mercoledì 18 ottobre 2023

L’Occidente e le dimissioni dalla storia

 


Prima di parlare delle dimissioni dell’Occidente si deve dare una definizione di storia.

Che cos’è la storia? Lasciando perdere le definizioni dotte, in latinorum, Vico, Croce, eccetera (per non confondere i lettori), diciamo che la storia è ciò che è accaduto e accade, ma al tempo stesso è anche la ricostruzione, interpretazione, da parte di uno specialista, lo storico, di ciò che è accaduto e sta accadendo, proprio oggi sotto i nostri occhi.  La prima si chiama storia, la seconda storiografia.

Dal primo punto di vista,  parliamo della  storia fatta dagli uomini, volenti o nolenti, giorno per giorno,  si può ritenere che l’intero Occidente abbia scelto la strada delle dimissioni. Detto altrimenti   di rinunciare a fare la storia giorno per  giorno:  il che però  è impossibile, perché la storia non prevede dimissioni, dal momento che a un evento ne segue un altro, poi un altro ancora, e così via.

Il flusso degli eventi sembra perciò essere più forte della volontà dell’uomo. Certo, gli eventi si possono subire passivamente o attivamente, cercando di interferire con essi. Sotto questo aspetto, dare le dimissioni dalla storia, significa subire passivamente gli eventi. Si potrebbe perciò a ragione parlare di “sottomissione” alla storia.

Attenzione: non è un problema di afferrare il  senso della storia, al quale collegarsi, per assecondare o opporsi, ma di rapporto con l’idea stessa di flusso: cioè di ritenere, erroneamente, che non esista alcun flusso, e che si viva in un eterno presente (né passato né futuro) circondati da uomini e istituzioni che non sono a rischio di mutamento.

Ciò significa che vi è perfetta coincidenza tra le idee di dimissioni dalla storia e di fine della storia.

Ma veniamo al punto. In quale modo si manifesta questo duplice atteggiamento?

Si pensi a quel che sta accadendo in Medio Oriente, qual è la reazione dell’Occidente? Per un verso di mostrare la propria solidarietà verso Israele, per l’altro, però, di non esporsi troppo, per non causare pericolose reazioni terroristiche da parte di Hamas e dei suo alleati.

Si dirà che si tratta di saggio realismo politico: nel senso di barcamenarsi astutamente tra i due contendenti, cercando di non offendere nessuno. E così tirare avanti, chissà per quanto ancora… Anche perché, del resto come in Ucraina, in prima linea muoiono i soldati degli altri…

Ecco questo è il classico atteggiamento dei popoli dimissionari dalla storia. Che fingono, regolarmente, di non capire che la storia, proprio perché è continuo flusso di eventi e conseguente necessità di scelta in mezzo al turbinio delle cose, impone sempre di scontentare qualcuno, perché non tutti adorano gli stessi dei, per dirla con Max Weber. Sul punto la storia è piena di esempi.

Insomma, non si può farla franca. Soprattutto per sempre. Quindi prima o poi l’Occidente si dovrà schierare. O di qua o di là.

Ovviamente, il lettore conosce bene le nostre posizioni al riguardo, ma il punto non è neppure questo.

Il vero problema è quello delle dimissioni dalla storia: di credere che si possa andare avanti decidendo  di non decidere da quale parte stare,  perché la storia è finita e prima o poi gli uomini lo capiranno… Sicché meglio ridere e scherzare… e cucinare. Guai "a pensare la storia".

Certo. Ma ridendo e scherzando, solo per dirne una, in Italia,  i fascisti sono tornati al potere.

Carlo Gambescia

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