo. Si discute solo di come gestire una "macchina", comunque ritenuta, da ogni americano, una delicata fonte di benessere. E poi, protezionismo o meno, risorse e posizione dominante degli
Usa, non sono quelle dell’Italia. Quindi, gli americani, non sono né stupidi né patetici. Trump ha macinato
miliardi di dollari, non parole in libertà come Salvini e Di Maio. Il primo conosce
e apprezza il capitalismo, i secondi, al massimo, hanno giocato qualche volta,
da bambini, a Monopoly. Senza neppure
divertirsi.
Per
venire al cretino di massa diciamo che è solo preoccupato
del proprio benessere, ma nel modo sbagliato, perché - ecco la differenza con gli Stati
Uniti - non si sente solidale con le cause di questo benessere. In Italia,
ma anche in Europa, dove vincono i populisti, si vuole il capitalismo senza il capitalismo; si
vuole il denaro senza le banche; si vuole lo stipendio senza lavorare; si vuole la democrazia senza il liberalismo; si vuole l’unità Europea senza l’unità
Europea. E così via.
Siamo
dinanzi a un cretino, e per giunta di massa, come prova l’ultimo voto (non solo
in Italia, ripetiamo), che non è in grado di capire,
da dove viene, dov’è, dove va. Pronto a inseguire il primo demagogo che promette la Luna , senza fare i sacrifici
per arrivare sulla Luna.
Per
fare un esempio classico, il cretino di massa, si comporta alla stregua del popolo (meglio plebe) nelle antiche sommosse per il pane. Come cercava di procurarselo? Svuotando e distruggendo forni e mulini. Manzoni, da perfetto sociologo ante litteram ha scritto pagine
indimenticabili.
Per
farla breve: il cretino di massa non capisce
che la civiltà può essere mantenuta
solo a prezzo di grande impegno( anche come necessaria difesa dell' ingentilimento e dell' umanità nei
costumi), sicché, a torto, per bocca di Salvini e Di Maio (Conte non Conta), il cretino di massa ritiene invece che la propria funzione sia quella di
esigere perentoriamente, quasi fosse diritto imprescrittibile, quel che invece è frutto di secoli di lavoro,
sforzi e cautele. Tutto ciò, qualcuno lo ricordi ai nostri eroi populisti, si chiama anche "civiltà delle buone maniere".
Macron,
che per preparazione e dirittura politica, forse più della Merkel (che
studiava il russo nella DDR, la lingua franca per fare carriera all'Est), capisce perfettamente la brutta china presa
dagli eventi. Perciò non può non tacere. E per giunta ha ragione, perfettamente
ragione. Il
tono è duro. Ma la gravità della situazione lo impone.
Concludendo, Macron ha sempre (più) ragione.
Carlo Gambescia