Questa storia del mercato libero dell’energia e del gas, dal 2024, è veramente una buffonata. Un vero caso di studio, però di una buffonata. Per giunta crudele, come vedremo.
Innanzitutto non è un vero mercato libero, le strutture di reperimento, produzione-trasformazione, e distribuzione restano saldamente nelle mani dell’operatore pubblico. La diversificazione riguarda la vendita. Pertanto si tratta di un mercato libero parziale, dove la reale base dei prezzi continuerà a dipendere dai costi di produzione, e i costi di produzione, dal costi di mercato di reperimento della materia prima, nonché di trasformazione della stessa.
Per fare un esempio, si pensi a un treno di dieci vagoni, con unica motrice, che veda però consentita l’applicazione di tariffe libere per prendere posto su ogni vagone.
I vagoni si potranno rendere attraenti o spartani, ma la velocità alla quale viaggerà il treno, cioè i dieci vagoni sarà la stessa. Con una differenza che il passeggero avrà una vita più complicata: perché per prendere posto su ogni vagone si troverà davanti a dieci biglietti diversi.
Una diversità di facciata, perché i margini di profitto, o benefici, delle dieci società proprietarie dei vagoni (una società per vagone), riguardano nella migliore delle ipotesi la differenza tra i costi per l’arredo delle carrozze. Dal momento che il vero prezzo dell’energia per far correre la motrice riguarda il gestore pubblico: il proprietario della motrice.
Per contro un vero mercato libero, per rimanere in metafora, imporrebbe dieci motrici differenti. Inoltre, se come da esempio, l’arredo di un vagone può essere qualcosa di reale, di confortevole o meno, l’arredo della bolletta energetica praticamente non esiste.
Il punto è importante: dal momento che il rapporto costi-benefici per l’operatore finale delle vendite è dato dalla sua capacità di muoversi all’ interno del margine residuale, rappresentato dalla differenza tra i costi dell’energia sul mercato internazionale e di produzione-trasformazione-distribuzione, da un parte, e il prezzo di vendita al consumatore dall’altra. Margini risicati, forse addirittura inesistenti. O comunque che dipendono dall’operatore pubblico, l’unico in grado di acquistare, produrre, trasformare, eccetera, e quindi di fissare i prezzi interni.
L’operatore finale delle vendite ha le mani legate. Perché si tratta di un “mercato” fasullo in regime di monopolio pubblico. Si tratta perciò di un mercato delle vendite già mezzo morto prima di nascere, che però vedrà i venditori, costretti, pur di sopravvivere, a puntare su una pubblicità e relazionalità (con il consumatore) aggressiva, per magnificare e vendere la famosa isola che non esiste.
Di qui però complicazioni per i consumatori catapultati nel fantasmatico universo della “miracolosa” scelta della “tariffa più bassa”. “Tariffa” che in realtà non potrai mai incidere, pena il fallimento di operatori spazzatura, sui risicati margini di profitto ricordati. Insomma il consumatore rischia di perdere ancora prima di scendere in campo.
Sia chiaro un punto: la colpa non è dell’economia di mercato. Dal momento che l’ economia di mercato imporrebbe le dieci motrici. Cioè un mercato libero vero: dell’ acquisto, produzione, trasformazione distribuzione e vendita dell’ energia e del gas. Un tempo si chiamavano privatizzazioni.
Qui invece siamo davanti a una caricatura. Per giunta pericolosa. Perché, coloro che si oppongono a quella che è una finta liberalizzazione ( di privatizzazione neppure a parlarne), come la sinistra e la destra populista, asseriscono che la colpa è del capitalismo. E ripropongono, spaventando i consumatori con la storiella del salto nel buio, il gestore pubblico unico. Statalismo in dosi massicce.
In realtà la colpa è di un’economia pubblica che non volendo cedere il passo a un’economia di mercato, che potrebbe realmente abbassare il costo della bolletta energetica, si inventa la sua caricatura pur di conservare posizioni di potere e distribuire le briciole ai consumatori, in cambio ovviamente di consenso politico.
Insomma, una buffonata. Però crudele. Sotto c’è l’inganno. Si fa credere al consumatore che, con la “tariffa su misura”, potrà risparmiare. Il che come abbiamo visto non è vero.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento