La destra attacca la magistratura “politicizzata” e “pro migranti” impersonata, dal capro espiatorio di turno: la dottoressa Apostolico, giudice a Catania, "colpevole" di avere rimesso in libertà alcuni migranti clandestini, non in nome delle legge ma perché dalla loro parte, come proverebbe il video di una manifestazione che la riprende al fianco di manifestanti per i diritti dei migranti.
La prima reazione, di pelle, diciamo da talk show, da politica urlata, è quella della famigerata pagliuzza e trave.
Cioè la destra attacca la “politicizzazione” della magistratura, nella figura della dottoressa Apostolico, magistrato nella lontana Sicilia (pagliuzza), quando a Roma, nel centro del potere, al Ministero di Grazia e Giustizia, siede un ex magistrato schierato con la destra da sempre, Carlo Nordio (la trave).
A dire il vero il Ministro si definisce liberale. Lo sarà pure, ma di destra, al punto da iscriversi nel 2022 a Fratelli d’Italia, cioè un partito da manuale del perfetto antiliberale.
Un partito, che proprio per insistenza di Giorgia Meloni (così sembra), lo ha nominato alla Giustizia. Certo, da magistrato in pensione… Però si dia una rapida occhiata alla voce Nordio su Wikipedia per capire da quale parte è sempre stato. Anche da magistrato.
Però il vero nocciolo della questione non è la caccia al magistrato “politicizzato”, di destra o di sinistra, ricorrendo all’appello al popolo, anch’esso di destra o di sinistra. E non è neppure la difesa, a turni alterni, della libertà di pensiero del magistrato che è un essere umano come tutti gli altri.
Cosa, quest’ultima, che dovrebbe essere data per scontata. Cioè che il magistrato non può essere una specie di macchinetta dei caffè capace di emettere sentenze in automatico. E invece no. A destra (citofonare Feltri) come a sinistra (citofonare Travaglio), quando fa politicamente comodo si pretende la neutralità affettiva. E si aizzano le folle.
In realtà la vera questione si chiama “umanità”: un sentimento di solidarietà umana, di “comprensione” (il lettore prenda appunto) e di indulgenza verso gli altri uomini che viene prima delle leggi scritte. O per meglio dire un sentimento che impedisce di tramutare l'Altro in sottouomo (untermensch, come professavano i nazisti), in spazzatura, in qualcosa da rimuovere come una malattia incurabile.
Di solito questo sentimento di “comprensione”, come insegna la storia sociale, è sempre stato patrimonio di pochi intellettuali, o comunque di poche persone. La gente comune ha sempre preferito andare per le spicce. Huizinga ci ha donato pagine memorabili, sui condannati, comprati un tanto al chilo, per essere squartati dinanzi a folle eccitate. La stessa chiesa puniva con il fuoco i suoi eretici in piazze affollatissime e morbosamente attente a ogni dettaglio di un corpo che andava in fumo.
L’età moderna, con la riforma del diritto penale, opera di pochi illuminati, ha tentato di introdurvi un sentimento di umanità. Di qui il ruolo fondamentale del giudice nell’interpretare la legge, rispettando i codici ma anche un criterio di umanità.
Evidentemente, le violente accuse al giudice di Catania, rimbalzate sulla stampa e sui social, provano che l’umanità, come sentimento di comprensione, appartiene tuttora a pochi. E che le masse continuano a preferire metodi più sbrigativi. Altro che “comprendere”… Come prova l’atteggiamento di gran parte degli italiani (i sondaggi ci dicono due su tre) di ostilità verso il migrante, cavallo di battaglia, dei successi elettorali delle destra.
La stessa sinistra si difende male, ora parlando ai cuori ora ai portafogli. Insomma, buoni contro cattivi. E qui ricordiamoci dei tribunali giacobini, depositari della virtù, ma in realtà lato oscuro della modernità. Le folle, cervello di bimbo in corpo di gigante, non vanno mai aizzate. Peggio che mai, quando si pretende di parlare al cuore della gente.
In realtà, ripetiamo, l’umanità, la vera umanità, è tuttora patrimonio di pochi. Perché frutto di ragionamento. Non è qualcosa di spontaneo, che, come talvolta si legge, "fiorisce" in tutti i cuori. Queste cose lasciamole ai romantici, adoratori del popolo.
Si tratta di un errore – una melensaggine pericolosa – in cui talvolta incorrono, come detto, gli stessi difensori dei migranti. L’umanità è rispetto per la natura umana, e il rispetto nasce dal ragionamento, ma per ragionare serve cervello, soprattutto capacità di ragionamento astratto. Capacità “di comprendere” che è di pochi. E sul punto specifico la politica urlata non aiuta la gente a capire, soprattutto se già priva di umanità ragionata. Si ritorna così alla carne umana un tanto al chilo, immortalata da Huizinga.
Per contro, quel giudice di Catania applica la legge con umanità. Attenzione però: non usa il cuore, usa la ragione. E che non lo si capisca è cosa molto grave.
Perché significa che, a prescindere dal colore politico, governanti e governati continuano a ragionare non con la testa ma con i piedi.
Carlo Gambescia
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