La prima pagina dell’ ”Unità” farebbe veramente la gioia, se fosse ancora vivo e vegeto, del senatore Joseph McCarthy, storico bersaglio, perché anticomunista, delle culture liberal e di sinistra.
Certo la cultura politica del “Red Scare” negli Stati Uniti degli anni Cinquanta non scrisse una bella pagina di storia. Anzi.
McCarthy vedeva rossi ovunque, soprattutto tra agli intellettuali e gli attori di Hollywood. Non pochi furono perseguitati, e ingiustamente, per le idee di sinistra.
Del resto all’epoca, essere comunista, dichiarato o meno, significava appoggiare, sul piano della politica internazionale, un tiranno come Stalin: nemico giurato dell’Occidente europeo e in particolare degli Stati Uniti.
Il lettore prenda nota: Stalin era il primo nemico del Patto Atlantico: l’ombrello militare che salvava l’Europa dall’invasione del comunismo russo ed evitava una Terza guerra mondiale che avrebbe inevitabilmente coinvolto Washington.
Quindi, sintetizzando: 1)ombrello militare, 2)duro lavoro dei servizi segreti, e 3) propaganda anticomunista, talvolta eccessiva e persecutoria, erano la polizza assicurativa dell’Occidente contro il comunismo. Che, dilagava, non dimentichiamolo, in Cina e tra i paesi post coloniali.
Inoltre, al di là del maccartismo, resta un questione fondamentale di politica estera: quella del seminare divisioni politiche nel campo del nemico. Sotto questo aspetto, oggettivamente, i comunisti, seppure non nella visione, spesso paranoica, di McCarthy, cercavano di infiltrarsi negli Stati Uniti e in Europa per seminare zizzania politica.
A tutte queste cose pensavamo a proposito della prima pagina dell’ “Unità” di oggi, che mette sullo stesso piano (“ un crimine di guerra”) il bombardamento alleato di Dresda, tuttora cavallo di battaglia contro gli alleati anglo-americani, degli scribacchini nazisti e fascisti, con il bombardamento israeliano di Jabalia. E ora, come pare, anche di Piero Sansonetti, direttore dell’ “Unità”, perché in quel titolo si dicono cose fasciste, attigendo dati a piene mani - ipotizziamo - dal libro del filonazista David Irving, in effetti il testo più informato in argomento. Ma non potrebbe non dirle. Perché Sansonetti, resta comunista fino alla cima dei capelli, nonostante i modi “libertari” che ostenta nei talk show politici.
Si rifletta. Qui si va oltre l’antisemitismo e l’antisionismo, perché mettendo sullo stesso piano anglo-americani e israeliani, si attacca la “civiltà occidentale”, costretta a difendersi – anche e purtroppo – con i bombardamenti ieri su Dresda oggi su Jabalia.
Perciò un comunista, come Sansonetti, che non ama la civiltà occidentale, anzi la disprezza come un qualsiasi fascista o nazista, non può non essere contro, proprio come, ripetiamo, un fascista e un nazista.
Israele, dettaglio non secondario, per struttura ideale, è Occidente. Se cade Israele, prima o poi, cadrà anche l’Occidente. Sotto questo aspetto l’antisemitismo è addirittura qualcosa che viene dopo l’anti-occidentalismo: il che non significa che sia un peccato veniale.
Sansonetti, come tanti altri illusi comunisti, in buona o cattiva fede (non si potrà sapere mai: resta però il fatto che il comunismo è una specie di fede religiosa), fa oggettivamente il gioco dei nemici dell’Occidente, a cominciare dai russi e dagli islamisti. Perciò, come dicevamo scherzosamente, farebbe anche la gioia del senatore McCarthy.
Certo, Sansonetti si nasconde dietro i principi umanitari. Del resto, altre anime belle, ripetono spesso, che l’Occidente non deve comportarsi come i suoi nemici: non scendere allo stesso livello.
E qui purtroppo il problema, lo abbiamo ripetuto tante volte, è che l’Occidente euro-americano, rispetto agli anni Cinquanta, non sembra più capace di riconoscere il nemico. Sicché balbetta e si divide. Mentre i suoi nemici sono unitissimi e sanno chiaramente quel che vogliono: in Ucraina come in Medio Oriente. Abbattere l’Occidente.
Di conseguenza, giornalisti come Sansonetti, e dispiace dirlo perché persona arguta, o sono utili idioti o sanno perfettamente quel che fanno.
Semplificando: o sono stupidi o sono traditori.
Carlo Gambescia
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