Referendum sul taglio dei parlamentari
CasaPound
vota No, perché?
In
Italia in principio non era il Verbo, ma
l’antiparlamentarismo. Purtroppo, siamo giunti tardi alla democrazia liberale, per questo
motivo gli italiani - come dire? per tardiva e imperfetta interiorizzazione - non hanno mai
mostrato di credere nelle istituzioni rappresentative.
L’Italia
si è
addirittura inventata il
fascismo, nemico numero uno del liberalismo e padre nobile del
nazionalsocialismo. A dire il vero, anche la sinistra - comunisti e larga parte dei socialisti - ha sempre visto nel Parlamento una pura e
semplice arma politica in attesa della rivoluzione. Le Camere come
“roba da signori” e per giunta corrotti, secondo l’ultima vulgata
populista di destra come di sinistra. Il che spiega perché quasi tutte le forze politiche
italiane, per non scontentare un elettore antipolitico e antiliberale, abbiano scelto di votare Sì.
Quel
che però meraviglia è che un’ associazione politica come
CasaPound Italia, che rivendica, con ammodernamenti, eccetera, l’eredità
antiliberale di Mussolini, abbia deciso
di votare per il No.
Lasciamo
la parola a CasaPound.
“Siamo
convintamente contro il taglio dei
parlamentari, una riforma tanto inutile quanto demagogica, alla quale i
Cinquestelle si attaccano per non perdere anche l’ultimo brandello di identità
che gli è rimasto (…). Non è questo il momento storico di ridurre la
rappresentanza del popolo italiano in parlamento”, proprio ora che “poteri
finanziari e sovranazionali tremendamente forti, grandi e pervasivi mettono
sotto attacco quotidianamente la sovranità popolare” (…). Rifiutiamo questa
concezione gretta della politica come ‘spreco’ tanto più se nasconde il
desiderio di gestire senza problemi il potere, come Conte ci ha dimostrato in
questi mesi, prima ancora che con la gestione a colpi di dpcm dell’emergenza
coronavirus, riuscendo a fare due
governi successivo con due governi successivi con due opposizione diverse” (*).
Cosa
ha spinto CasaPound a sposare la causa del No?
Probabilmente, in prima battuta, una scelta di mercato elettorale, legata alla
diversificazione dall'identico prodotto
politico venduto da quasi tutti gli
altri partiti, ossia il Sì.
In
secondo luogo, come si può leggere, le
motivazioni non si discostano dal consueto armamentario ideologico della
destra radicale imperniato sulla difesa della sovranità nazionale dai
tentacoli dei poteri forti economici
internazionali. Quindi nessun ripensamento sulla democrazia liberale,
anzi…
In
terzo luogo, siamo davanti alla tipica
difesa, in termini di politica pura,
dei margini di sopravvivenza minacciati
da un governo autoritario che non ammette repliche e da
un’opposizione che tende a fagocitare chiunque si muova alla sua destra.
Perciò
va riconosciuto che per certi aspetti si
tratta di una scelta coraggiosa. Che
alle ragioni del marketing affianca il rifiuto di ridurre la politica a pura
amministrazione, posizione in linea con certo misticismo fascista di natura elitistica.
Si
tratta tuttavia, per metterla in termini di
storia dell’idee (alti), di un elitismo
al servizio di un’idea antiliberale. Assai diverso dall’elitismo che permeava il liberalismo classico (pensiamo a Constant e Guizot, in particolare ), il liberalismo sociologico ( ad esempio
a Pareto e Mosca) ed economico (Einaudi, tra gli altri): un
liberalismo triste, realista, a guardia dei fatti, che, come con Giolitti e Churchill, ha sempre scorto nella democrazia parlamentare il male minore.
L’elitismo
fascista evoca invece, fin
troppo gaiamente, il bene
maggiore. Vuole la Luna Politica ,
insomma. O se si preferisce, Marte... Un obiettivo che la teoria moschiano-paretiana della
circolazione delle élites e la michelsiana legge ferrea delle oligarchie hanno designato come utopica, dimostrandolo scientificamente. Senza per questo - attenzione - rifiutare la mediazione della democrazia
parlamentare, vista dalla scuola elitistica italiana (con qualche cedimento cesarista in Michels) come unica via possibile.
Di qui per contrasto, il romantico veleggiare dei movimenti neofascisti tra
tendenze corporativiste e autoritarismo
nazionalista in nome di una terza via che produsse solo disastri.
Perché? Il punto fondamentale è che alla base dell’elitismo liberale c’è l’individuo,
che può decidere liberamente di evolvere o meno. Per contro, alle radici di quello fascista c’è lo stato, che si riserva di decidere come
deve evolvere l’individuo.
Tra le due concezioni, in definitiva antropologiche, non c’è ponte. Certo, si può votare No, però antiliberali si resta. Cosa di cui, ne siamo sicuri, CasaPound Italia va fiera...
Tra le due concezioni, in definitiva antropologiche, non c’è ponte. Certo, si può votare No, però antiliberali si resta. Cosa di cui, ne siamo sicuri, CasaPound Italia va fiera...
Carlo Gambescia