sabato 23 giugno 2018

Caro Corrado Ocone,
con i populisti, il modello Westminster non serve…



Caro Ocone,  ho letto il tuo articolo (*),  dove  si  consiglia come "sopravvivere" alla situazione politica che si è creata  in Italia (non da sola, ovviamente, ci sono  cause e responsabili). "Sopravvivere" da liberali, of course.  Nel titolo si propone   un “manuale di sopravvivenza liberale”.
Che si riduce a che cosa?  A una “cultura liberale

attenta solo a che siano rispettate le regole del gioco:[che] vigila a che nessuno, non avendo in tasca la Verità assoluta, pretenda di sopraffare l’altro nel gioco politico, che è per sua natura di composizione e mediazione di interessi.

Ti dico subito, se mi passi la battuta (poi mi farò più serio), che  parlare agli italiani di rispetto delle regole è come consigliare a Dracula di succhiare latte.  Nel pezzo  parli dell'importanza del liberalismo teorico prima che politico. Concordo. A meno che non si trasformi in dottrinario. Inoltre non vedi la necessità, che è anche impossibilità di un partito liberale. Concordo. Inoltre, poni l’accento, delineando un liberalismo che ritieni possibile, dunque realistico,  sulla  centralità dell’individuo. Concordo.   Insisti pure sul dovere di  evitare attacchi preconcetti agli avversari, perché nessuno di noi ha la “verità in tasca”.   Mai "delegittimare" l'avversario ( il lettore si appunti quest'ultimo termine).  Infatti,  sostieni che  
  
 “non si può  [...]  delegittimare moralmente l’avversario politico prima ancora che si metta all’opera, dimenticando che questo governo non ha alternative ed è composto da forze politiche che hanno avuto la maggioranza dei consensi democraticamente espressi. Si provi piuttosto a costruire un’alternativa credibile per il futuro, controllando e criticando ovviamente questo governo in ogni suo atto ma senza spostare il discorso, come era già avvenuto con Berlusconi, sul terreno ad esso non consono della morale (o dell’estetica!). Fra l’altro, è un’atteggiamento che non paga nemmeno politicamente”.

