domenica 19 novembre 2023

Il cittadino al guinzaglio

 


Qual è oggi la vulgata politica? Quali sono, e non solo in Italia, le tesi politiche più diffuse tra la gente? Sulle quali destra e sinistra si contrastano? Presto detto: la lunghezza del guinzaglio statale sul cittadino. Ma procediamo per gradi.

Riducendo all’ osso ciò che già circola in forma semplificata nell’intero Occidente euro-americano, intanto possiamo dire questo: 1) a sinistra si difende la tesi sulla  cattiva  destra affamatrice di un   popolo che  la sinistra  vuole  difende ed elevare; 2) a destra si accusa  invece  la sinistra di  opprimere un  popolo che la destra vuole altrettanto difendere ed elevare. Insomma, per dirla alla buona,  se non è zuppa è panbagnato.

In realtà, il vero  punto della questione è che per  "difendere ed elevare"  i governi di destra e sinistra scorgono all’unisono nello stato lo strumento ideale.

L’individuo, in quanto tale, è scomparso da ciò che resta del discorso pubblico dopo lo tsunami populista, mediatico e digitale, degli ultimi trent’anni. Una specie di maremoto, non solo di parole, propagandistico e demagogico, che ha sconvolto e ridotto il confronto delle idee al puro e semplice scambio di accuse cospirative, insulti della peggiore specie e rilancio di utopie stataliste.

Inoltre il populismo penale, cioè il ruolo di una magistratura piegatasi alle giustizia spettacolo, ha finito per fare il resto. Va anche ricordato l’effetto di ricaduta di una epidemia di Covid, pardon pandemia, che ha decisamente contribuito al rilancio dell’interventismo statale in tutti i campi.

Perciò oggi la vulgata politica – non solo italiana – ruota “vittoriosa” intorno alla redistribuzione di servizi e bonus ai cittadini. Di conseguenza il problema dei problemi per ogni di governo, di destra o sinistra che sia, è costituito dalla ricerca dei fondi per finanziare la spesa sociale.

Il che ci riporta al conflitto tra due tesi, accennato all’inizio: tra destra accusata di voler affamare il popolo, tagliando la spesa pubblica, e la sinistra che invece vuole accrescerla per nutrire il popolo.

Perciò, per capirsi, il duro e ricorrente conflitto tra destra e sinistra su pensioni e tributi rimanda non alla rivendicazione della libertà individuale da uno stato che con un mano dà (ad esempio un bonus sulla casa) e con quell’altra si riprende ciò che ha dato (in termini di cervellotici controlli sul bonus erogato), ma all’idea utopistica di uno stato che, una volta superate alcune “leggere” disfunzioni, potrà assolvere magnificamente il suo ruolo di protettore e giudice sociale.

Insomma, per venire – finalmente – al perché del guinzaglio usato nel titolo, ci si scontra esclusivamente  sulla lunghezza del guinzaglio statale sul cittadino: lungo o corto? In realtà, destra e sinistra, conservatori e progressisti, propongono, secondo le situazioni, lunghezze diverse, ma si guardano bene dal voler togliere il guinzaglio al cittadino. Ecco il vero punto della questione.

Ovviamente, la gente comune, per varie ragioni, psicologiche e sociali, crede ormai che la condizione naturale sia quella di essere tenuta a guinzaglio dallo stato. Pertanto, accetta di buon grado, anzi addirittura ringrazia. Anche perché, lo stato, asservendo l’offerta economica ( puntando su bonus e sconti fiscali alle imprese), favorisce, agendo indirettamente sui prezzi, la stabilità di domanda nell’ambito dei consumi.

A prima vista  l’economia mista (stato-mercato) sembra funzionare meglio dell’economia socialista (solo stato).  Ciò però  può essere  vero solo sul piano del controllo  politico a breve. Infatti,  dal momento che  per funzionare deve  imbrigliare il mercato, asservirlo come detto,  alla lunga la sfera del controllo politico  sull’economia della domanda, soprattutto in tempi di stagflazione (di inflazione e stagnazione produttiva insieme), rischia di estendersi e sovrastare ciò che resta della libertà di mercato dal lato dell’offerta.

Conclusioni? Il “modello cinese”di economia statizzata e “sovrana”, con l’appendice del mercato estero, semiaperto, ma controllato dal partito unico, pur nella differenza di tradizioni e ideologie, non resta un’ipotesi così remota anche per l’Occidente.

Soprattutto, come del resto sta accadendo, una volta che l’Occidente sembra decisamente tornato a incamminarsi sul viscido terreno dell’economia mista, con il beneplacito di una specie di partito unico cinese, destra-sinistra, favorevole, a prescindere dalla sua lunghezza, al guinzaglio sul cittadino.   Che, non lo si dimentichi mai,  rimanda a controlli che sono l’inevitabile portato proprio dell’economia mista.

Carlo Gambescia

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