giovedì 12 ottobre 2023

L’incapacità dell’Occidente di riconoscere i suoi nemici

 


Secondo Julien Freund un sicuro segno di decadenza è costituito dall’incapacità di riconoscere il nemico (*). Sia per difendersi sia per attaccare.

Qual è il nemico dell’Occidente? Anzi quali sono i nemici dell’Occidente?

Sicuramente la Russia che attacca perché vuole estendere i suoi tirannici sistemi di governo all’Europa. L’Islam, che rappresenta una visione politica incompatibile con quella liberale. La Cina, che oltre a mostrarsi indifferente ai valori liberali, vuole esercitare un’egemonia sull’Occidente, cercando di contendere terreno, come del resto fanno Russia e Islam. Ecco i nemici principali.

L’Occidente – parliamo di Stati Uniti e Unione Europea – è consapevole di essere sotto tiro? Riconosce il nemico e si prepara al contrattacco? A quanto pare no.

L’appoggio alla resistenza ucraina è stentato, la guerra di invasione russa si trascina da due anni, mentre in Europa ci si preoccupa di sanità e pensioni, e negli Stati Uniti di altre beghe interne.

Il proditorio e sanguinoso attacco di Hamas, che non è altro che una prova generale di guerra all’Occidente (una volta caduto o comunque in bilico Israele), ha sollevato in Europa interrogativi sulla possibile reazione israeliana, giudicata a prescindere, cioè ancora prima che inizi, sproporzionata all’offesa ricevuta.

Si minimizzano infine i progetti egemonici della Cina. L’Europa pensa a fare buoni affari. Gli Stati Uniti, più degli europei,  sembrano avvertire il pericolo cinese, ma in un’ ottica che ricorda, quanto a preparazione, il tragico retroscena culturale dell’attacco giapponese a Pearl Harbour.

Per contro l’Europa  -  in particolare quella  dei  paesi e  maggioranza sovranista come l'Italia  -  sembra mostrare i denti soltanto contro i migranti. Cioè verso coloro che  meritano un ben altro trattamento.  Perché i migranti rappresentano una sfida culturale. È cosa risaputa in sociologia che nei processi di inclusione, ovviamente riusciti, il neofita, o “nuovo credente”, è un eccellente difensore dell’ordine esistente, più degli adepti da sempre, o “vecchi credenti”. E invece li si vuole buttare a mare, lasciando che la fila dei migranti si allunghi dinanzi  ai nostri confini, gonfia di odio verso i nostri valori traditi: perché rifiutiamo loro una liberale accoglienza e inclusione. Tesi che si può estendere agli Stati Uniti e ai propugnatori – sembra anche Biden – del “muro” contro il Messico.

L’inclusione è forza, nuova linfa economica e culturale. Probabilmente il migrante, una volta incluso, saprebbe riconoscere il nemico, dal quale è fuggito, meglio di noi occidentali "da sempre".

E invece si sproloquia sulla pace universale, sbattendo però la porta in faccia a chi fugge dalle dittature e a chi si oppone ai nostri nemici, come i valorosi soldati ucraini e israeliani.

Anche perché esiste un corollario. Il non riconoscimento del nemico, implica il non riconoscimento neppure l’amico.

Una tragedia. Perché è come vivere al buio. Il buio intellettuale, il peggiore.

Però, in questo momento, di cosa ci si preoccupa? Che gli israeliani hanno tagliato la luce elettrica alla dittatura di Hamas…

Carlo Gambescia

(*) All’ argomento abbiamo dedicato un libro: C. Gambescia, Passeggiare tra le rovine. Sociologia della decadenza, Edizioni Il Foglio 2016 (https://www.amazon.it/Passeggiare-rovine-Sociologia-della-decadenza/dp/8876066497  ) . Ovviamente si veda J. Freund, La décadence, Les éditions du Cerf 2023, pref. di J. Molina ( https://www.amazon.fr/d%C3%A9cadence-Julien-Freund/dp/2204137499/ref=sr_1_1?keywords=Decadence&qid=1697091507&refinements=p_lbr_books_authors_browse-bin%3AJulien+Freund&s=books&sr=1-1 ).

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