giovedì 19 ottobre 2023

Fascismi o fascismo?

 


L’Italia patria di Leonardo da Vinci, il padre di tutti gli inventori, vanta anche un altro inventore, ma politico, Benito Mussolini, inventore del fascismo.

A dire il vero, il fascismo fu prima un movimento legato al combattentismo, poi ideologia. In qualche misura, fu costruito a tavolino da reduci traumatizzati, pescando spesso a caso, tra i valori dell’anti-modernità, dopo una guerra sconvolgente.

Non esiste perciò un fascismo eterno, esiste un fascismo, storicizzabile, come reazione alla modernità, o se si preferisce, come scelta di accedere a una modernità tecnologica come insieme di mezzi, e non di fini oppure di mezzi e fini insieme.

Gli stessi fascisti avevano idee differenti sulla natura dell’ ideologia. L’unico dato comune era nella profonda avversione, diciamo in termini di antropologia politica, verso l’individualismo moderno: un’eredità del gregarismo bellico da trincea. Di qui il culto per l’onnipotenza dello stato, monarchico o repubblicano che fosse.

Azzardiamo un’ipotesi storiografica: senza la Prima guerra mondiale il fascismo non sarebbe mai nato, sarebbe mancata la materia prima per i quadri politici: gli ex combattenti. Ma neppure, va riconosciuto, senza la modernità, al cui interno il fascismo si colloca seguendo lo schema azione-reazione. Quindi, per capirsi, definire fascista Giulio Cesare è una stupidaggine. Come d’altra  parte designare nel cavaliere medievale una specie squadrista ante litteram.

Comunque sia, vanno registrati, ideologicamente parlando, un fascismo tradizionalista, monarchico, socialista, persino rivoluzionario, sindacalista e repubblicano, ma anche un fascismo borghese (legge e ordine ad ogni costo), nazional-cattolico (a guardia di valori, gerarchie e privilegi clericali).

Il fascismo storico, caduto  nel 1945, fu un contenitore di forze eversive dell’ordine liberale e del libero sistema di mercato tenute insieme, fino alla sua caduta, dalle capacità istrioniche di Mussolini.

Il fascismo dopo Mussolini, perciò senza l'istrionico padre fondatore, incarnato dal Movimento Sociale e dai successivi partiti proliferati dalle varie trasformazioni e diaspore interne (da Alleanza Nazionale a Fratelli d’Italia, inclusi i gruppi e gruppuscoli neofascisti dichiarati), ha perciò “pescato” in quel “contenitore” in base alle necessità storiche del momento dettate dalle possibilità di rialzare la testa e agguantare il potere.

Sotto questo aspetto, dire che i “fascisti” dopo quasi settant’anni sono tornati dal potere è esatto. Fratelli d’Italia, sotto l’aspetto dell’antropologia politica, cioè delle caratteristiche politico-culturali stabili dell’ “Uomo Fascista”, è un partito che non nasconde la sua profonda avversione per l’individualismo moderno, per le istituzioni liberali e per il sistema di mercato.

Da questo punto di vista è perciò corretto parlare di fascismo e non di fascismi. Un’antropologia, quella fascista, apparentemente condivisa con i movimenti di segno opposto, di derivazione marxista. I quali, cosa che va riconosciuta, pur respingendo le istituzioni liberali e di mercato non rifiutano in blocco l’individualismo moderno, ne respingono solo la versione liberale. Oltre ovviamente a opporsi al fascismo, però più che altro nei termini dei gemelli separati alla nascita. E qui rinviamo alle tesi di Nolte.

Tornando all’ “Uomo Fascista”, ovviamente oggi non si scorgono squadristi, camicie nere, l’opposizione dispone di giornali e di parlamentari, la comunità internazionale in qualche misura sorveglia l’Italia. Ciò significa che se è corretto dire che i “fascisti” sono tornati al potere, non è corretto definire il Governo Meloni una dittatura fascista.

Però, se venissero meno nel tempo i controlli interni (opposizione parlamentare) ed esterni (comunità internazionale), potrebbe concretarsi il rischio di una dittatura, o quantomeno in un primo momento di una repubblica fortemente autoritaria, che però  potrebbe sempre degenerare in dittatura.

Purtroppo il Dna di Fratelli d’Italia, cioè il gene responsabile della trasmissione dei caratteri ereditari, è fascista, nel senso antropologico accennato. Pertanto, sarebbe errato addensare le critiche al governo soltanto sui tagli economici o meno. Un piccolo inciso. Il fascismo è nato nel 1919. Pertanto ha poco più di cento anni. Dal punto di vista storico è un giovanotto.

Quel che invece conta criticare, sorvegliare e contrastare è l’ approccio alle questioni fondamentali di antropologia politica, perché investono, e frontalmente, il ruolo dell’opposizione democratica (come la riforma della Costituzione in chiave presidenziale), il valore della tolleranza (come l’atteggiamento verso i migranti), le libertà individuali (come la gestione quotidiana dell’ ordine pubblico).

Riassumendo: è perfettamente inutile discutere, politicamente (non storiograficamente) delle varie forme di fascismo racchiuse nel contenitore-fascismo. Va però tenuta d’occhio la sua antropologia politica. Che non è mai mutata.
 

Perciò gli storici studino pure i differenti fascismi, è cosa lodevole. Ma i politici, specie se liberal-democratici, non perdano mai di vista la pericolosità dell’antropologia politica del fascismo. Detto brutalmente : il Dna fascista di Fratelli d’Italia.

Carlo Gambescia

Nessun commento: