sabato 4 novembre 2023

Viene da lontano l'ossessione per l'Africa di Giorgia Meloni

 


Nulla da fare, è proprio così: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.

Si prenda il caso della telefonata dei comici russi a Giorgia Meloni: un normale buco nel sistema, facilitato dalla superficialità, per qualcuno dilettantismo, di una destra dalle radici fasciste, quindi priva di cultura liberale, ora tornata al potere. Questo il dito: amplificato dai media e dagli stessi politici, di destra come di sinistra.

E allora qual è la luna? Presto detto. Il vero problema non è costituito dal “buco” e dalle teorie cospirative connesse, ma è rappresentato dall’ossessione per l'Africa di Giorgia Meloni.

Monomania politica che rinvia addirittura, come gli storici ben sanno, alla frattura storica tra la concreta Italia liberale e risorgimentale di Cavour e della Destra storica, e i sogni di vana grandezza di un Crispi, che guardava al modello antiliberale e prussiano di Bismarck. Crispi voleva lo stato forte all’interno, e le colonie all’esterno. Su questo secondo punto Bismarck era addirittura più moderato di Crispi.

Semplificando: i “buchi” passano, le ideologie politiche restano.

Sotto quest’ultimo aspetto, l’ossessione africana che ha spinto la Meloni a parlare al telefono con uno sconosciuto, ma (presuntivamente) africano e in funzione apicale (per parlare difficile), ha natura ideologica. Rinvia, ripetiamo, alla tradizione ideologica del tardivo imperialismo italiano, in Africa in particolare, che ha distinto una linea di cultura politica rovinosa, che passa per Crispi, Mussolini, Mattei (probabilmente anche Craxi).

L’impresa di Crispi finì malissimo nella catastrofe di Adua; quella di Mussolini nella rovinosa alleanza con Hitler, che portò (classico effetto perverso non previsto) alla perdita delle colonie africane; quella di Mattei, infine, culminò nell’indebitamento pubblico e nella corruzione di non pochi partiti italiani nonché di  tiranni e generali africani (su Craxi, per ora, sospendiamo il giudizio: una pena al giorno). Mattei si era messo in un  brutto giro.

L’errore però era sempre lo stesso: si auspicava, la tardiva grandezza d’Italia, senza però tenere conto delle nostre ridotte risorse economiche e militari. E di conseguenza, ogni volta, i risultati furono disastrosi. Da ultimo, lo strapotere dell’Eni, tassello fondamentale dell’eredità di Mattei, fonte di sprechi e corruzione come ogni forma di monopolio pubblico.

Si ascolti la telefonata integrale (*). Prova l’ossessione di una Giorgia Meloni che ripete il mantra dei finanziamenti agli stati africani e del colpevole silenzio dell’Ue, che invece giustamente non ne vede la necessità, perché a Bruxelles  si reputa, altrettanto correttamente, che il problema non sia il Mediterraneo ma il razzismo mitologico di un governo di destra che amplifica il pericolo dell’invasione nell’immaginario pubblico.

A dire il vero, se esiste una differenza, tra le posizioni di Crispi, Mussolini, Mattei e quella di Giorgia Meloni, si può ravvisarla nel fatto che il colonialismo politico ed economico dei primi tre (sicuramente dei primi due) era inclusivo: si guardava all’inclusione politica (per citare un fatto di costume: “Faccetta nera, eccetera, eccetera”), sebbene ponendo  a un livello socialmente più basso la popolazione nativa delle colonie: "regnicoli" ma di serie B. Mentre nel caso della Meloni siamo davanti a un fenomeno esclusivo: si vuole impedire che i nativi delle nuove colonie economiche raggiungano l’Italia. Insomma, “Faccetta nera” era una canzone progressista…

Ricapitolando: il “Piano Mattei”, al di là delle chiacchiere sull’Eldorado energetico africano, la cui “conquista” imporrebbe investimenti insostenibili, Eldorado a suo tempo evocato dallo stesso Mattei (grande venditore di fumo statalista), non è altro che una continuazione dell’ossessione africana che avvelena l’immaginario politico dell’Italia dal tempo di Crispi. E ora che i bisnipoti dei fascisti sono tornati al potere, eccetera, eccetera.

Altro che complotto internazionale contro l’Italia… Per piacere, si guardi la luna non il dito.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.youtube.com/watch?v=8RNZ-J8Yhfc .

Nessun commento: