mercoledì 4 ottobre 2023

Ora lo chiamano “paniere tricolore”

 


I consumatori del Novecento hanno conosciuto il razionamento dei beni alimentari e l’introduzione delle tessere annonarie per acquisire a prezzo calmierato determinati quantità di prodotti di largo consumo. Soprattutto durante la Seconda guerra mondiale.

In Rete girano foto dell’epoca. Code solo code. Ovviamente i fascisti, i famosi fiduciari rionali che si occupavano di queste cose, non si facevano vedere. Preferivano la più sicura compagnia dei tedeschi, meglio ancora se con le divise delle SS.

Questo per dire che il calmiere e altre misure dello stesso tipo appartengono a un passato di brutti ricordi di fame, guerra, miserie e dittatura.

Ovviamente le code del 1943 sono un caso limite, per quanto grave. Tuttavia il concetto della vendita di alcuni beni alimentari a prezzo calmierato, quindi non fissato dal mercato, è dura a morire. Soprattutto a destra.

Concettualmente parlando, il  “carrello” o “paniere tricolore” – giusto gli ex missini, delle “feste del tricolore” almirantiane, popolate di contesse, professori falliti e bruti vari, potevano inventarsi un’ etichetta così balorda – è  un discendente diretto  della tessera alimentare dei tempi di guerra.

Sebbene  il “carrello” patriottico sia frutto di accordi ( a termine: tre mesi, fino Natale) con alcune imprese del settore (quindi nulla di calato dall’alto e di obbligatorio per tutti), resta il fatto che come ogni forma di calmiere, a partire dalla tessera annonaria, non tiene conto dell’evoluzione dei prezzi.

Anzi, a dire il vero, ne tiene conto, ma a metà. Nel senso che, inevitabilmente, il calmiere,  per sua natura,   prevede – sbagliando – solo prezzi in ascesa.  Mai in discesa, come del resto sta accadendo, dal momento che dall’anno scorso l’inflazione dal dieci  è passata al cinque per cento. Quindi il “paniere”, tricolore o meno, al momento,  è assolutamente inutile. 

Dopo il balzo iniziale, il ritmo generale degli aumenti si è fatto più lento, almeno dal mese di giugno. Il che non significa che l’inflazione sia scomparsa, ma solo che è diventata meno aggressiva.

Al di là di questi dettagli tecnici (*), pur importanti, è il concetto stesso di calmiere che non funziona, perché non tiene conto dei prezzi di mercato che salgono e scendono in base alla legge  della domanda e dell’offerta. Si deve solo avere pazienza, stringere i denti, è aspettare che i flussi dei prezzi discendano.

Si dirà che la gente “deve mangiare” eccetera, eccetera. Ammesso e non concesso, non siamo assolutamente a tal punto. Nessuno nega la guerra in Ucraina scatenata dai russi, ma non è una guerra mondiale. E come si è visto, i prezzi dei beni energetici, dopo un balzo iniziale, sono tornati quasi normali. E’ una questione di fiducia nell’economia di mercato. Quando manca si comincia a parlare di calmiere, poi a introdurlo, eccetera, eccetera.

In realtà, già l’idea del calmiere porta con sé altri aumenti, perché induce i consumatori ad acquistare più di ciò che occorre (il che spiega l’ inevitabile introduzione della tessera annonaria), azzerando le scorte di magazzino. Di qui due conseguenze: 1) in caso di impossibilità di rifornimento, come durante una guerra, si favorisce  il mercato nero; 2) in caso invece di possibilità di rifornimento, i beni rischiano di restare invenduti, penalizzando l’offerta, per un calo della domanda. Come esempio, si pensi ai consumi di carburanti, prima e dopo l’annunciato aumento. Si fa il pieno prima, per non fare benzina dopo. Di qui il calo successivo di domanda.

Sul piano dell’inflazione il calmiere prima provoca una depressione dei prezzi sui mercati ufficiali ( e una crescita su quelli non ufficiali), poi un’impennata, perché le imprese, una volta finita l’emergenza, cercano di recuperare, “caricando” sui prezzi mancati guadagni e profitti. Il che spiega – “anche” – le inflazioni postbelliche.

Come si può capire un politico serio, conoscitore delle questioni economiche, mai avrebbe preso in considerazione l’idea del calmiere, o comunque di un “carrello” o “paniere tricolore”.

Inutile però meravigliarsi. Giorgia Meloni – per non parlare dei reduci missini che la circondano – ha una cultura politica ed economica pari a quella di un fiduciario rionale del fascio.

Carlo Gambescia

(*) Per maggiori dettagli si veda qui: https://quifinanza.it/economia/economia-italiana/video/pochi-prodotti-paniere-tricolore-salva-spesa-meloni-flop/749013/ .

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