Sicurezza
al posto della libertà
Il
modernismo reazionario di Sergio Mattarella
In una lettera al "Secolo XIX", uscita anche sulla "Stampa" , il Presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’anniversario del crollo del
Ponte Morandi, si diffonde sulla necessità di “sviluppare
e ricostruire una affidabile cultura della sicurezza, di adeguata
manutenzione e del controllo che coinvolga e responsabilizzi imprese,
enti pubblici, istituzioni locali e nazionali, università,
mondo della ricerca” (*) .
Mattarella ( qui a lato una sua foto del 1983) si riferisce in senso stretto all’ingegneria civile. Ma sarebbe interessante porre al Presidente
una domanda fondamentale. Se dovesse scegliere, in modo secco (senza
alternative), tra sicurezza e
libertà come si comporterebbe? Avanziamo
un’ipotesi. Mattarella sceglierebbe la
sicurezza. Tutto il suo passato di appartenente alla sinistra
democristiana più ortodossa, di Andreatta,
Rosy Bindi e vicina alle Acli di Giovanni Bianchi (solo per fare un
nome) prova la sua antipatia per le libertà
borghesi, in particolare quelle economiche, da tenere sempre a bavaglio.
Come? Incrementando la sicurezza, frutto di una regolamentazione sociale, non solo in campo ingegneristico, ma in tutti i settori. Insomma, per il cattolico di
sinistra economia va imbavagliata. Costruttivismo per tutta la vita...
Solo per fare un esempio, non si dimentichi la storica diffidenza di Mattarella per Berlusconi, un
imprenditore, il padre della televisione privata in Italia, un grande fattore di libertà dopo anni di monopolio pubblico. Diffidenza che si manifestò da subito: nell’estate del 1990, in occasione dell’approvazione della legge
Mammì, che concedeva tre reti al Cavaliere. Mattarella si dimise insieme agli
altri ministri della sinistra democristiana: Martinazzoli, Mannino, Misasi,
Francanzani, sperando di provocare la caduta del governo. Andreotti, vecchia
volpe, li rimpiazzò su due piedi.
Della deriva statalista e costruttivista della sinistra
democristiana abbiamo già scritto (**).
Il vero punto della questione, la
linea di pericolo se si vuole, è che la cultura della sicurezza imprigiona
l’economia, nascondendosi dietro altisonanti discorsi sul bene comune, difeso naturalmente dallo stato, che ne saprebbe sempre più dell'individuo. Il modernismo di Mattarella, se pure esiste, è reazionario: accetta
la modernità ma ne espunge il liberalismo, ritenendo che il "pubblico" sappia ciò che è bene per ogni "privato".
Ovviamente, in Italia dove la cultura della libertà ha sempre
avuto una vita dura, in particolare la libertà economica (il capitalismo è
tuttora demonizzato), parlare di sicurezza è musica per un popolo disabituato
al rischio da secoli di conformismo politico al principe e di paternalismo cattolico. Rischio, mai dimenticarlo, che invece è seme di libertà.
Semplificando: sul liberalismo Mattarella sembra
essere sostanzialmente rimasto al Sillabo ottocentesco di Pio IX. Anche perché il Concilio Vaticano II, tenutosi il secolo scorso, pur
modernizzante, non attenuò i suoi sospetti verso
la libertà economica. Del resto la stessa Costituzione
italiana, ricalco di principi cattolici e socialisti (in minima parte liberali), non assegna alla proprietà una funzione sociale, di sicurezza? Che ne
limita invece le enormi potenzialità?
In ogni "rivoluzionario" si nasconde un "reazionario". Dal cattolico di sinistra il motore della modernità viene visto nello stato, difensore, in primis, del cittadino dal capitalismo. Ma che cos’è la modernità senza la libertà economica? Autarchia e mercantilismo. Un ritorno al passato, allo stato assoluto che garantisce protezione, quindi sicurezza, in cambio di obbedienza, perciò di rinuncia alla libertà. Detto in breve: modernismo reazionario.
In ogni "rivoluzionario" si nasconde un "reazionario". Dal cattolico di sinistra il motore della modernità viene visto nello stato, difensore, in primis, del cittadino dal capitalismo. Ma che cos’è la modernità senza la libertà economica? Autarchia e mercantilismo. Un ritorno al passato, allo stato assoluto che garantisce protezione, quindi sicurezza, in cambio di obbedienza, perciò di rinuncia alla libertà. Detto in breve: modernismo reazionario.
Concludendo, la traiettoria culturale di Sergio Mattarella,
cattolico di sinistra, rinvia a uno
statalismo veramente preoccupante, che
però, ripetiamo, sembra piacere agli italiani, i quali già altre volte hanno
barattato la libertà con la sicurezza.
In realtà, rifiutare la
libertà in nome della sicurezza - ovviamente il Presidente potrà sempre
smentirci con parole o atti - significa
lastricare di buone intenzioni la via
verso la schiavitù.
Carlo Gambescia
(*) Qui il lancio Ansa: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/08/14/due-anni-fa-il-crollo-del-ponte-morandi.-mattarella-ricostruire-cultura-della-sicurezza_b57920e8-db87-46dc-b788-9ee6629c3dc2.html .Qui il testo completo: https://www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2020/08/14/news/la-cultura-della-sicurezza-1.39191726