venerdì 31 luglio 2020

Salvini a processo
La fabbrica degli eroi

Su Salvini rinviato a  processo, la domanda è la seguente:  se si fosse  riusciti a mettere fuori gioco Hitler e Mussolini per via  giudiziaria, il mondo, grazie ai giudici, si sarebbe risparmiato una serie di guerre e genocidi?
Diciamo che le cose sono molto più complesse.  Esistono le grandi correnti collettive della storia che non sempre vanno nella direzione giusta, voluta dagli uomini, nel bene come nel male.  Hitler in seguito al putsch del 1923  finì in prigione, ma ne uscì come un eroe. Mussolini, all'epoca del delitto Matteotti fu lì lì per cadere,  ma poi ne venne fuori  addirittura rafforzato.  
Per venire a un esempio più recente, il Cavaliere è stato messo fuori gioco, quando ormai  era troppo tardi per riparare ai danni che aveva combinato: uno in particolare,  gravissimo, lo sdoganamento politico-culturale del populismo.   Lo stato di diritto non è alieno da cavilli  e  i giudici  non sono ben visti (per ragioni che spiegheremo più avanti),  quindi si rischia anche questa volta di trasformare  Salvini in eroe. Certo è in gioco l’ineleggibilità, ma la pena (accessoria), purtroppo  non riguarda -  per capirsi - le grandi correnti culturali e collettive della storia (piacciano o meno), come ad esempio il razzismo  dei leghisti. Per fare un passo indietro:   le misure giudiziarie non arrestarono culturalmente  fascismo e  nazismo. Come del resto  in tempi più vicino  a noi, non  influirono   sul   populismo berlusconiano. Anzi.

Il razzismo è un fenomeno dalle radici  culturali profonde, che nella sua versione politica, non può essere combattuto a colpi di sentenze per giunta strabiche. Ad esempio,  perché  non chiamare di correo il Presidente Giuseppe Conte, all’epoca del fatti contestati  alleato di Salvini? La giustizia politica aggrava non attenua fenomeni di cultura collettiva che, proprio perché tali, dividono  e inaspriscono  i conflitti i politici.     
Infatti qual è l’atteggiamento di Salvini? Dalle prime interviste si dipinge come un eroe, vittima di un sistema ingiusto, che andrà avanti a testa alta.
Allora che si doveva fare? Lo stato di diritto non ha forse le sue regole e procedure, uguali per tutti, dal ministro all’usciere,  dinanzi alla legge? Certo. Però allora si deve fare in modo che sia  effettivamente così. Insomma, che i giudici non si comportino  come strabici.  In Italia, da Tangentopoli in poi, la giustizia ha continuato a guardare da una parte sola: contro la destra.  La politicizzazione   a  sinistra della magistratura  non ha indubbiamente fatto bene allo stato di diritto. Giudicato ormai  da metà degli italiani come al servizio di una sola parte politica.
In questa situazione togliere di mezzo Salvini per via giudiziaria non attenuerà l’onda lunga del razzismo italiano.  
Un fenomeno che va  contrastato  non con la giustizia a orologeria ma con il buon governo: da una intelligente regolazione dei flussi alla progressiva integrazione  degli immigrati. Questa  battaglia, dai tempi lunghi,  deve essere condotta sul piano organizzativo e culturale. Le decapitazioni giudiziarie  lampo possono provocare  solo altre decapitazioni lampo  di segno contrario.   
Si dirà che  in questo modo si fiancheggia la destra. In realtà, non stiamo difendendo Salvini ma lo stato di diritto.  Il vero stato di diritto. Offeso da certi giudici che invece di  combattere il razzismo fabbricano eroi. Classico esempio di eterogenesi dei fini (delle azioni sociali): si vuole il bene, si ottiene il male.  


Carlo Gambescia