Mattarella
e il “diritto di far ammalare gli altri”…
Un maledetto
imbroglio democristiano (e di sinistra)
La parole pronunciate ieri da
Mattarella in occasione della cerimonia della Consegna del Ventaglio, rinviano
all’approccio paternalistico e illiberale tipico della sinistra democristiana.
Soprattutto il suo accenno al fatto “che non bisogna confondere la libertà con
il diritto di far ammalare
gli altri”, indica l’incomprensione totale del concetto di libertà.
Collegare infatti l’idea di
libertà, che è sempre libertà negativa, libertà da qualcosa, alla
libertà positiva, di
poter fare qualcosa,
significa introdurre dei limiti che rischiano di trasformare lo stato di diritto in stato di polizia.
“Il diritto di far ammalare gli altri” non è
mai esistito in alcun ordinamento liberale. Esistono invece la libertà di
pensiero, di parola, di
intrapresa economica, eccetera, eccetera, che talvolta,
quanto alle conseguenze indirette, “possono far ammalare gli altri”, anche in
senso metaforico. Si pensi ad esempio
al triviale e pericoloso uso politico del razzismo, oppure, in senso letterale, alla
dispersione nell’ambiente di fumi tossici. Questi eventi sono però l’eccezione non la regola. Eccezioni che sono punite per legge grazie ai meccanismi penali e procedurali dello stato di diritto. Se però, si
tramuta l’eccezione in regola, come nel ragionamento di Mattarella, dove,
in odio al liberalismo, l’esercizio
della libertà, che è anche libertà di pensiero (di contestare la natura pandemica del Covid), diventa rivendicazione di un inesistente "diritto di far ammalare gli
altri", si rischia sul serio
la trasformazione dello stato di diritto in stato di polizia. Sotto questo
aspetto - dispiace dirlo - rivelano tristi accenti goebbelsiani le lodi di Mattarella alla stampa “seria”, che fa il proprio dovere, contrastando le “fake news”, alle quali sembrano però ricondotte anche le tesi di coloro
che esercitano un normale diritto di critica. Normale, in una società liberale...
Il problema di fondo è
che la sinistra democristiana, privilegiando una visione sociale del cristianesimo, a sfondo neototalitario, ha sempre
preteso di sapere ciò che fosse bene per il cittadino: di qui il suo
costruttivismo paternalista, come
il suo rancoroso illiberalismo
verso tutto ciò che
rinvia alla libertà individuale di pensiero e azione.
La sinistra democristiana storicamente rimanda a intellettuali del
calibro di Dossetti e La
Pira , a politici in senso stretto come Moro, e per certi aspetti Fanfani, nonché qualche gradino più
sotto a demosociali arruffoni come Carlo Donat-Cattin e raffinati professori di storia come Pietro Scoppola.
Infine, personaggi minori come Rosy Bindi e lo stesso
Mattarella, oggi Presidente della Repubblica, ambedue non per caso violentemente antiberlusconiani (un imprenditore, per giunta portatore insano di una visione consumista...) ma non meno populisti, appartengono all’universo dei tardi ma protervi epigoni di questa corrente di pensiero.
In realtà, esiste in Italia un populismo della Costituzione, che precede tutti i populismi, come Carta fortemente sociale alla cui stesura Dossetti, Consultore, partecipò attivamente. Per comprendere la filosofia della sinistra democristiana, vanno rilette con attenzione le pagine di “Cronache sociali”, rivista fondata da Dossetti alla fine degli anni Quaranta: un mix di keynesismo, sussidiarietà e rigido moralismo evangelico, che guardava a un cristianesimo sociale, che una volta calato nella realtà italiana si sarebbe invece inevitabilmente trasformato in assistenzialismo economico e sociale allo stato puro.
In realtà, esiste in Italia un populismo della Costituzione, che precede tutti i populismi, come Carta fortemente sociale alla cui stesura Dossetti, Consultore, partecipò attivamente. Per comprendere la filosofia della sinistra democristiana, vanno rilette con attenzione le pagine di “Cronache sociali”, rivista fondata da Dossetti alla fine degli anni Quaranta: un mix di keynesismo, sussidiarietà e rigido moralismo evangelico, che guardava a un cristianesimo sociale, che una volta calato nella realtà italiana si sarebbe invece inevitabilmente trasformato in assistenzialismo economico e sociale allo stato puro.
L'idea cardine della sinistra democristiana era (ed è) quella quella di dura competizione con la sinistra marxista
e con il liberalismo: un conflitto epocale basato sul populismo costituzionale per la realizzazione
integrale di una società
cattolica, democratica e sociale al tempo stesso, come imponeva la
Costituzione. Tre utopie sommate
insieme. Va detto, che mentre il liberalismo restava il nemico assoluto, i
comunisti, soprattutto gli italiani, venivano visti, a differenza dei
laicizzanti socialisti, come devianti cattolici , che prima o poi sarebbe tornati alla Casa del Padre
Democristiano.
Mattarella veicola tuttora questa visione, inventando un immaginario “diritto di far ammalare gli altri”. E con un solo scopo, recondito o meno: quello di contrastarlo, prima con l'irrisione dell'umanitarista frammista al senso di superiorità professorale, poi favorendo, in termini di clima surriscaldato da ultimi giorni dell'umanità, misure di polizia che violano apertamente lo stato di diritto.
Insomma, un maledetto imbroglio. Democristiano (e di sinistra).
Insomma, un maledetto imbroglio. Democristiano (e di sinistra).
Carlo Gambescia