Come è duro dirsi liberali. Poi dichiararsi addirittura libertari significa essere subito liquidati e relegati all’estrema destra. Il che è triste e fastidioso.
Triste perche così vince la menzogna politica; fastidioso perché la vittima predestinata rischia di ritrovarsi in brutta compagnia e di non essere presa politicamente sul serio.
Ecco quel che abbiamo provato ieri, leggendo e sentendo liquidare in questo modo per l’ennesima volta dalla stampa mondiale Javier Milei, il candidato “anarco-capitalista” (quasi una parolaccia), trionfatore delle elezioni argentine. Lo si è messo fin dall’inizio sullo stesso piano di personaggi come Trump, viziatissimo figlio di papà dalle pulsioni golpiste, di Bolsonaro, un ex militare mezzo fascista, e di altri personaggi minori delle destra populista e radicale internazionale.
In realtà, come leggevamo ieri in un editoriale dello storico Carlos Pagni su “La Nación”, con Milei si entra in una “geografía desconocida” (*). Dal momento che le idee di Milei, un professore di economia, di umili origini, da pochi anni in politica, grazie a una fresca di gloria mediatica, sono dirompenti. Non solo rispetto agli ultimi quarant’anni di storia argentina, dopo il ritorno della democrazia, ma con riguardo a quel drago dalle sette teste che si chiama peronismo, alitante dominatore della politica e dell’economia argentina dalla seconda metà degli anni Quaranta del Novecento. Tuttora vivo nell’immaginario collettivo, pur con sfumature politiche diverse, populiste, sindacaliste, socialdemocratiche.
Insomma, nulla a che vedere, almeno sembra, con il timido tentativo di Mauricio Macri, presidente dal 2015 1l 2019, altro candidato non proveniente dalle file del peronismo, meno evoluto di Milei sul piano teorico, anch’egli però vincitore in questa tornata, perché portatore di voti preziosi al ballottaggio.
Il linguaggio e le idee liberali di Milei rappresentano qualcosa di radicalmente di nuovo per l’elettore argentino. Il problema è se riuscirà ad attuare il suo programma. Cioè, se questa “geografía desconocida” acquisterà una morfologia reale. Dal momento che per ora sulla stoffa politica di Milei nessuno può giurare. Si dovrà giudicare dall’opera.
Progetti come la privatizzazione dell’economia, l’apertura all’economia mondiale, l’abolizione della banca centrale, l’adozione del dollaro, la revisione radicale dei sistemi di assistenza sociale e di istruzione pubblica sono qualcosa di inaudito per le orecchie non solo dei peronisti vecchi e nuovi, come pure di un’imprenditoria argentina dipendente in larga parte dallo stato (la famigerata “oligarchia” vive di sussidi), ma, sul piano esterno, per quel blocco politico mondiale di stampo liberal-socialista, macro-archico (statalista), che come una vischiosa melassa impedisce qualsiasi riforma liberale.
La diversità intellettuale di Milei, cosa che si può scoprire leggendone le pubblicazioni (**), rispetto alle destre radicali e populiste è nella riconduzione dei diritti civili nell’alveo della sfera privata. Le contestazioni, più grossolane, che gli sono mosse, ad esempio di essere favorevole alla cessione di organi e al tempo stesso contrario all’ aborto, rinviano invece a due precise idee liberali: la proprietà individuale del proprio corpo (cessione degli organi) e il principio che si può anche abortire (quindi depenalizzazione) ma non con l’autorizzazione e i denari dello stato. In ultima istanza, deve essere sempre l’individuo a decidere ciò che fare del proprio corpo, non lo stato.
Per contro le destre radicali e populiste non tengono in alcuna considerazione l’individuo, al quale antepongono concetti astratti come il “popolo” “dio”, la “tradizione”, la “famiglia”, la “società”, la “nazione”, lo “stato”. Milei, come vero liberale e autentico libertario (l’uno non esclude l’altro: si può essere liberali in politica e libertari sul piano dei diritti civili), pone alla base del discorso politico l’individuo, una realtà concreta, tangibile e innegabile.
Pertanto, parlare di Milei, come di un politico di estrema destra è totalmente sbagliato. Il trattamento obbligatorio da mezzo fascista è un tentativo di disinnescare il potenziale esplosivo racchiuso nel suo porre al centro del discorso politico non lo stato ma l’individuo. L’analisi politica di Milei riconduce i diritti civili e politici all’individuo, rifiuta qualsiasi forma di mediazione, di qui la sua forte polemica contro le “caste” e le “burocrazie” pubbliche e private.
La differenza tra l’uso del termine “casta” in Milei, quindi in un vero liberale, e l’uso che ne fanno in Italia la sinistra e la destra (populiste o meno), è data dal giudizio sullo stato: Milei non fa sconti, vuole ridurne il ruolo al minimo se non al grado zero, soprattutto in economia, mentre destra e sinistra vogliono conferire allo stato una veste etica: da stato delle “caste” a stato del “popolo”. Un’utopia pericolosa che non tiene conto di alcune regolarità metapolitiche come a proposito della distinzione tra governanti e governati e della conseguente e inevitabile deriva oligarchica e burocratica di ogni governo, per quanto democratico si professi.
Ovviamente, quanto fin qui detto rimanda alla teoria politica di Milei. Se si vuole al mondo dell’ideale e dell’astratto. La vera domanda è se riuscirà a tradurla in fatti concreti. Il che dipende non solo dalle idee, ma dalla stoffa politica dell’uomo Milei. E qui torniamo non tanto o non solo alla “geografía desconocida” – le idee – di cui scrive Carlos Pagni, ma all’uomo, all' “antropología desconocida” di un presidente che intorno a sé, come scrive l’editorialista de “La Nación “, ha raccolto il 55,7 per cento dei voti contro il 44,30 per cento dell’avversario.
Potranno bastare per una rivoluzione liberale? Forse. Ma soltanto se dopo il “teorico” anche l’ “uomo politico” Milei saprà mostrarsi all’altezza della situazione.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.lanacion.com.ar/politica/entramos-en-una-geografia-desconocida-nid20112023/ .
(**) Per farsi un’idea del suo approccio si veda J. Milei, W la Libertad Carajo! Breve antologia di saggi in difesa delle libertà individuali e del diritto di proprietà, Facco Editore 2020. Per acquistarlo: https://www.amazon.it/liberda-antologia-libert%C3%A0-individuali-propriet%C3%A0/dp/8832075067 .
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