giovedì 9 novembre 2023

Giorgia Meloni contro la "perfida Albione"

 


I tic fascisti ci sono tutti. Ora tocca alla “perfida Albione”, termine dispregiativo che il fascismo italiano rispolverò.

Inciso: un amico ieri mi diceva che a criticare tutti i giorni il governo Meloni si rischia di stancare i lettori… Ne perderò. Mi farò una ragione (però, da quel che mi dice l’editore, il Trattato di metapolitica, che non è un romanzetto, sembra partire bene: ne perdo da una parte, ne guadagno da un’altra. Nessuno è perfetto…).

Ma non è assolutamente possibile tacere. Perché Giorgia Meloni, di cose fasciste ne fa almeno una al giorno. E nel silenzio-assenso generale. Ecco la nota triste.

Al momento gli italiani sono come anestetizzati, “vanno avanti” come automi. Ripetono con voce metallica: “I politici sono tutti uguali”. Ecco perciò le conclusioni, del tassista, del pensionato, della casalinga di Voghera, eccetera, eccetera: “Governi pure chi vuole, basta che ci lascino in pace”.

Qui l’errore, perché Fratelli d’Italia ha il Dna fascista. Non è un partito come un altro.

Esageriamo?

Dicevamo della “perfida Albione”. Che necessità c’era di entrare a gamba tesa nelle questioni britanniche e per giunta in materia di diritti civili?  E questo dopo le ricorrenti critiche a Francia e Germania?

La concessione della cittadinanza  italiana a una bimba molto malata alla quale, come si legge sulla stampa di destra, un “crudele” giudice britannico “vuole staccare la spina”, è un gesto provocatorio e ipocrita perché non proviene da un politico qualsiasi, ma da chi – Giorgia Meloni – tuttora difende, anche solo  tacendo,  la memoria, di chi – Mussolini –  chiese addirittura di  partecipare,  con una flotta aerea scalcinata, ai primi bombardamenti nazisti sul territorio britannico, ultimo presidio liberale, assediato, nell’Europa sovrastata dalle croci uncinate.  Hitler – per i curiosi – declinò l’offerta dei biplani di Mussolini…

Si rivendica un diritto alla vita negato ai britannici nell’estate del 1940: “Il popolo dei cinque pasti”, secondo la imbecille retorica fascista. E che si nega oggi ai migranti. Qui l’ipocrisia di Giorgia Meloni.

Se poi si vuole fare un discorso critico sullo stato sociale britannico e sul suo sistema sanitario pubblico dai risvolti autoritari, Giorgia Meloni resta la persona meno indicata, perché è statalista a oltranza. Cambia soltanto la concezione culturale: quella britannica è laica e moderna, quella difesa da Fratelli d’Italia è cattolica e reazionaria. Se la prima concezione culturale mette un termine alle cure, lasciando però i cittadini liberi di appellarsi al giudice (che, come in ogni paese civile e moderno, può decidere pro o contro), la seconda impone un’unica visione che è quella dell’integralismo cattolico e del fascismo guerrafondaio per cui il numero è potenza.

In realtà, la vera riflessione andrebbe fatta sulla natura autoritaria del welfare state e dei sistemi sanitari pubblici, che dal momento che la spesa sanitaria non può aumentare all’infinito, pena la crisi fiscale dello stato, introducono, piaccia o meno, parametri e regole anche sulla durata delle cure e di conseguenza della vita umana.

Si dovrebbe invece uscire da questa ottica dei costi pubblici. Come?  Privatizzando, liberalizzando, lasciando che sia l’individuo a scegliere, all’interno di una rete assicurativa privata che copra i costi sanitari, se vivere o morire una volta raggiunta una certa soglia. Ma questa è un’altra storia. Che Giorgia Meloni, fascista dentro, non potrà mai capire.

Carlo Gambescia

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