Questa destra, che ci governa, non conosce la libertà individuale. Si nasconde dietro gli abusi della cancel culture, ma poi quando prende la parola, prova di essere ben al di sotto dei normali standard liberali.
Generali omofobi e razzisti (Vannacci), Giornalisti casalinghe di Voghera (Giambruno), falangisti di riporto (Veneziani), eccetera, eccetera.
Questa destra è veramente impresentabile. Anche perché disprezza profondamente la libertà individuale. Anteporre dio, patria e famiglia all’individuo significa imporre una gerarchia di valori che non sono condivisi da tutti e che comunque, oggettivamente, limitano la libertà individuale. Semplificando: una cancel culture reazionaria, nel senso del boicottaggio dei valori opposti.
Il nostro articolo però non finisce qui. Perché si deve sempre andare alla radice dei fenomeni sociali.
Purtroppo la cancel culture, a destra come a sinistra, è il portato di un approccio culturale olista. Cosa significa questa parola? Che il tutto è superiore alle parti. Pertanto, la società (il tutto) viene giudicata superiore alla parte (l’individuo) (*).
Questo in teoria. Nella pratica, dal momento che l’unanimità sociale non è mai storicamente né sociologicamente esistita, il tutto rinvia a valori condivisi da maggioranze, quindi da “parti” o “blocchi” sociali manovrati, come è naturale da minoranze, per così dire, maggioritarie.
Ora quanto più una maggioranza si considera come il tutto e giudica i propri i valori come sacri e fondamentali tanto più si fa opprimente per la libertà individuale. Tra gli strumenti di questo processo di legittimazione culturale fortemente limitativo della libertà individuale spiccano la riscrittura della storia alla luce degli ideali vittoriosi, la ripulitura del lessico politico e culturale, il boicottaggio, addirittura preventivo, della cultura avversaria, come nel caso della cancel culture.
Si badi bene: il fatto che i valori siano quelli del dio patria e famiglia o dell’ecosocialismo non cambia nulla. Si tratta sempre di una visione olistico-maggioritaria nemica della libertà individuale e di ogni forma di dissenso.
Per fare un esempio, la destra che tanto critica la cancel culture, a sua volta, boicotterebbe volentieri, anche preventivamente, le associazioni gay, medici e marinai senza frontiere, eccetera, eccetera.
In questo quadro, l’individuo non è più libero di scegliere tra valori concorrenti posti su uno stato di parità, ma può solo schierarsi con uno dei due eserciti olisti, armati fino ai denti, in attesa dell’Armageddon culturale finale.
Il liberalismo moderno rappresenta, storicamente parlando, la via d’uscita dalle guerre di religione: micidiali guerre olistiche per eccellenza. Può funzionare soltanto quando per convincimento sociale diffuso invece di partire dalla società si parte dall’individuo. Insomma il liberalismo o è individualismo o non è.
Quando si perde di vista questo fattore fondamentale (la centralità dell’individuo), che significa lasciar fare ai singoli consentendo alla società di evolvere (per quanto possibile) pacificamente, si procede inevitabilmente a colpi di legislazione in chiave olistico-maggioritaria. Sicché l’individuo, come ripetiamo spesso, finisce per scorgere nello stato il giustiziere, garante e realizzatore dei sui diritti, da quelli di dio a quelli del panda.
Un individualismo, se ci si perdona la caduta di stile, da specie protetta: dal cattolico romano al panda rosso della Cina occidentale.
Come uscirne? Un passo indietro. In primo luogo dovrebbero farlo lo stato e i diversi "partiti" culturali.
In realtà, il primo passo dovrebbe farlo la destra. Ancora ferma a schemi pre-individualistici. Detto altrimenti: su posizione reazionarie. Anche la sinistra però dovrebbe usare più “tatto”, non con la destra che va comunque incalzata, ma con la gente comune. La sensibilità verso il “diversamente” di qualsiasi tipo sta cambiando. Però occorre tempo. La memoria sociale ha i suoi ritmi e non può essere sradicata per decreto. Servono prudenza e pazienza.
Certo la destra, con le sue evocazioni reazionarie, non aiuta. Come pure non aiuta, a sinistra, il voler imporre il “diversamente” per decreto.
Pertanto la vera domanda è questa: la destra è olista, ormai lo sappiamo, ma la sinistra? È dalla parte dell’olismo o dell’individualismo?
Carlo Gambescia
(*) Da ὅλος (greco), olos, che significa totale, intero.
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