Si dirà che sono dettagli e che magari siamo troppo severi, armati addirittura di “pregiudizi”. Ma si osservi la prima pagina de “Il Fatto Quotidiano”. Parliamo della versione cartacea, diretta da Travaglio.
Chi può avere fatto fuori Prigozhin? Le “Orsoline”, per parafrasare la celebre battuta di Vittorio Gassmann in un celebre film sulla Grande guerra?
Infatti come titola il giornale “che non riceve finanziamenti pubblici”? Buio o quasi. In sintesi: “Cade l’aereo, ma lui dov’è?”. Tradotto: aereo caduto, non abbattuto o esploso. Dopo di che la goccia di veleno. Ma era a bordo?
Certo, è cosa nota, per fare un titolo del giornale in uscita si aspetta la prova del Dna…
Diciamo che piacerebbe a Mosca. Anzi piace, di sicuro.
Ora la domanda è: perché questo titolo a dir poco cauto, se non addirittura ricusatorio dei fatti?
Quali fatti? Che Prigozhin l’aveva fatto grossa, che era un nemico di Putin, che nella Russia della Terza Roma, i nemici politici si incarcerano e si uccidono come ai tempi della Prima e della Seconda ( Roma e Bisanzio)?
Parliamo di un giornale che quando si tratta di un avversario si arma di machete.
Ieri criticavano “La Verità”, nel senso che certe campagne stampa, oggi si direbbe in stile social (ma in realtà stile “Action Française”), assecondano i peggiori spiriti animali della gente. Ma che dire de “Il Fatto Quotidiano”, i cui redattori si dichiarano democratici laici e antifascisti? Fra Travaglio e Belpietro che differenza c’è? Nessuna. Non informano, deformano secondo un preciso dettato ideologico. Che, al momento, è quello di stare dalla parte di Mosca.
Belpietro, addirittura, ha quasi nascosto la notizia: si noti l’impercettibile taglio basso. Travaglio, invece, tutto sommato, la riporta, con evidenza, anche se in modo fuorviante. Diciamo che quest’ultimo ha scelto la foglia di fico.
Certo, e per fortuna, il resto della stampa italiana ne parla oggi senza tanti peli sulla lingua ( però la destra, più filorussa della sinistra, resta più abbottonata ), quindi controbilancia (*).
Però, ecco, due quotidiani (uno che addirittura la “Verità”, con la maiuscola, la porta nel titolo), con discreta diffusione, nascondono o avanzano dubbi sulle cause della morte più che annunciata di Prigozhin.
Va anche sottolineato che oggi la gente si informa in Rete. Il che non sempre è un bene. Perché non pochi siti di “controinformazione”, ne siamo quasi certi, incolperanno Biden della morte di Prigozhin, assolvendo Mosca. Un inciso: anche la versione online del “Fatto” diretta da Gomez, avanza dubbi (stiamo scrivendo, intorno alle 7.50).
Però la domanda rimane. Perché?
Abbiamo parlato di scelte ideologiche. Se dettate o meno direttamente da Mosca, non è possibile provarlo. E neppure avanzare ipotesi precise. Diciamo che un sospetto c’è. Però un sospetto non è una prova. Perciò il lettore consideri i nostri dubbi immotivati. Anzi non li tenga in alcun conto. Insomma, come non detto.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.giornalone.it/ .
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.