mercoledì 9 agosto 2023

Banche e politica. La caccia populista alle farfalle

 


Il realismo politico non esclude il realismo economico. Dal momento che sia il realista politico che il realista economico sostengono che vi  sono scelte politiche ed economiche che non si possono fare perché autolesionistiche

Facciamo un paio di esempi.

L’idea dell’uno vale uno, idea populista per eccellenza, ha portato a una critica delle istituzioni parlamentari e di riflesso alla riduzione del numero dei deputati e dei senatori. Lasciando però inalterata una pessima legge elettorale che ha consegnato l’Italia alla destra, che tutto è, eccetto che democratica. Quanto più ci si allontana dalla realtà, che ci dice che le istituzioni parlamentari sono l’unica forma di democrazia, tanto più si rischia di favorire i nemici della democrazia. I filosofi la chiamano eterogenesi dei fini. Vuoi il bene, trovi il male.

L’idea altrettanto populista di tassare le banche, come tra l’altro scrivevano ieri (*), ha provocato un crollo borsistico, per un importo in perdita, per le banche, superiore a quello derivante dalla “tassa sui sovraprofitti”. Quanto più ci si allontana dalla regola economica di lasciare che i tassi seguano la legge della domanda e dell’offerta di denaro, tanto più si rischia di favorire la distruzione della libera economia. Eterogenesi dei fini come sopra.

Dovrebbe perciò essere chiaro che realismo politico ed economico procedono di pari passo. Non si può essere populisti e realisti al tempo stesso.

Spesso leggiamo che i populisti una volta al governo, correggono il tiro e fanno il famoso bagno di realismo. Falso. Almeno in Italia, ieri il populismo di sinistra, oggi il populismo di destra, hanno entrambi provocato enormi danni alle istituzioni parlamentari ed economiche.

Di chi è la colpa? Ovviamente, del populismo, e soprattutto di chi per anni – ma il giochino continua – ha propalato e strombazzato nei salotti come nelle piazze, nei tribunali come in televisione – una montagna di stupidaggini sulle democrazia diretta e sulla democrazia economica.

Nessuno si è opposto. La stessa classe politica, a destra come a sinistra, ha condiviso e rilanciato. E qui torniamo alla stupidaggine populista di ridurre il numero dei parlamentari “per risparmiare”: fonte invece di successivi problemi, ai quali si sta ponendo rimedio con una riforma dei regolamenti di Camera e Senato. E altre riforme dovranno inevitabilmente seguire (**).

Si è scoperchiato il famoso Vaso di Pandora. Inoltre i famigerati risparmi, per quanto insignificanti dal punto di vista della voragine dei conti pubblici, non si sono verificati (***).

Sulla stupidaggine  populista  di tassare i «sovraprofitti» delle banche, gonfiati dall’inflazione,   abbiamo già detto ieri. Si tratta di una una tassa sull’incremento del nulla che però andrà a incidere, e al rialzo, sull’inflazione.

Concludendo, continua la caccia populista alle farfalle. L’ irrealismo (politico ed economico) vince su tutti i fronti.

Oggi il governo, vista la malaparata, parla di ridurre l’entità della «tassa». Il punto non è questo. La questione è il principio. Rappresentato dalla pretesa di ignorare le leggi economiche. E politiche. Come accaduto nel caso della riduzione del numero dei parlamentari, quando si è ignorato il principio della rappresentanza, sovraccaricando di lavoro i deputati.

Del resto che ci vuole a fare il deputato? Che ci vuole a fare il banchiere? Uno vale uno. Idioti.

Carlo Gambescia

(*) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2023/08/francamente-non-sapremmo-che-dire.html .
(**) Qui: https://pagellapolitica.it/articoli/taglio-parlamentari-risparmi .
(***) Chi ha tempo e pazienza legga qui: https://www.forumcostituzionale.it/wordpress/wp-content/uploads/2022/09/07-De-Carlo-FQC-3-2022.pdf .

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