domenica 15 ottobre 2023

Che cos’è Occidente

 


Intanto che cosa non è Occidente: non può essere definito Occidente, quello da incubo, nazifascista, di Hitler e Mussolini. Come non è Occidente – del resto neppure vuole esserlo – quello, reazionario, agognato da Mosca. Né può essere Occidente, quello ricondotto all’interno di un clericalismo vecchio e nuovo.

Che cos’è allora Occidente? Libertà di pensiero e di azione. Che sul piano esistenziale significa libertà di poter progettare (pensiero)  la propria vita (azione) , senza chiedere il permesso allo stato e alla chiesa. O se si preferisce a chicchessia.

Ovviamente, gli storici delle idee forniscono raffinatissime ricostruzioni sulle radici cristiane o laiche dell’Occidente. Puntando su questo o quel pensatore. Tutto molto interessante. Si tratta però di ricostruzioni, come tutte le ricostruzioni, ex post, a scopo giustificativo. Ricostruzioni che danno per scontato che i “moderni” sapessero quel che stavano facendo.

Sotto quest’ultimo aspetto va ricordato un altro fattore che connota l’Occidente: quello della  possibile  riflessione  sulla rivoluzione dei moderni  come effetto non desiderato. Nel senso che, come accade  per ogni altro fenomeno sociale,  mentre  la "rivoluzione" avveniva nessuno sapeva quel che stava accadendo. Qui la fondamentale distinzione - semplificando - tra chi va in cerca di radici, per imporre un'idea negativa o positiva di Occidente, e chi, come noi, si limita a registrare i fatti.   La ricerca delle radici implica la ricerca dei padri. Ma, ad esempio, Cartesio, Locke, Montesquieu, Hume, erano liberali, se si vuole moderni, senza saperlo. Le etichette sono venute dopo.  Occidente è anche sinonimo di questa possibilità di riflessione.

Parliamo perciò di una rivoluzione silenziosa avvenuta in Occidente non altrove. Qui l’origine del termine geo-filosofico. Cosa di cui dovremmo essere fieri.

E in che cosa consiste questa rivoluzione? Nel porre l’individuo, per secoli in ginocchio, al centro della scena storica.

Non di dimentichi mai: dove l’individuo è umiliato non c’è né modernità né libertà di pensiero e di azione. Quindi non c’è Occidente. Perciò è tutto molto semplice.

Ovviamente, sul piano culturale, esiste anche il funambolismo politico di chi, facendosi ridere dietro, tenta di conciliare, per capirsi, liberalismo e fascismo. Non vale la pena, neppure di parlarne. Come pure esiste l’onesto tentativo di altri di recuperare la parte sana del pensiero premoderno che consiste in un individualismo a sfondo spirituale. Tentativo interessante che merita il confronto.

Non va però dimenticata una cosa, diciamo per il futuro: che sul piano sociologico, come detto,  l’individualismo dei moderni si scontra inevitabilmente con la realtà, che assegna alle azioni individuali uno statuto di imprevedibilità.  Non si possono infatti conoscere, se non “dopo”, gli effetti compositivi di miliardi di azioni individuali, incluse quelle dei leader politici e degli uomini di pensiero. Effetti “compositivi” perché scaturiscono, dalla “composizione”, imprevedibile, circa l’esito collettivo, finale se si vuole, delle azioni individuali.

Ecco Occidente, come atteggiamento verso la vita, se proprio si vuole definirne l’essenza cognitiva, diciamo “ricostruttiva”, per il futuro, implica, come successiva lezione dei fatti, l’accettazione da un lato della figura dell’individuo, dall’altro del rischio connesso all’imprevedibilità delle conseguenza delle azioni individuali.

Perciò l’individualismo non può non essere realista.

Sintetizzando, filosoficamente, quanto abbiamo fin qui detto: Occidente significa accettare – realisticamente – il rischio della libertà. Detto altrimenti: lasciare che gli individui trovino da soli il proprio cammino. Senza padri o tutori.

Ovviamente la libertà di rischiare va difesa dai suoi nemici. Ma questa è un’altra storia.

Carlo Gambescia

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