Mi dispiace, ma sul punto non concordo.  Qualche anno fa  scrissi un libro (**), dove  -  da liberale assiduo di tutti gli ambienti politici-  rimproveravo  ai liberali di  non aver capito la grande lezione del  realismo politico (non tutti, ovviamente).  Alla presentazione ebbi l’onore di averti tra i relatori.  Noto, purtroppo,  che si persevera.   
Che senso ha parlare di delegittimazione dell’avversario, quando l’agenda è fissata d'imperio morale dall’avversario stesso? Insomma, quando essa non si fonda su un orizzonte politicamente comune?  Che senso ha perciò  parlare di regole quando è l’ avversario il primo a travisarle e  calpestarle?      
Nel mio libro, ponevo alla base di un liberalismo archico, politicamente realista,  la distinzione amico-nemico,  attingendo a pensatori come  Burke, Freund, Tocqueville, Pareto, Mosca, Ferrero, Croce Weber, Ortega,  De Jouvenel, Röpke, Aron e Berlin.  In sostanza, nel libro scrivevo questo: attenzione,   realismo politico non è passiva accettazione dei fatti compiuti, ma distinzione tra nemico e avversario, per comportarsi di conseguenza. Se l’agenda politica è fissata dal nemico, sebbene regolarmente votato  -   non dall’avversario, attenzione -    che non ci rispetta e che  ci vuole distruggere,  chiedere, o peggio ancora implorare,  il rispetto delle regole da un nemico ( ripetiamo, non un avversario che le condivida con noi) è patetico, pericoloso, autodistruttivo. Certo, il confine è sottile. Però è qualcosa, se non si è feticisticamente dottrinari, che si può avvertire nell'aria. Insomma, Salvini e Di Maio, non sono sicuramente né liberali né riformisti. Dicono cose, che non dispiacerebbero a Mussolini e Hitler.  Sono nemici, non avversari. 
Tu, caro Ocone,  con il tuo liberalismo dottrinario,  delle regole, ottimo per i salotti di Elena Croce,  ma pessimo per le piazze e i social,  terreno di caccia di pericolosi arruffapopoli (di più, il primo) come  Salvini e Di Maio,  rischi di finire stritolato, e con te rischiano di essere sbriciolati gli italiani che disgraziatamente  dovessero seguire i  consigli racchiusi nel  tuo “manuale di sopravvivenza”.
Rispetto delle regole?  Nei riguardi di chi?   Verso chi cinicamente gioca al subbuteo  con i barconi dei disperati nel Mediterraneo?  Verso chi insulta - o tace, peggio -   uno scrittore nel mirino della camorra e della mafia, antipatico quanto vuoi,  ma sacrosanto simbolo della libertà di pensiero?  Verso chi non capisce che i cugini francesi, hanno pagato, e stanno pagando al terrorismo islamista  un tributo altissimo? Che noi neppure ci sogniamo? E che  nelle loro periferie hanno centinaia di migliaia di possibili  nemici interni? Verso chi ha messo in agenda, creando un clima politico surreale,  la lotta ai vaccini? Il vivere, asserviti, a spese dello stato?   Il nazionalismo e il protezionismo?  Verso il sovranista che però  ci vuole vendere al piccolo  zar Putin?   E potrei continuare.  Insomma,  siamo dinanzi  non al  partito laburista o socialdemocratico, ma al purissimo  e velenoso distillato di una cultura profondamente antiliberale e antiriformista. Costoro, ripeto, non sono avversari, sono nemici.  Se poco poco si consolidano elettoralmente e istituzionalmente, altro che democrazia dell'alternanza...  Altro che modello Westminster...       
Mi sarebbe perciò,  fin troppo facile citare il precedente del fascismo e dei fascisti, scambiati quasi tutti dai  liberali di allora, per liberali dalle mani lunghe, che dopo avere fatto pulizia, sarebbero tornati all’ovile.  Finì, come  sappiamo.
Certo, mi potresti rispondere,  che non è così, che non ci sono gli squadristi, e che è nel  Dna italiano, come hai scritto,  vedere fascisti ovunque eccetera, eccetera.   Diciamo per ora. Concedo.   
Però se questo governo, che tu vuoi contrastare in stile Westminster, con una pistola ad acqua,   dovesse fallire,  i "governanti"  che verranno dopo potrebbero essere addirittura ancora più pericolosi. Non dimentichiamo  che  il populismo di Tangentopoli,  alla prima (secondo la logica della potenze matematiche),  ha prodotto  Berlusconi, populista alla seconda,  che a sua volta  non ha prodotto Monti (un puro e semplice "intermezzo tecnico"), bensì il successivo populismo  alla terza  di Renzi,  nonché  il populismo alla quarta di Salvini e Di Maio.  La tendenza è  rialzo. Si prepara un'esplosione atomica.  E proprio  in caso di fallimento, un secondo "intermezzo tecnico", potrebbe essere  ancora più duro di quello montiano.   Il  che determinerebbe, inevitabilmente, un populismo alla quinta  potenza.  Un nuovo fascismo? Dna o non Dna,  caro Ocone, ragionaci sopra. 
Certo, si può  anche ironizzare  sulla nostra teoria matematica del populismo. Però i fatti non cambiano: aspettare, nascosti dietro Westminster, per vedere l’effetto fa, come cantava Jannacci, è inutile, sciocco  e  pericoloso.  
Qui, serve invece  un appello a tutte le residue  forze non populiste,  nel Parlamento,  nella società, nelle istituzioni, anche non civili, per una concentrazione, possibilmente anche di governo, emergenziale, ma liberale e riformista,  che si  stringa a  Bruxelles  e punti  sull'aiuto delle forze antipopuliste presenti  in  Europa e in tutte le sedi internazionali. La democrazia liberale va protetta dai suoi nemici. Se ne cade una, per effetto domino,  possono cadere tutte.  Ecco il messaggio, forte e chiaro, che deve partire dal  Paese.   
Prima che sia troppo tardi, l’Italia deve mettere in agenda se stessa. E presentarsi  agli occhi  del mondo,  come baluardo contro il populismo internazionale. Certo, l'Italia non è il Venezuela, è un paese ricco. Ma proprio per questo la sua caduta sarebbe ancora più grave.        
Caro Ocone, altro che rispetto delle regole, aspettare e vedere. E giunto il  momento in cui  la libertà va difesa con la spada. Ripeto,  prima che sia troppo tardi. Si chiama, liberalismo archico. 

Carlo Gambescia  

         
             
(*)  Pubblicato sull’ “Intraprendente”:  http://www.lintraprendente.it/2018/06/manuale-di-sopravvivenza-liberale/

(**) Carlo Gambescia, Liberalismo triste. Un percorso. Da Burke a  Berlin, Edizioni Il Foglio, Piombino (Li), 2012 -  https://www.edizioniilfoglio.com/copia-di-oreste-del-buono-6