venerdì 17 novembre 2023

Tolkien giocava, la Meloni fa sul serio

 


La sinistra fa le pulci alle spese affrontate dal Ministero della Cultura per realizzare la grande mostra su Tolkien alla Galleria di Arte Moderna. Si parla di duecentocinquantamila euro. Non è una cifra astronomica. Quanto è costata la nuvola di Fuksas? Per parlare solo di un’opera pubblica voluta dalla sinistra? Trecentottanta milioni di euro. Per costruire un centro congressi poco utilizzato. Che perde soldi.

Il vero punto, per dirla alla buona, non è quello di fare i conti della serva, ma il messaggio culturale che vuole lanciare la destra, si badi l’estrema destra, che proviene dal Movimento Sociale, partito dalle radici fasciste. Messaggio tradizionalista, come vedremo. Sembra inoltre che Giorgia Meloni, appassionata lettrice de Il Signore degli Anelli, abbia imposto l’evento. Sicché il ministro Sangiuliano non ha potuto che rispondere “obbedisco”. Cose loro.

Una piccola premessa. Esistono due modi di fare letteratura: parlare al mondo e parlare a pochi. Dipende dall’autore e dalla sintonia tra i valori professati nelle  opere e i valori creduti dal suo tempo. Talvolta si crede di parlare al mondo, ma quei valori non sono sentiti e capiti da tutti. Talaltra si ignora di parlare al mondo e invece il mondo misteriosamente recepisce, assorbe e rilancia.

Tolkien appartiene al tipo di autore che non pretendeva di parlare al mondo, ma, nonostante ciò, acclamato e recepito.

A tale proposito va subito detto che la letteratura basata sulla creazione di mondi fantastici, che non è altro che una eredità tardo romantica, nella seconda metà del Novecento ha vissuto – e tuttora sta vivendo – la sua epoca d’oro come letteratura di evasione. Ovviamente, poiché si parla di diffusione di massa, lettori e gruppi di lettori hanno privilegiato aspetti differenti dell’opera di Tolkien, in particolare Il Signore degli Anelli.

Qui però ci interessa il lettore missino e postmissino.

L’estrema destra italiana, condannata all’emarginazione, ha subito colto nell’opera di Tolkien due aspetti fondamentali, uno proiettivo e uno sociologico.

Si è immedesimata – aspetto proiettivo – nella possibilità di poter ricondurre la sua ideologia, ufficialmente emarginata, all’interno di un mondo fantastico, dove poter immaginare la celebrazione dei suoi valori. Il che porta all’aspetto sociologico, cioè ai valori stessi, aspetto che rinvia all’universo autarchico, comunitario, gerarchico e mitico-manicheo che, piaccia o meno, si può ritrovare in quella specie di Pozzo di San Patrizio rappresentato da Il Signore degli Anelli.

Si è così innescato una specie di cortocircuito tra le idee di Tolkien, che intendeva parlare a pochi, e che quindi non aveva alcuna intenzione di lanciare messaggi collettivi, per giunta reazionari, e un’estrema destra in cerca di rassicurazioni soggettive e rivincite culturali sul piano oggettivo, quindi di parlare al mondo. Amore a prima vista, insomma.

L’estrema destra ha creduto di vedere in Tolkien, cosa del resto riconosciuta da non pochi intellettuali missini e postmissini degli anni Settanta e Ottanta, la possibilità di “usarlo” nell’ambito di una metapolitica dell’azione per perseguire quell’egemonia culturale che avrebbe prima o poi condotto alla riconquista del potere politico.

Perciò la vera questione non è se Tolkien fosse di destra o sinistra, dal momento che Tolkien giocava, si divertiva – quindi non è detto che vi credesse – con valori che potremmo definire pre-moderni, per dirla tutta tradizionali. Ma rinvia al fatto che l’estrema destra, che non ha mai giocato né mai si è divertita, ritiene tuttora quei valori universali. Parliamo di valori come il senso della gerarchia e della comunità e soprattutto, per effetto di ricaduta,  di inimicizia  verso chiunque osi anteporre  l'individuo alla comunità.  In sintesi, ciò che per Tolkien era relativo, per Giorgia Meloni era e resta assoluto.

Quanto al successo di massa, probabilmente resta legato alla versione cinematografica. Qui sarebbe interessante scoprire fino a che punto, negli ultimi vent’anni, una trilogia di grandissimo successo al cinema abbia influito politicamente su una fascia giovanile di spettatori, subito accorsa a leggere Il Signore degli Anelli, ignara di assorbire quei valori tradizionali oggetto di gioco letterario per Tolkien e nei quali invece la destra credeva e crede.

Perciò il problema qual è? Che su Tolkien si fanno  mostre che alla fine lasciano il tempo che trovano, mentre gli eredi dei fascisti sono al governo. Decidono. 

Insomma, Tolkien giocava, la Meloni fa sul serio.

Carlo Gambescia

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