domenica 8 ottobre 2023

L’Occidente e le guerre controvoglia

 


Sul proditorio attacco di Hamas la domanda è soltanto una: chi ha rifornito di armi e missili un’ organizzazione terroristica che si comporta come uno stato sovrano  in guerra, capace di  bombardare  e invadere  Israele?

Sul punto specifico l’ attenzione dell’Occidente euro-americano dovrebbe subito concentrarsi sull’Iran, che a sua volta si comporta da “stato terrorista” con i suoi cittadini, che imprigiona e uccide. Oltre ad alimentare il terrorismo mondiale contro l’Occidente. Inoltre dietro l’Iran si nasconde probabilmente la Russia, altro stato terrorista che ha invaso l’Ucraina. E che si comporta in modo terroristico nei riguardi dei suoi cittadini, che imprigiona e uccide.

E invece, già nelle prime pagine di oggi, su cosa ci si interroga? Hamas avrebbe interrotto un processo di pace, visto con favore da Europa e Stati Uniti, provocando la “feroce reazione” di Israele. In parole povere, se questa la volta la colpa non è di Israele, poco ci manca.

Non è l’atteggiamento giusto. Il problema di fondo non è solo quello rifornire rapsodicamente di armi lo stato di Israele, l’ Ucraina e magari di aiutare sottobanco la resistenza iraniana, armandola di promesse e premi Nobel. Ma quello di varare una strategia unitaria, concreta, per rovesciare le dittature palestinese, iraniana e russa.

Già ci sembra di sentire la riposta: così si scatena una guerra mondiale. Può darsi. Però si rifletta, qui non si tratta di presentare dichiarazioni di guerra, con ambasciatori impiumati, per poi attaccare con truppe e generali gallonati. Ma di fare una scelta tra guerra limitata,  ma scalare e dura, e una “guerra mondiale a rate” che sembra non finire mai. Ci spieghiamo meglio.

Intanto, Hamas va riportato all’ordine, con ogni mezzo, calcolando anche gli interessi. Poi va isolato l’Iran, anche sul piano alimentare. Va preso per fame, guardando negli occhi, e minacciosamente, chiunque lo voglia aiutare. Infine l’Ucraina va rifornita di mezzi e di uomini (si pensi a una specie di alleanza militare ad hoc, ufficialmente extra Nato), per resistere e contrattaccare, ma in maniera massiccia, la prossima primavera, e finalmente “buttare i russi a mare”.

In realtà la strategia è molto semplice: si tratta di scegliere fra tre opzioni: 1) subire la “guerra mondiale a rate” a iniziativa di Stati terroristi; 2) praticare la guerra scalare (rapportando l'intensità della riposta a quella della sfida),  in linea di principio  localizzata  ma dura,  contro i tre stati terroristi, recuperando così l’inziativa; 3) attendere passivamente l’esplosione della “guerra mondiale tutta in contanti”, perché alla lunga, Israele e Ucraina rischiano di cadere, e se dovessero cadere, piaccia o meno, per un motivo o l’altro (ad esempio l’uso di armi nucleari da parte dello stato di Israele accerchiato, nonché la brama russa di potenza, che mai si accontenterà solo dell’Ucraina), sarebbe guerra mondiale. A questo (punto 3) non si deve arrivare. Ma come? A) recuperando l’iniziativa militare in Ucraina; B) schiacciando Hamas e Iran.

Purtroppo, l’Occidente euro-americano, per una serie di ragioni istituzionali, sembra preferire la “guerra mondiale a rate”, sperando che i tre stati terroristi, prima o poi capiscano il valore della pace, per poi fare marcia indietro, eccetera, eccetera. Era quel che ci si augurava ai tempi di Hitler…

La liberal-democrazia è pacifista per natura, vive del consenso di una pubblica opinione altrettanto pacifista, ed è perciò incapace di pensare la guerra. Il che, sul piano morale, è nobile e bello. Non però su quello del realismo metapolitico, che ci insegna che prima o poi, piaccia o meno, scontro generale sarà. Si tratta perciò di scegliere il male minore.

Si osservino le due guerre novecentesche: la prima fu scatenata dalle autocrazie, Germania e Austria da una parte, Russia dall’altra; la seconda dal totalitarismo nazista e fascista, con la complicità iniziale (patto nazi-sovietico) della Russia comunista.

L’Occidente euro-americano vive di commercio e libertà di pensiero, perciò non può amare le guerre perché impongono l’ interruzione degli scambi di beni e di idee. Di conseguenza fa le guerre controvoglia, quasi all’ultimo minuto, come tirato per i capelli.   Ama troppo vivere in pace.

Per un pacifista, questa sarebbe la sua forza.  Per un realista, la sua debolezza.

La parola ai lettori.

Carlo Gambescia

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