Il senso “civico” degli italiani
La lupa in metro
Ieri
un amico, in privato, al telefono, mi accusava di essere eccessivamente duro con gli italiani. “Non esistono popoli
perfetti”, tutti i popoli, chi più, chi meno, hanno pregi e difetti”, questa la sua tesi.
Probabilmente, è così. Non esiste il determinismo razziale. Però è altrettanto vero che la questione esiste, anche se di tipo culturale: per usare un parolone di “antropologia civica”.
Chiunque abbia
viaggiato nell’Europa del Nord non può non aver notato l’altro grado di civismo di inglesi,
tedeschi, olandesi danesi, svedesi, norvegesi. Può sembrare una banalità, ma in quei paesi si fanno le
file e si rispettano le regole civiche. A maggior ragione nelle emergenze.
Da
noi invece è tutta un’altra cosa. In Italia, manca il rispetto verso l’altro,
che nasce dal rispetto verso se stessi. Giorni
fa ero in metropolitana, avevamo tutti la mascherina ("calzata"), eccetto una bambina, a occhio di età superiore a sei anni, che seduta accanto alla mamma, starnutiva rumorosamente, creando intorno a sé
l’inevitabile vuoto. Naturalmente - ecco il
latitante senso civico degli italiani - tutti zitti e chini sugli smartphone, come se niente fosse. L’unico che ha osato fare un commento - il sottoscritto - si è sentito rispondere che
la bambina "portava" la mascherina, che
io me la prendevo con una piccola innocente e che se avevo di questi problemi potevo anche prendere un taxi.
Questa
donna - la madre - ha mentito
nella piena consapevolezza di
mentire, insomma spudoratamente, mostrando così di non aver alcun rispetto per se stessa, per la figlia e
per i presenti. Inoltre, il silenzio degli altri passeggeri ha evidenziato un’estesa mancanza collettiva di senso civico.
Ovviamente,
un piccolo episodio, ma significativo. Purtroppo l’ Italia non è una nazione, ma una federazione di famiglie, dotate di forti
istinti animali. Probabilmente gli italiani sono vittime di un istinto culturale atavico, che gli
antropologi chiamano familismo: quella madre ha semplicemente difeso come una lupa la sua lupacchiotta. Una cosa normale...
Detto
altrimenti, la nascita della società implica
il contratto, ossia l’accordo sul rispetto da parte di tutti di alcune
regole, di qui il civismo di cui sopra. Per dirla con Hobbes, la società
italiana non ha mai assimilato culturalmente il
contrattualismo: nonostante l'alto numero di smartphone posseduti, ampie sacche di
italiani vivono tuttora in una specie di stato animale,
pre-contrattualistico, dove alla prima occasione l’uomo si fa lupo all'uomo.
Il
civismo deriva dal contrattualismo, un'idea teorizzata modernamente in Gran Bretagna , poi
diffusasi nel resto dell’Europa e del mondo. Le idee hobbesiane furono migliorate e perfezionate da Locke, padre
senza saperlo del liberalismo moderno.Ovviamente
l’idea liberale del contratto non ha conquistato tutti gli uomini con la stessa intensità. Il che perciò spiega a grandi linee le differenze "civiche" tra
nazioni nordiche e mediterranee.
Uscendo
dalla metro, in pieno centro di Roma, non ho potuto non osservare un
tappeto di mascherine verdastre, lasciate cadere distrattamente in terra da altri familisti nostrani.
Certo,
le strade della città non sono pari ai salotti domestici… Quindi che si
fa? Si getta tutto per la via. Normalissimo,
no?
Carlo Gambescia