lunedì 31 agosto 2020

Referendum sul taglio dei parlamentari 
CasaPound  vota No, perché? 

In Italia in principio non era il Verbo, ma l’antiparlamentarismo. Purtroppo, siamo giunti tardi alla democrazia liberale, per questo motivo gli italiani  - come dire? per tardiva e imperfetta interiorizzazione -  non hanno mai  mostrato  di credere nelle istituzioni rappresentative.
L’Italia si  è  addirittura inventata il fascismo, nemico numero uno del liberalismo e padre nobile del nazionalsocialismo.  A dire il vero, anche la sinistra -  comunisti e larga parte dei socialisti -    ha sempre visto nel Parlamento una pura e semplice arma politica in attesa della rivoluzione.  Le Camere come  “roba da signori” e per giunta corrotti, secondo l’ultima vulgata populista di  destra come di sinistra.  Il che spiega  perché quasi tutte le forze politiche italiane, per non scontentare un elettore antipolitico e antiliberale,  abbiano  scelto di votare  Sì.
Quel che però  meraviglia   è che un’ associazione politica come CasaPound Italia, che rivendica, con ammodernamenti, eccetera, l’eredità antiliberale  di Mussolini, abbia deciso di votare per il No.
Lasciamo la parola a  CasaPound.

“Siamo convintamente  contro il taglio dei parlamentari, una riforma tanto inutile quanto demagogica, alla quale i Cinquestelle si attaccano per non perdere anche l’ultimo brandello di identità che gli è rimasto (…). Non è questo il momento storico di ridurre la rappresentanza del popolo italiano in parlamento”, proprio ora che “poteri finanziari e sovranazionali tremendamente forti, grandi e pervasivi mettono sotto attacco quotidianamente la sovranità popolare” (…). Rifiutiamo questa concezione gretta della politica come ‘spreco’ tanto più se nasconde il desiderio di gestire senza problemi il potere, come Conte ci ha dimostrato in questi mesi, prima ancora che con la gestione a colpi di dpcm dell’emergenza coronavirus, riuscendo a fare  due governi successivo con due governi successivi con due opposizione diverse” (*).


Cosa ha spinto  CasaPound   a sposare la causa del No?  
Probabilmente, in prima battuta,  una scelta di mercato elettorale, legata alla diversificazione dall'identico prodotto politico  venduto da quasi tutti gli altri partiti, ossia  il Sì.
In secondo luogo,  come si può leggere, le motivazioni  non si discostano  dal consueto armamentario ideologico della destra radicale imperniato sulla difesa della sovranità nazionale dai tentacoli  dei poteri forti economici internazionali. Quindi nessun ripensamento sulla democrazia liberale, anzi… 
In terzo luogo, siamo davanti alla  tipica difesa, in termini di politica pura,  dei  margini di sopravvivenza minacciati  da un governo autoritario che  non ammette repliche  e  da un’opposizione che tende a fagocitare chiunque si muova alla sua destra. 
Perciò va riconosciuto che per certi aspetti si  tratta di una scelta coraggiosa.  Che alle ragioni del marketing  affianca  il rifiuto di ridurre la politica a pura amministrazione, posizione  in linea con certo misticismo  fascista di natura elitistica.
Si tratta tuttavia,  per metterla in termini di storia dell’idee (alti), di un  elitismo al servizio di un’idea antiliberale. Assai diverso dall’elitismo che permeava  il  liberalismo classico  (pensiamo a Constant e  Guizot, in particolare ),  il  liberalismo sociologico ( ad esempio a   Pareto e Mosca)  ed economico (Einaudi, tra gli altri):  un liberalismo triste, realista, a guardia dei fatti,  che,  come con  Giolitti e Churchill,  ha sempre scorto  nella democrazia parlamentare  il male minore.  

L’elitismo fascista evoca  invece,  fin troppo gaiamente,   il bene  maggiore.  Vuole la Luna Politica, insomma. O se si preferisce, Marte... Un obiettivo che la teoria moschiano-paretiana della circolazione delle élites e la michelsiana   legge ferrea delle oligarchie  hanno designato come utopica, dimostrandolo scientificamente.  Senza per questo - attenzione - rifiutare la mediazione della democrazia parlamentare, vista dalla scuola elitistica italiana (con qualche cedimento cesarista in Michels) come  unica via possibile.  
Di qui per contrasto,  il romantico  veleggiare dei movimenti neofascisti tra tendenze corporativiste  e autoritarismo nazionalista in nome di una terza via che produsse solo disastri.   
Perché?  Il punto fondamentale  è che  alla base dell’elitismo liberale c’è l’individuo, che può decidere  liberamente di  evolvere o meno. Per contro,  alle radici  di quello fascista  c’è lo stato, che si riserva di decidere come deve evolvere l’individuo.          
Tra le due  concezioni,  in definitiva antropologiche,  non c’è ponte. Certo, si può votare No, però  antiliberali si resta.   Cosa di cui, ne siamo sicuri, CasaPound Italia va fiera... 

Carlo Gambescia

                                            
(*)  Per il testo completo si veda qui:  https://www.casapounditalia.org/