martedì 29 agosto 2023

“Negazionismo” e “positivismo” climatico

 


Se i lettori hanno tempo diano almeno un’occhiata all’ articolo di Fabrizio Bianchi (*), un epidemiologo del CNR di Pisa, quindi uno scienziato che lavora per  lo stato (non si dimentichi il dettaglio, perché importante come vedremo).

Articolo interessante, paradigmatico diremmo, perché aiuta a capire, in poche battute, le amare radici cognitive e sociologiche dei sostenitori della tesi del cambiamento climatico e della necessità di un intervento immediato.

Si può parlare di tesi “positiviste”  in opposizione alle tesi opposte, di regola, oggi, liquidate come «negazioniste».

L’articolo non verte tanto sulle sue cause, supposte o meno, quanto sul ruolo della scienza e degli scienziati.

Dicevamo tesi positiviste. In che senso? Positiviste perché l’atteggiamento cognitivo di Bianchi, in sintesi, può essere definito positivista, proprio nel senso attribuito alla scienza dal padre della sociologia positivista, Auguste Comte: Savoir pour prévoir, afin de pouvoir. Detto altrimenti: il sapere come fonte di potere. Ovviamente per il bene dell’umanità.

Bianchi, non è così diretto, gira intorno alla questione: parla di complessità sociale e scientifica, di formulazione corretta delle ipotesi, di studi cumulativi, di comparazione tra i diversi scenari, della necessità di verifiche dei medesimi, eccetera, tutte cose condivisibili. Però ecco il punto, non deflette da due idee: 1) che la scienza o ha natura previsionale o non è scienza; 2) che i poteri pubblici, quindi dello stato, agiscono sempre a fin di bene. Con un pendant sociologico devastante per la libertà individuale: che i privati sono sempre prigionieri di conflitti e di interessi non dichiarati. Quindi non trasparenti in senso morale. In sintesi: pubblico è bene, privato è male.

Un passo indietro. L’estensione della natura previsionale della scienza – per fare un esempio – dal moto dei pianeti al moto sociale è una vecchia idea positivista, ottocentesca, distrutta da Popper, nel suo famoso libro sulla Miseria dello storicismo, idea positivista che ha condotto a quel diabolico combinato disposto che ritroviamo ad esempio nella teoria sociologica di Marx sull’ “inevitabile” caduta del capitalismo o nella teoria eugenetica rilanciata dalla sociologia “applicata” del nazionalsocialismo.

 Il mix, chiamiamolo così, tra potere scientifico e potere politico è qualcosa di tremendo. Un vero scienziato dovrebbe sempre tenersi alla larga dalle istituzioni politiche, dal momento che il potere decisionale della politica, tramuta l’ipotesi dello scienziato, che è una congettura, in una verità, addirittura operativa. Si passa dal previsionale al predittivo. Cioè l’ipotesi diventa una risorsa politica e istituzionale di pronto impiego. 

Invece come ha mostrato Popper, in Congetture confutazioni, un conto è la congettura scientifica, un altro la presunzione politica. La differenza è costituita  dalla differente natura della confutazione, che in ambito scientifico, implica esperimenti di laboratorio, di natura reversibile, in quello politico esperimenti sociali di natura irreversibile. Detto altrimenti: la scienza non può essere confusa con l’ideologia, dal fascismo all’ecologismo. Perché si rischia grosso. E' in gioco la libertà di milioni di persone.

Ora, per concludere sul punto, che neutralità affettiva, ci si può attendere da uno scienziato come Bianchi che lavora per lo stato? Ci si perdoni la caduta di stile. Una vecchia battuta sulle osterie romane, recitava così: “Oste com’è il vino? Bono, bono, bono”.

Il professor Bianchi lavora per la madre di tutte le istituzioni politiche. Quindi il “vino” dello stato, come può essere? “Bono, bono, bono”. Al di là delle battute, la cosa più grave che connota l’approccio dei positivisti è che si dà per scontato che lo stato sia sempre dalla parte del bene mentre i privati dalla parte del male. Insomma, che lo stato sia moralmente trasparente, il singolo privato no.

Diciamo che si tratta di una petizione di principio. Si rifletta su tre punti: 1) almeno a far tempo dalle seminali riflessioni di Hume è noto che i singoli uomini perseguono i propri interessi, sono fatti così, che poi la cosa piacesse o meno a Marx, Lenin, Hitler e Mussolini resta materia per i sogni, anzi per gli incubi; 2) ne consegue, altro dato di fatto, che gli effetti compositivi ( finali), che possono derivare da una molteplicità di azioni individuali, sono imprevedibili; 3) perciò la sostituzione agli individui di un “macroindividuo” – lo stato – non può cambiare le cose. Probabilmente può solo peggiorarle. Perché lo stato è una macchina schiacciasassi. Che una volta messa in moto distrugge tutto. Si pensi ai guasti provocati dalla programmazione politico-sociale perfino nell’ambito del welfare state, per non parlare dei rovinosi esperimenti rosso-bruni dei totalitarismi novecenteschi.

A questo punto il lettore potrebbe comunque pensare che chi scrive non abbia voluto artatamente rispondere alla domanda sull’esistenza o meno del cambiamento climatico. E che quindi un atteggiamento del genere, di fatto, dia una mano ai “negazionisti climatici”. Quindi agli “oscurantisti”, come scrive Bianchi, usando lo stesso linguaggio di Auguste Comte.

Il vero problema, non è il presunto o meno cambiamento climatico, ma il metodo con il quale lo si vuole affrontare. E quello dei “positivisti” è più pericoloso di quello dei “negazionisti” che volenti o nolenti sono dalla parte di Hume. Mentre il positivista, per principio, si impone (e impone via  stato) di non tenere conto  degli effetti compositivi: dell’eterotelia, per dirla con Monnerot. Fenomeno, ripetiamo, che è un dato di fatto, almeno per ogni serio studioso di politica, sociologia e metapolitica. Si vuole un presunto bene e si ottiene un effettivo male. Si chiama anche eterogenesi dei fini.

Semplificando: di qui a qualche anno, a causa del Savoir pour prévoir, afin de pouvoir, condiviso da scienziati positivisti e statalisti, potremmo tutti ritrovarci, sotto la pioggia o sotto il sole,  in catene.

Per il nostro bene ovviamente.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/scienza-riduzionismo-negazionismo-oscurantismo-istruzione-clima-ambiente-sl20yga4 .

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