mercoledì 16 agosto 2023

Giorgia Meloni in Albania: “Corsi e ricorsi”

 


“Corsi e ricorsi”. Oggi è poco più di un luogo comune. L’ espressione è attribuita a Vico.
Al di là delle questioni per cosi dire filologiche, che di solito annoiano i lettori, ieri appena appresa la notizia della visita “informale” di Giorgia Meloni in Albania, dove incontrerà il premier Rama, leader pragmatico, ci siamo detti: “Ecco, corsi e ricorsi. Anche i fascisti stravedevano per l’Albania” fino al punto di incorporarla all'Italia (aprile 1939).

Esageriamo? Un passo indietro. Si rifletta su alcuni punti della politica estera meloniana. Va fatto un ragionamento di contesto, mettendo insieme le varie tessere del mosaico.

1) L’attenzione verso la “Quarta sponda” del “Mare Nostrum” (Libia Tunisia e dintorni) secondo la vulgata, prima nazionalista poi fascista. Ma oggi mascherata da “Piano Mattei”.

2) Il continuo rivolgersi, con enfasi, “alla Nazione”. Lo statalismo acuto, malattia politica gravissima, che risale al fascismo, per cui nei rapporti economici con l’estero l’ultima parola deve essere sempre quella del governo, primo propugnatore dell’interesse nazionale. Sicché il cerchio, nazionalista rischia di chiudersi un’altra volta.

Si aggiunga poi, 3) la strombazzata vicinanza agli Stati Uniti, che non è frutto di una  svolta in senso occidentale e liberale, ma pura e semplice eredità della realpolitik fascista, che spinse Mussolini alla sciagurata alleanza con Hitler. Ovviamente Biden non è Hitler, gli Stati Uniti sono una grande potenza democratica (altrimenti avrebbero già tolto di mezzo Trump, che usa la democrazia contro la democrazia…). Sicché un osservatore poco esperto potrebbe scorgere nella politica filoamericana della Meloni una specie di conversione alla democrazia. Non è così: puro opportunismo politico. Somoza era filoamericano, però restava Somoza. Una curiosità. Nel 1937 il figlio del Duce, Vittorio visitò l’America per studiare Hollywood, perché come sosteneva il padre, il cinema era l’arma più forte del regime. Le democrazie possono essere usate per altri scopi. Quindi occhio.

E ora 4) l’Albania. Che nell’immaginario fascista rappresentò la testa di ponte italiana nei Balcani. Che cosa invece può rappresentare l’Albania per Giorgia Meloni? Che, non dimentichiamo era in vacanza in Puglia. Quindi un viaggio a sorpresa.

Difficile dire. Una nuova “incorporazione”. Magari senza fucili novantuno. Economica diciamo. Ventunesima regione? Bah... 

L’Italia è già molto presente in Albania. Se Giorgia Meloni, non provenisse da un partito nato dalle ceneri del fascismo, la cosa potrebbe passare inosservata. Ma così non è. Perciò, anche qui, occhio.

Negli anni Settanta del secolo scorso, si parlò a proposito della “destra nazionale” almirantiana di “fascismo in doppio petto”. Nel senso di partito dai modi borghesi ma in realtà fascista fino al midollo. L’Italia, fortunatamente non “abboccò” nonostante vi fossero le pre-condizioni: terrorismo, scioperi, manifestazioni, crisi economica: il Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale” si fermò all’ otto/nove per cento.

Oggi siamo davanti a una forza politica, al governo con quasi il trenta per cento dei consensi, che, rivendica orgogliosamente l’eredità missina. E di riflesso “ciò che di buono ha fatto Mussolini” (La Russa e Musumeci, Presidente del Senato e Ministro della Repubblica, con il silenzio- assenso di Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio).

E ora l’Albania. Corsi e ricorsi. E l’Italia questa volta, sembra più disposta, rispetto a cinquant’anni fa, a farsi prendere all’amo.

Carlo Gambescia

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