lunedì 14 agosto 2023

Giorgia Meloni, “ciuccia e presuntuosa”

 


“Ciuccio e presuntuoso”. È un’ espressione napoletana che si usa per indicare una persona che oltre ad essere ignorante ( un ciuccio, un asino…), manca completamente di umiltà. Una “zappa”, come talvolta dicono i ragazzi, che, nonostante ciò, si comporta in modo presuntuoso.  Un combinato disposto che sfocia nell'arroganza.

Dicevamo Napoli. In realtà si tratta di un’espressione abbastanza diffusa in italia e all’estero. Esiste anche in americano: “Pompous ass” (lasciamo il piacere della traduzione ai lettori).

Dove andiamo a parare? Chi ci segue avrà già capito. Giorgia Meloni è “ciuccia e presuntuosa”.

Rivendicare, come accade questa mattina, sulle prime pagine dei giornali a grande tiratura (*), una misura come quella della tassa sulle banche, è segno di ignoranza in campo economico e di arroganza in quello politico. Sulle ragioni dell’ignoranza economica rinviamo a quanto abbiamo scritto in precedenza (**). Inutile perdere altro tempo.

Vorremmo invece fare una riflessione sull’ arroganza di Giorgia Meloni. 

Innanzitutto che significa essere arroganti? Sentirsi superiori agli altri e far sempre pesare, sempre sugli altri, questa presunta superiorità. Si osservi la Meloni: ha sempre stampata in faccia l’espressione di chi crede di saperla lunga. Per capirsi. “ A me non la si fa”. Può permetterselo? È professoressa di economia? Grande imprenditrice? Ha una grande cultura?

Niente di tutto questo. La faccia da schiaffi nasce dal suo fare politica, come si legge, dall’età di quindici anni. Probabilmente, della politica, fin da subito, sembra aver apprezzato, come diceva Machiavelli, sintetizziamo, che il “principe” in pubblico più che dell’essere deve preoccuparsi dell’apparire. Per ingannare meglio il prossimo e conquistare e conservare il potere, se necessario con tutti i mezzi leciti e illeciti o comunque rasenti o a filo.

“Sembra.”.. Perché, in realtà, la Meloni, Machiavelli non lo ha letto, però ha frequentato, come si legge in molti profili di Facebook, l’’università della strada.

Ha imparato facendo. E non  deve essere stato uno scherzo risalire da zero fino a Palazzo Chigi. La sua arroganza nasce, come in tutti i parvenu, dal suo successo politico. Il che, in termini di lotta per il nudo potere, va riconosciuto. Però, ora come ora, si sente qualcuno. Diciamo onnipotente o quasi.

Però, ecco il punto, questo è anche il suo limite, perché, culturalmente parlando, è rimasta ciuccia. Di economia, come detto, non sa nulla. E neppure chi è intorno a lei. (Per inciso: a parte i fiscalisti e i consulenti del lavoro, promossi ministri, dove sono i professori ordinari di economia di Fratelli d’Italia? Brunetta? Ma “mi facci” il piacere, direbbe Totò).

Esageriamo? Vedere la Meloni, ripetere in tv, la lezioncina, imparata, sul bignamino, a proposito dei tassi attivi e negativi, come quando a scuola ci si preparava all’ultimo minuto per l’ interrogazione programmata, è cosa penosa.

Pertanto l’arroganza della Meloni ha radici squisitamente politiche, diciamo da successo politico, da autentica parvenue politica.

Per tornare al “sembra” e a Machiavelli, la Meloni non si preoccupa più di apparire, pontifica in proprio. Forse perché si illude che il popolo sia con lei. E anche qui le idee di Machiavelli sull’ingratitudine del popolo tornerebbero utili. Ma la Meloni ormai naviga sulla musica del Quarto movimento della Nona di Beethoven, il cosiddetto “Inno alla gioia”. Ribattezzato “Inno a Giorgia”. Quindi non ascolta più nessuno.

“Giorgia, schöner Götterfunken,/Tochter aus Elysium,/wir betreten feuertrunken,/ himmlische, dein Heiligtum!” (“Giorgia, bella scintilla degli dei/  figlia di Elisio/ebbri e ardenti noi entriamo/creatura celeste nel tuo santuario!”).

Battute a parte, paga l’arroganza? Limitiamoci all’Italia, con due esempi. Craxi era arrogante. Sul punto sono tutti d’accordo: amici e nemici. Per contro Andreotti, era un uomo di una modestia assoluta: pesava le parole. Mai “smargiassate”. Perfino i nemici riconoscevano questa sua caratteristica. Craxi è finito malissimo. Andreotti, nonostante i durissimi attacchi giudiziari , è morto nel suo letto.

Come mai non abbiamo citato Berlusconi? Che c’entra Mario Merola con Franco Battiato?

Insomma, l’arroganza non paga. La lista è lunga, e rimanda anche a statisti, nel bene come nel male, entrati nei libri di storia. Si va da Bismarck,  che si credeva il più furbo di tutti ( e forse lo era), liquidato in quattro e quattr’otto dal giovane Guglielmo II, un altro arrogante finito malissimo. E di Crispi, che si riteneva il fondatore dell’Impero coloniale italiano, vogliamo parlare? E di Mussolini, altro presunto dio onnipotente, licenziato in pochi minuti da Vittorio Emanuele III?

Concludendo, la presunzione crea nemici. Se poi si è anche ciucci...

Carlo Gambescia

(*) Qui:  https://www.giornalone.it/ .

(**) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2023/08/al-bar-sport-di-palazzo-chigi.html .

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