Mi diceva ieri un amico, che non sentivo da tempo, che soffro di “melonite” e di “antifascistite”. Insomma, che esagero. Effettivamente, nell’ultimo anno ho dedicato tanto, forse troppo spazio, alle imprese del governo di destra capitanato da “Gioorgggia”, come la chiamano in romanesco i suoi stretti collaboratori.
Come non restare colpiti, al di là del fatto politico, da Giorgia? La si osservi con attenzione. Sta sempre sulla difensiva, sembra debba esplodere da un momento all’altro. Una nuvola di ira repressa. Contratta. E si nota da come si muove, come sorride. È autocontrollo, spinto quasi al limite. Quanto potrà durare la finta calma da matrimonio finito tra civili borghesi? Facile. Fino a quando Giorgia riuscirà a tenere per le palle (pardon) gli scapestrati di Fratelli d’Italia, alleati inclusi.
Lo stesso amico, che scrive tra l’altro di cinema, mi faceva notare la somiglianza tra Giorgia e Gelsomina de “La strada” di Fellini. "Gli manca solo la trombetta", dice l'amico. "Non Zampanò però", la mia replica. Si rifletta, basta scegliere a caso, tra i militanti di Fratelli d’Italia...
A dirla tutta, la somiglianza è superficiale, forse l’altezza e certa goffaggine. Ma non il candido sguardo della poetica Gelsomina finita sotto le grinfie di Zampanò. Interpretata, come tutti ricordano, dalla grandissima Giulietta Masina.
In realtà Gelsomina-Giorgia non ha bisogno di Zampanò, perché si fa rispettare dai suoi. Barcolla ma non molla. E comunque sia, non è lei a seguire l’improvvisata banda musicale di paese, ma è la banda musicale, altrettanto improvvisata, di Fratelli d’Italia, a seguire lei.
Quanto alla mia antifascistite si spiega con la preoccupazione di vedere per l’ennesima volta il Titanic Italia andare a scontrarsi con il solito iceberg, tra le risate, le cene e i balli dei passeggeri. Con Giorgia che si aggira nervosa, tra i tavoli, perché ricorda benissimo come è finita l’altra volta.
La metafora non è originale, ma la situazione è questa: i fascisti dopo Mussolini sono tornati al potere. Che c’è da ridere?
Concludendo, dimenticare Giorgia? Impossibile.
Carlo Gambescia
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