lunedì 2 ottobre 2023

Dilettanti allo sbaraglio

 


La Nota di Aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza), quindi NADEF, che risale a quattro giorni fa, resta un testo molto tecnico che per la sua lettura rimanda a precise competenze economiche. Insomma non è la portata di tutti coloro che ci seguono. E probabilmente neppure del “sottoscritto”.

Però resta comunque una lettura interessante. Magari sorvolando sui calcoli e scenari vari di tipo macroeconomico forniti. Roba da Signore degli anelli economico.

Dicevamo interessante. Un punto in particolare non può non colpire il sociologo, perché rivela i condizionamenti populisti del Governo Meloni e anche del Ministro Giorgetti, che passa quasi per un accreditato economista.

A pagina 40 e segg. (*), in cui ci si occupa della “catena di trasmissione dei prezzi” e del “rientro dall’inflazione”, si reintroduce il concetto di inflazione da profitti. Roba da responsabili economici del Pci anni Settanta. Ovviamente, in modo soft. Che si fa? Tra le righe, si trasforma, in colpa ciò che è un normale atteggiamento sociologico delle imprese dinanzi all’inflazione.

Il succo del discorso NADEF ( che potrebbe stare pure per NADEFicienti) è il seguente: i prezzi finali sono cresciuti ben più dei costi. Perché? Qui viene il bello.

Nel 2022, le imprese «a fronte delle perdite subite nel 2021 e trovandosi a fronteggiare un’inflazione più persistente del previsto, hanno rivisto le proprie aspettative, modificando le strategie di prezzo per tutelarsi da possibili ulteriori forti aumenti dei prezzi degli input» (pp. 40-41).

E che cosa dovevano fare? Siamo davanti a una normale reazione in tempi in cui  il ciclo economico non promette nulla di buono. La punta (nascosta) di veleno è nella sottolineatura del fatto, che rispetto ai profitti, le retribuzioni sono diminuite. Il che è ovvio, perché il rapporto retribuzioni-profitti ha un inevitabile carattere a forbice.

Si dirà che andiamo a trovare il pelo nell’uovo. E che il nostro atteggiamento è animato da pregiudizi verso il governo.

In realtà nelle stesse  pagine si fa notare che le imprese sono state costrette ad aumentare i prezzi a causa di un denaro non più a buon mercato, a causa dei tassi in crescita, determinati dalla politica restrittiva delle grandi banche centrali americana e europea.

Qui, ovviamente si scorge una punta di nazionalismo bancario, perché si lascia intendere – ipotesi che le destre non hanno mai abbandonato – che se ci si sganciasse dall’Europa, e in particolare dalla Bce, potremmo allentare i cordoni delle borsa, eccetera, eccetera. Il vecchio ritornello dell’autarchia bancaria.

Ciò che invece non si dice è che di riflesso il valore della Lira (perché dovremmo dire addio all’Euro), scenderebbe, se ci si permette una battuta, a quello della Pizza di Fango del Camerun (sia detto con tutto il rispetto per simpatici camerunensi).

Qui ci si dovrebbe interrogare su un fatto: quanto di Tremonti (molto, crediamo) via sia in Giorgetti. A dire il vero sarebbe un argomento per una tesi di dottorato da università Leghista, diciamo Pontida University. Dove ha studiato Salvini.

Comunque sia, dilettanti allo sbaraglio.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.mef.gov.it/focus/2023/documenti/article_00049/NADEF-2023.pdf .

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