lunedì 30 ottobre 2023

Israele. Il “ piccolo capolavoro” politico di Giorgia Meloni

 


Si dia una scorsa ai giornali di oggi della destra. Senza tralasciare una riflessione sulla linea politica del governo verso la crisi mediorientale. Trascurando invece gli eccessi filopalestinesi della destra e della sinistra radicali: quattro gatti, addetti al folclore politico. La vera partita a scacchi si gioca altrove.

Il nostro incipit può apparire ingarbugliato, persino misterioso. Ma non è colpa nostra. Perché non è facile spiegare ciò che a nostro avviso è il “piccolo capolavoro” politico” della destra “moderata” di governo, in particolare di Giorgia Meloni.

Perché usiamo il termine “piccolo capolavoro”?

Per semplice ragione che il governo, come in una partita a scacchi, si propone di unire l’adesione ufficiale alla causa israeliana con le note posizioni anti migranti, in particolare se islamici. Ma come? Invitando Israele alla moderazione. E per quale ragione? Perché – ecco la tesi, per ora adombrata – ogni giorno in più di occupazione militare di Gaza rischia di tramutarsi in un migrante in più. E, poiché – si lascia intendere – in ogni migrante si nasconde un “terrorista islamico” solo la moderazione di Israele può salvare l’Italia e l’Occidente dal terrorismo migratorio islamista.

Ovviamente, come accennato, sul piano politico il discorso è ancora sfumato. Mentre su quello mediatico viene cavalcato dalla stampa di destra, mandata avanti per preparare il terreno.

Il piccolo capolavoro consiste in questo: il governo, giocando la carta del razzismo (perché non è vero che dietro ogni migrante vi sia un terrorista), finge di aiutare Israele mentre de facto  fatto prova di stare   dalla parte dei terroristi palestinesi. Insomma, con la falsa scusa del terrorismo si difendono i terroristi veri. Perché questo significa difendere, pur dietro le quinte, la cosiddetta “causa” palestinese.

Di questa ambiguità gli italiani non possono accorgersi. Dal momento che a livello di senso comune i conti sembrano tornare. Purtroppo si deve prendere atto che il razzismo mescolato al pacifismo è un potente motore di consenso. E Giorgia Meloni lo sa benissimo.

Sul punto la sinistra, giustamente pro migranti, si trova in una posizione scomoda, perché può essere accusata in qualsiasi momento di voler aprire la porta al terrorismo islamista. Ovviamente, in primis palestinese, quindi di essere anche contro Israele, che invece il Governo Meloni “occidentalissimo” ufficialmente difende.

Sarà molto difficile liberarsi del governo Meloni, una banda di fascisti mai pentiti, che non ha mai digerito la lezione del 1945 e che è tutto, eccetto che filo-occidentale. E se lo è  - si ricordi  -  lo  è solo  a parole.  La Meloni attende la vittoria di Trump, per sganciarsi…

Va però detta un’altra cosa. E non è una battuta. Prima della Meloni ci si dovrebbe liberare della stragrande maggioranza degli italiani che odia il diverso, non simpatizza con gli ebrei e non vuol sentire parlare di guerre, giuste o meno. E che accetterebbe, senza farsi troppi problemi, un nuovo fascismo, diciamo però pacifista. Il che, come sappiamo, non è possibile. Il fascismo era ed è nazionalista e imperialista.

La Meloni e i suoi accoliti per ora si sfogano con i migranti e sotto sotto, come abbiamo visto, con gli israeliani. Ovviamente, oggi come oggi, l’Italia dal punto di vista militare non fa più paura nessuno. Quindi non scorgiamo all'orizzonte  guerre di conquista. Però non si può negare che il fascismo, nuovo e vecchio, pacifista o meno, resta comunque nemico della libertà.

Certo, a  un  popolo di schiavi dentro, la libertà, eccetera, eccetera. Ma questa è un’altra storia.

Carlo Gambescia

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