Finalmente anche l’estrema destra ha il suo eroe: il generale Roberto Vannacci (nella foto) che in un libro intitolato Il mondo al contrario attacca femministe e gay: le bestie nere dell’estrema destra, italiana, europea, mondiale. Diciamo l’antiMurgia per eccellenza.
Un inciso, sull’estrema destra mondiale. Nel novembre del 2022, in Messico, si è tenuto un grande incontro internazionale della Conferencia Politica de Accíon Conservadora (CPAC) che ha riunito il fior fiore dell’estrema destra del mondo di lingua latina, a partire da Bolsonaro. Donald Trump, Ted Cruz e Santiago Abascal, leader di Vox, hanno inviato videomessaggi (*). Non sono intervenuti, a quanto risulta, né online né in presenza, rappresentanti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Il grido di battaglia è quello del Dio, Patria e Famiglia. Gli stessi valori difesi dal generale Vannacci e dall’estrema destra europea e italiana.
Insomma, piccoli fascisti, tradizionalisti, eccetera, crescono. E di riflesso, pure gli invasati di sinistra che puntano a regolamentare tutto, producendo leggi su leggi. Anche dentro la camera da letto.
In realtà, si va delineando un duplice schieramento, che non giova al discorso pubblico, tra i difensori della “ Vecchia Normalità” e i difensori della “Nuova Normalità”.
Fenomeno largamente illustrato dalla beatificazione della Murgia, mediocre scrittrice, ma attivista e icona “Lgbtq+” e dal rumore creato dal libro qualunquista di un generale, già della Folgore, che se denefestrato, diverrà un’altra vittima, ma di segno contrario, da beatificare, in questo caso in vita.
“Eroi” dei nostri tempi? Sì. E di cosa in particolare? Di una ferocissima guerra culturale che ricorda il debordante odio delle estreme, nazista e comunista, contro la Repubblica di Weimar. Odio che la seppellì e aprì la porte della Germania a Hitler…
Si può ancora fare qualcosa? Evitare che una guerra culturale si trasformi in civile? Con il triste seguito, tipo Spagna 1936, di dittature rosse e nere? Siamo pessimisti. E spieghiamo perché.
Quanto più si accentuerà il conflitto tra i sostenitori della vecchia e della nuova normalità tanto più crescerà il rischio di ritrovarsi, quando una delle due parti in causa ne uscirà vincitrice, in un mondo illiberale, che detterà per legge (anche con effetti penali) una “normalità” vecchia o nuova che sia. Una normalità, non importa di quale tipo, che però rinfocolerà l’odio degli sconfitti e la volontà di guerra civile per vendicare il torto subito.
Il vero punto è che nei governanti di destra come di sinistra sembra aver vinto il radicalismo.
Lo spirito liberale agonizza. Abbonda invece lo spirito liberal, che è altra cosa dal liberalismo. Spopola nelle ruffiane vesti di uno statalismo mascherato da individualismo protetto, per l’appunto, dallo stato padrone. L’individuo è dipinto come un bambino piagnucoloso, incapace di fare le sue scelte personali, che perciò va aiutato.
Si dovrebbe invece ragionare non per le leggi e leggine, quasi sempre liberticide (di destra o di sinistra che siano), ma per formule giuridiche, o se si preferisce “forme” generali e astratte. Complichiamo le cose? Ci spieghiamo subito.
Esiste la forma contratto, conquista della civiltà liberale? Sì. E allora si lasci che attraverso contratti privati ognuno scelga in che tipo di famiglia desideri vivere. E soprattutto, poiché esiste, sempre come forma giuridica, il diritto di proprietà, esteso al corpo fisico ( e anche quest’ultima fu una grandissima vittoria liberale), ognuno faccia ciò che vuole del proprio corpo.
Riassumendo: ci si appelli, alla “forma” diritto di proprietà, come pure alla “forma” contratto. Altro non occorre. Cioè una cosa sì: meno stato, meno provvidenze, e di conseguenza meno conflitti per le provvidenze e meno leggi per regolarle.
Si dovrà cambiare la nostra Costituzione intrisa di socialismo ? Lo si faccia. E una volta cambiata, liberi tutti. Articolo 1: l’Italia e un Repubblica fondata sulla Libertà di contratto e sul Diritto di proprietà, sacro e inviolabile. Basterà un solo articolo.
Ovviamente, nel mondo dei “piagnoni”, delle mani tese, imploranti, verso la carità legislativa dello stato, un ragionamento del genere, al momento, rischia di non essere tenuto in alcuna considerazione. Perché nessun uomo politico, pur di non perdere voti, sposerebbe la causa liberale (non liberal, precisiamo), semplificando al massimo: quella dell’ognuno per sé, e dio per tutti.
Sarebbe un mondo più duro? Forse. Ma più libero. Senza uno stato guardone, capace di infilarsi persino nei letti delle persone.
Perciò, se nulla cambierà, se lo stato non farà non uno ma dieci passi indietro, i margini di sicurezza, per impedire la radicalizzazione del discorso pubblico, rischiano di ridursi sempre più. Potrebbe veramente finire male.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://letraslibres.com/cultura/martinez-canchica-derecha-politicas-alcoba/ .
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